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Terremoto Turchia, cosa succede alla Terra?

È stato registrato da tutti i sismografi del mondo. Il terremoto nel sud della Turchia, vicino al confine con la Siria, è stato causato da uno scivolamento orizzontale di circa 3 metri della placca Anatolica rispetto alla placca Araba, facendo attivare la faglia Est Anatolica per almeno 150 chilometri. L’analisi, i commenti e le previsioni degli esperti

 

Come 130 bombe nucleari. Questa è la potenza del terremoto che si è verificato a Kahramanmaras, nel sud della Turchia, vicino al confine con la Siria, secondo l’ingegnere e geofisico turco Övgün Ahmet Ercan riportato dal sito Hurriyet.

Per alcuni esperti si è trattato di due distinti terremoti che si sono verificati molto vicini nel tempo e nello spazio, per altri, invece, la seconda è stata una scossa di assestamento della prima.

Ecco cosa è successo in Turchia.

LE DUE SCOSSE

Dopo la scossa di magnitudo 7.8 con epicentro vicino a Gaziantep avvenuta nella notte tra domenica e lunedì, un nuovo sisma di magnitudo 7.5 ha colpito nella tarda mattinata di ieri Elbistan, a circa 100 chilometri di distanza. La prima scossa, ha detto all’Ansa il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stata 1.000 volte più forte rispetto a quella che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quella dell’Irpinia del 1980.

“Il sisma è avvenuto sulla faglia Est Anatolica, nel punto triplo nel quale convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano”, ha aggiunto.

La faglia, secondo l’esperto, “è probabilmente arrivata a deformare la costa”.

QUAL È LA CAUSA DEL TERREMOTO: LA NATURA…

È stata dunque la faglia Est Anatolica, una delle due grandi faglie presenti in Turchia, a scatenare la prima forte scossa a cui ne sono seguite e ne seguiranno molte altre. Questa, ha spiegato Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, è “una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”.

In un’intervista al Corriere della sera ha precisato che “si è verificato uno scivolamento orizzontale, quindi sullo stesso piano, della placca Anatolica verso Sudovest rispetto alla placca Arabica”.

Il fenomeno “ha generato un tipo di faglia che i sismologi chiamano ‘transcorrente a bassa profondità’ con un ipocentro, cioè il luogo in profondità in cui si scatena, tra i 15 e i 20 chilometri. In altre parole, la Turchia nelle stime è scivolata in realtà di 5-6 metri rispetto alla Siria”. Tuttavia, dati più precisi si avranno nei prossimi giorni con i satelliti Sentinel dell’Esa e CosmoSkymed dell’Asi.

Grafica via Tg1

… E L’UOMO

Ma oltre all’imprevedibilità della natura contro la quale non è possibile intervenire, secondo un esperto riportato dall’Ansa, “forse se questo terremoto fosse avvenuto in un Paese più sviluppato, dove ci sono regolamenti edilizi più severi, come in Giappone per esempio, che ha molti grandi terremoti, il danno sarebbe stato molto meno diffuso”.

“Penso – ha proseguito – che alcuni edifici sarebbero comunque crollati, è comune nella maggior parte dei terremoti, ma non avremmo avuto una devastazione così diffusa e un gran numero di edifici crollati, come abbiamo visto in Turchia”.

Doglioni in merito ha osservato che “nel 2012 il governo turco ha varato una legge per avviare un rinnovo del patrimonio edilizio, ma occorreranno anni prima che possa produrre effetti”.

PERCHÉ PROPRIO LÌ

Secondo quanto dichiarato dai sismologi dell’Ingv, “la Turchia si trova in una zona altamente sismica attraversata da numerosi sistemi di faglia: l’area interessata dal terremoto [di domenica notte, ndr] è considerata a pericolosità sismica molto elevata”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha detto che questo è il più grande disastro registrato nel Paese dal 1939, anno in cui il terremoto di Erzincan (7.8 della scala Richter) causò la morte di 33 mila persone. Più recentemente si ricorda quello del 1999 a Izmit (7.6 della scala Richter) che provocò 17 mila morti.

Quanto accaduto domenica notte non è sismologicamente significativo solo per la Turchia ma anche a livello globale: “Non si è mai registrato un terremoto di queste dimensioni qui da quando abbiamo installato sismometri in tutto il mondo per il monitoraggio, dal 1900 circa”, ha affermato l’esperto citato dall’Ansa.

RISCHIO TSUNAMI

Gli studiosi si sono inoltre interrogati sull’eventualità di uno tsunami come conseguenza di un simile evento perché, come ha osservato Amato, si è trattato dell’evento “di gran lunga più forte ad avere attivato il Sistema di allertamento maremoto da quando esiste”.

I sismografi di tutto il mondo lo hanno registrato e, per quanto riguarda l’allerta tsunami, il secondo evento ad avere attivato il sistema è stato quello di Samos del 2020, di magnitudo 7.0.

COSA SUCCEDERÀ ORA

“Possiamo tranquillamente affermare che ci saranno decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di scosse di assestamento. Speriamo che la maggior parte saranno di piccola intensità e che non causino danni ma c’è tuttavia la possibilità che ce ne siano di forti”, ha detto l’esperto citato dall’Ansa.

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