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Tajani spingerà sullo ius scholae fino alla crisi del governo Meloni?

Che cosa succede nella maggioranza di governo sullo ius scholae. I Graffi di Damato

A Rimini pure lui per il raduno estivo dei ciellini nella sua triplice veste di segretario di Forza Italia, di vice presidente del Consiglio e di ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha voluto non solo confermare ma anche ostentare, prendendo in braccio una bimba di colore come se ne fosse il nonno, quello che La Stampa ha definito “lo strappo” dalla Lega dell’altro vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, sulla cittadinanza ai figli di immigrati che compiono un intero ciclo di studi in Italia.

Dallo “strappo”, evocativo di quelli storici di Enrico Berlinguer dai sovietici abituati a dettare la linea al suo Pci, o di quelli più modesti che si consumavano ogni tanto nelle correnti democristiane fra capi e delfini, il manifesto è passato a scrivere di “provocazione” di Tajani nei riguardi degli “alleati” in un governo che potrebbe finire per esserne travolto.

Anche se non esplicitato del tutto, questo rischio di crisi lo si avverte in una dichiarazione del capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo. Che ha accusato il leder forzista di fare “da sponda” alle opposizioni e di potere “compromettere”, data l’importanza del tema, la stabilità tanto vantata come l’unica o la maggiore in Europa dalla premier Giorgia Meloni. Che forse per vigilarla meglio ha anticipato la fine della sua vacanza pugliese in masseria.

Se Tajani insiste nel considerare il tema della cittadinanza da ius scholae estraneo al programma di governo, e quindi non impugnabile come motivo di crisi, rottura e quant’altro in caso di voto parlamentare difforme dagli alleati, i leghisti seguendo un’indicazione partita da Salvini in persona ritengono che il problema va considerato in quello più generale e dirimente, per loro, dell’immigrazione.

In questa offensiva contro Tajani il partito di Salvini si è messo a spulciare negli archivi stampati e audiovisivi di Silvio Berlusconi per rivendicare una fedeltà della Lega al Cavaliere maggiore di quella del partito che ne porta ancora il nome nel simbolo. Cosa che ha parecchio infastidito il vice presidente forzista del Consiglio, facendogli parlare di cose e tempi “superati”.

D’altronde, la pesca nelle acque del compianto ex presidente del Consiglio può raccogliere tutto e il suo contrario, come nel caso del conflitto in Ucraina e delle ragioni ch’egli una volta riconobbe all’amico Putin imbarazzando non poco altri amici: quelli del Partito Popolare Europeo. Che protestarono sino ad annullare un incontro programmato in Italia con esponenti della formazione politica dell’ex premier. Qualcuno in Forza Italia colse l’occasione anche per uscirne, o avviare il percorso di uscita.

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