Di fronte a un’opposizione pronta ad enfatizzare i pur reali problemi della maggioranza in questo momento, un’opposizione peraltro divisa, come sul Mes tra Pd e Cinque Stelle o con il Terzo Polo (ex?) spaccato tra Matteo Renzi e Carlo Calenda pure sull’atteggiamento rispetto al cosiddetto caso Santanchè, è Antonio Tajani, futuro presidente di FI, vicepremier e ministro degli Esteri, a battere un colpo.
L’attuale coordinatore azzurro, alla sua prima grande prova senza Silvio Berlusconi punta i piedi e blinda la maggioranza. “Governo in difficoltà? Assolutamente no, questo Governo resterà in carica 5 anni, state tranquilli”. Così Tajani ieri a margine di un evento ai cronisti che gli hanno chiesto se il Governo sia in difficoltà sul Mes.
Anche sul caso del ministro del Turismo, Daniela Santanché, della quale le opposizioni hanno chiesto le dimissioni dopo la diffusione di un’inchiesta della trasmissione Rai ‘Report‘, Tajani è stato deciso: ” È tutto a posto”, ha affermato.
Ma la cosa che ha più favorevolmente colpito in particolare la Lega di Matteo Salvini, che ha ribadito il suo convinto no al Mes (“L’Italia è il Paese che in Europa cresce di più, non c’è bisogno di mettersi in mano a fondi stranieri”) è stata la posizione in materia del futuro presidente azzurro. Una prestigiosa carriera tutta in Europa da vicepresidente della Commissione UE, a commissario, fino al ruolo di presidente del Parlamento Europeo, vicepresidente del Ppe, da europeista nel dna, ma non nuovo a critiche su rigorismo e politiche burocratiche, Tajani ha detto un po’ a sorpresa: sull’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità “ero favorevole prima che arrivasse il Recovery plan, ma se vogliamo essere veramente europeisti il regolamento attuale del Mes non pone alcun controllo, il Parlamento europeo e la Commissione europea non lo controllano. Il Mes ha di fatto gli stessi poteri che ha la Commissione e questo non va bene”. Lo ha detto alla presentazione del progetto “Europa in Comune”. Cosa per la quale con un tweet lo ha elogiato l’economista-senatore leghista Claudio Borghi, il più duro contro il Mes e non da ora: “Rivedere le posizioni se serve è da statista”, si è complimentato con Tajani. Che ha pronunciato questa frase ieri, giorno in cui era in visita a Roma Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo (in quota Ppe), per la cui elezione lo stesso Tajani è stato grande propiziatore.
Metsola ha rinnovato nella giornata romana l’invito a tutti in Europa a ratificare la riforma del Mes. Ma tra lei, che ha incontrato il premier Giorgia Meloni, e Tajani si è confermato un forte e antico connubio. Tajani che europeista lo è nel dna per la sua lunga e prestigiosa carriera politica a Bruxelles, non è però la prima volta che esprime posizioni non acritiche. “Proprio perchè siamo italiani, siamo europei. E l’Europa dopo la crisi è passata da una visione rigorista – speriamo che non ritorni mai – a una visione solidale. Il Recovery Plan è la dimostrazione che esiste un’Europa della solidarietà, non un’Europa solo del rigore. Ecco perché chiediamo che dal nuovo patto di stabilità e crescita vengano esclusi gli sforzi che dobbiamo fare con il Pnrr”, ha sottolineato. E ha aggiunto: “Nella trattativa dobbiamo fare in modo che il Patto di stabilità e crescita sia intelligente e permetta a tutti Paesi di avere stabilità e crescita veri. Ecco perché abbiamo posto problemi”.
Con Metsola Tajani ribadisce che “continueremo a affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo: dalla guerra all’Ucraina alle politiche migratorie”. La presidente del PE in un tweet: “È sempre un piacere incontrare il mio amico Tajani. Continueremo a lavorare insueme, Italia e Unione Europea” Accompagnata dal futuro presidente azzurro per ricevere il premio Agnes, Metsola ha ricordato il suo predecessore, David Sassoli.
Paolo Barelli, capogruppo di FI alla Camera: “Forza Italia è centrale per gli equilibri del centrodestra in Italia e in Europa”. Chiosa il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo: “Qui non cade nessun governo”. Con buona pace dei “vedovi” che coltivano ancora il sogno di governi tecnici. Allontanato da Meloni che ha sempre detto: “Piuttosto, si va al voto”. Ora si tratta di trovare la quadra sul Mes. Anche con la particolare mediazione in campo di Tajani.