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Salvini

Su cosa si fonda l’asse Salvini-Berlusconi sulla crisi

Le posizioni del centrodestra di governo, le mattane di Conte (M5s), il ruolo del Pd e le proteste di Meloni (Fratelli d'Italia). Il punto di Paola Sacchi

 

L’asse tra Arcore e Via Bellerio tiene.

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, in costante contatto, tengono il punto: o noi o i Cinque Stelle “inaffidabili e incompetenti”, impossibile governare con loro, noi responsabili ma anche pronti al voto a scadenze ravvicinate. È

il succo della nota congiunta di Forza Italia e Lega emessa dopo la visita di ieri di Salvini da Berlusconi in Sardegna a Villa Certosa. I leader del centrodestra di governo sottolineano che “le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni”. Per cui, Salvini e Berlusconi confermano che “sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”. Conclusione, “con il consueto senso di responsabilità” attendono “l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini”.

L’asse tiene e a distinguo dell’ala “governista” azzurra come quello del ministro agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, che in una intervista a “La Repubblica” aveva invitato a non porre condizioni a Draghi, replica secco Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, esponente azzurro tra i più vicini al Cav. Mulè ricorda le le parole del numero due di FI Antonio Tajani e chiude: “Quella di Gelmini è una posizione rispettabile ma personale, come altre volte”. Una risposta secca in cui Mulè in sostanza avverte: non è questa la linea di Berlusconi.

Salvini, intanto, prosegue il suo tour nelle feste leghiste in quel Nord, culla della Lega, base fondamentale da cui ripartire soprattutto per le sfide dei momenti più difficili. Dopo Arcisate (Varese), Lezzeno (Como) ieri sera arriva a Osio Sopra, nella bergamasca, nel più profondo verde leghista.

È un Salvini che, nel corso di un affollato comizio, con accanto i bergamaschi Roberto Calderoli e Cristian Invernizzi, il capogruppo di Montecitorio Riccardo Molinari, rilancia l’orgoglio leghista. E rimarca le profonde differenze con i pentastellati e il Pd. “La Lega è compatta e granitica, sono gli altri che si sfasciano. Noi siamo forza di popolo, non viviamo nel chiuso dei vertici e delle stanze, queste nostre feste lo dimostrano. Siamo il partito più votato dagli operai, i lavoratori una volta rappresentati dalla sinistra”, dice Salvini tra gli applausi. Attacca il Pd: “Di cosa parlano? Di bollette, di salari e pensioni? No, di cannabis e cittadinanza facile”. Poi, sempre tra gli applausi: “Non credo che il presidente Draghi sia stato chiamato per occuparsi di canne. Da Draghi, invece, auspico la rottamazione delle cartelle esattoriali”.

Quanto alle elezioni, il leader leghista afferma: “Io non so quando ci saranno se a settembre, ottobre o marzo. Ma so che la Lega entrata per senso di responsabilità nel governo lavorerà per il bene degli italiani. E, comunque, noi abbiamo dato una parola, sono I 5s e il Pd che si sono inventati di fare casino, ma se questa vale zero si restituisca la parola ai cittadini”. Salvini lancia un altro auspicio: “Mi auguro che presto un ministro della Lega torni a difendere i confini nazionali. Lamorgese non pervenuta”. Quindi, ricorda il ritorno il 18 settembre dello storico appuntamento di Pontida dopo tre anni.

Oggi riunirà i suoi parlamentari. Il segretario del Pd, Enrico Letta li riunirà domani. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, dall’opposizione torna a chiedere elezioni attacca l’appello dei sindaci a Draghi ad andare avanti: “Poiché i sindaci sono espressione di tutta la loro comunità, le istituzioni non possono essere usate senza pudore come sezioni di partito”.

Con lei scendono in campo i governatori di Abruzzo, Marco Marsilio, Marche, Francesco Acquaroli, e della Sicilia, Nello Musumeci. Andrea Marcucci del Pd attacca: “Da Meloni parole inaccettabili”. La tensione sale, la leader è difesa dallo stato maggiore di FdI. E il ministro del Lavoro, il pd, Andrea Orlando: “Così si finisce a elezioni”.

Ma il Pd continua a non fare critiche al caos scatenato dai suoi alleati del campo largo pentastellati. La parola ora a Draghi mercoledì.

Ma basteranno le eventuali nuove migrazioni dai Cinque Stelle a Luigi Di Maio a ricomporre il quadro?

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