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Vogliamo attirare i cervelli in fuga dagli Stati Uniti?

Anche se gli Stati Uniti in alcuni settori hanno un vantaggio incolmabile sul resto del mondo, prima o poi si pagheranno le conseguenze delle scelte sul sistema dell'università e della ricerca. La lettera di Francis Walsingham.

Caro direttore,

ho letto sul The Guardian che un’università francese offre “asilo scientifico” ai talenti statunitensi e che “la fuga dei cervelli è iniziata”. Nell’articolo si racconta che l’amministrazione Trump sta tagliando i fondi, prendendo di mira in particolare alcune università, come la Columbia. Nel pezzo è citato uno studio in cui sono mappati i colpi inferti dall’amministrazione Trump alla scienza e alle università, ipotizzando che il peggio debba ancora arrivare.

Non voglio star qui a fare l’apologia del sistema universitario, che avrà le sue storture, in America come in Europa. Vorrei condividere con te la preoccupazione che la battaglia contro la ricerca scientifica e l’istruzione, che si sostanzia in tagli a scuola e Università (vedi anche la recente riforma italiana… su cui stenderei un velo pietoso) sia una forma di autolesionismo pericolosissima.

Gli Stati Uniti sono stati per secoli la prima economia e la prima potenza militare (e i miei amici della Cia me lo dicono sempre) del mondo perché fin dalla rivoluzione industriale hanno investito costantemente in ricerca. Se tagli i fondi alle scuole e alle università, invece, rischi di perdere competitività sul lungo termine – e quei risparmi che ricavi dai tagli serviranno a renderti allegro per poco tempo.

Anche se gli Stati Uniti in alcuni settori hanno un vantaggio incolmabile rispetto al resto del mondo, prima o poi si pagheranno le conseguenze di queste scelte.

L’articolo del The Guardian spiega che in una certa misura, i governi e le istituzioni dell’UE stanno provando a cogliere questa opportunità. Ad esempio, “il 7 marzo l’Università di Aix-Marseille ha annunciato Safe Place for Science, un programma triennale da 15 milioni di euro per portare nel suo campus 15 scienziati americani che lavorano nei settori del clima, della salute e dell’astrofisica”. L’università ha dichiarato di essere in contatto con altri atenei e con il governo francese per espandere l’asilo scientifico a livello nazionale ed europeo e per contribuire a coordinare l’accoglienza e il trasferimento di diversi ricercatori.

Ecco, se il governo italiano, gli altri membri UE, facessero lo stesso, insomma se italiani ed europei avessero un po’ di sale in zucca, la politica di tagli operata da Trump sarebbe una straordinaria occasione per l’Ue di attrarre ricercatori dagli Stati Uniti, contraccambiando libertà di ricerca contro stipendi più bassi.

Un saluto affettuoso,
Francis Walsingham
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