La transizione energetica passa per le batterie elettriche e dunque per il reperimento dei minerali e dei metalli critici per le stesse batterie. Il presidente Usa Biden lo sa benissimo tanto che ha intenzione di scalfire l’attuale primato cinese nel controllo di quegli stessi minerali e metalli come il cobalto e il rame che Pechino estrae anche in Africa. Ed è proprio da quel continente che parte la controffensiva Usa fatta di nuovi investimenti e un maxi progetto ferroviario.
L’incontro
“Abbiamo bisogno che più compagnie Usa come KoBold investano in Africa”. Si conclude così il tweet che il sottosegretario Usa alla crescita economica, l’energia e l’ambiente José W. Hernandez ha lanciato sul web dopo aver incontrato il Ceo di quel gruppo minerario che nella foto postata sta parlando con lui seduto ad un tavolo del Dipartimento di Stato.
La nuova miniera
Malgrado gli appena nove “mi piace”, quel tweet dello scorso 12 settembre contiene almeno molte notizie importanti.
Anzitutto l’investimento da 150 milioni di dollari fatto nel dicembre 2022 da KoBold nella concreta prospettiva di inaugurare entro il 2030 nella località di Mingomba nello Zambia la prima miniera di rame mai aperta da una società americana in decenni.
Come scrive Bloomberg, KoBold è convinta che nel sito ci sia un immenso giacimento di rame, che ha giustificato un maxi investimento annunciato al summit dei leader di Usa e Africa di quell’anno in un progetto che gode addirittura del sostegno di Bill Gates e Sam Altman di Apollo Projects.
Il presidente del gruppo tra i cui azionisti c’è anche Jeff Bezos si chiama Josh Goldman e a Bloomberg rivela che quel giacimento in cui si sta scavando da oltre un anno è “straordinario”. Lo paragona alla miniera di Kakula, sviluppata da Ivanhoe Mines e dai cinesi di Zijin Mining Group nella vicina Repubblica democratica del Congo da cui l’anno scorso sono state estratte 400.000 tonnellate di rame.
Nella nuova miniera di Mingomba KoBold sta impiegando l’IA per ottimizzare le esplorazioni volte a reperirvi non solo il rame ma anche il cobalto.
Un corridoio ferroviario made in Usa
L’ottimismo di KoBold non è campato per aria perché si fonda su un altro progetto parallelo ugualmente made in Usa di cui si è senz’altro parlato in quella stanza del Dipartimento di Stato.
L’idea di Washington è quella di costruire il corridoio ferroviario di Lobito che si estenderebbe lungo tre Paesi collegando l’entroterra ricco di rame di Congo e Zambia alla costa atlantica dell’Angola attraverso una linea di 2.600 chilometri.
Un’infrastruttura da 2,3 miliardi di dollari cofinanziata dal governo americano, dalla African Development Bank e dal trader privato Trafigura che, osserva Bloomberg, “rappresenta la singola e più grande mossa concreta di Washington per contrastare la posizione dominante della Cina nel mercato dei metalli critici in Africa”.
Un piano molto ambizioso di cui il presidente Biden vuole mantenere il controllo in quanto ritenuto cruciale per la transizione energetica degli Usa e per gli sforzi di adottare su larga scala le auto elettriche.
Problemi
Ma ci sono dei rischi che sono stati discussi anche al Congresso, dove si è sollevata la questione spinosa dei diritti umani in Angola e dell’instabilità di un Paese come il Congo.
Altri invece si sono chiesti se una spesa così ingente sia giustificata dai benefici minerari che ne conseguirebbero e altri ancora si sono domandati quanto sia opportuno realizzare un’opera che potrebbe avvantaggiare anche i concorrenti cinesi e occidentali.
La determinazione della Casa Bianca
“Non c’è tempo da sprecare”, dice però il consigliere senior per l’energia e gli investimenti di Biden Amos Hochstein. “Siamo stati assenti dalla scena per troppo tempo”.
“Un veicolo elettrico – si spiega – è essenzialmente una batteria, e ciò che c’è in una batteria si trova in Africa … e dunque l’Africa ha una grande opportunità di essere parte di un futuro a energia pulita”.
I metalli sono il nuovo oro?
Ciò che è certo è che i metalli critici per le EV come il cobalto e il rame sono protagonisti di un mercato destinato a esplodere.
L’analisi condotta da BloombergNEF dice che se si vuole raggiungere nel 2050 l’obiettivo delle zero emissioni, il mondo avrà bisogno di qui ad allora di un quantitativo addizionale di quei metalli per un valore stimato di dieci trilioni.
L’Africa pronta alla chiamata
Il Congo, ricorda Bloomberg, già oggi offre due terzi del cobalto mondiale e ha inoltre da poco scalato la seconda posizione tra i produttori globali al fianco del Perù. Più a Sud lo Zambia punta a quadruplicare la sua produzione di rame entro il 2031.
Fattore Cina
Ma c’è un problema immediatamente evidenziato dalla stessa testata finanziaria ed è quel Dragone le cui compagnie già oggi controllano in tutto o in parte la maggioranza delle miniere che producono il rame e il cobalto.
Sono cinesi anche le società che gestiscono le ferrovie che collegano la cintura del rame con i porti africani più a Sud, in un concreto ritorno degli investimenti fatti da Pechino con la Belt & Road.
Dall’inizio di questo secolo la Cina ha prestato ai governi africani almeno 170 miliardi di dollari investiti in aeroporti, ferrovie, strade e porti. Col risultato che ora quei Paesi non possono ripagare quei debiti innescando una crisi delle relazioni con Pechino ma dando anche fiato alle critiche interne secondo cui le attenzioni della Cina non hanno beneficiato come promesso le economie locali e i lavoratori.
Lo Zambia ha smesso di ripagare i suoi debiti dal 2020 e sta da allora richiedendo una ristrutturazione, trovando una sponda in Washington che sta ora esercitando pressioni sulla Cina usando la Banca mondiale come intermediario.
G7 e Ue saltano nel carro
Con quell’ambizioso progetto ferroviario ora Washington punta non solo a invertire la tendenza ma anche a sbancare in un continente dove per decenni gli Usa hanno investito miliardi in progetti sanitari e nel controterrorismo mentre la Cina calava l’asso della Belt & Road.
Per dimostrare di fare sul serio l’America ha chiesto e ottenuto che il G7 e l’Ue appoggiassero il progetto che dallo scorso ottobre ha individuato come sviluppatore della linea ferroviaria la nigeriana Africa Finance.
Lo studio di fattibilità sarà terminato quest’anno e, se tutto va bene, i lavori inizieranno nel 2026 per completarsi quattro anni dopo.
Fermento a Lobito
Il porto di Lobito oggi non viene praticamente usato per l’esportazione di metalli, ma AGL, che ha vinto la concessione per operare il terminal per container, stima che entro un decennio da lì passerà almeno il 20% di quanto viene estratto dalla cintura del rame.
A Bloomberg la compagnia confida che punta a triplicare il numero dei container nel 2026 e di raddoppiarli ulteriormente nel 2029.
Tappeto rosso alla Casa Bianca
Devono essersi detti molte cose alla Casa Bianca Biden e il presidente angolano Lourenço quando si sono visti lo scorso novembre.
Lo si può desumere dalla lettera che il lobbista di Lourenço aveva indirizzato a Biden caldeggiando il ricevimento con tutti gli onori di un leader che con quella lettera ha voluto far sapere di essere pronto a “rinunciare alle storiche relazioni con la Cina e la Russia in favore di una nuova partnership strategica con gli Usa”.
Tutto quadra dunque, e per l’America può partire la conquista di una nuova frontiera.