skip to Main Content

Javelin

Tutti gli scazzi tra Usa e Brasile sui missili Javelin

Gli Stati Uniti stanno ritardando la consegna di missili Javelin al Brasile di Bolsonaro. Ecco perché. L'articolo di Marco Orioles.

A Washington si mantiene sempre la parola data, a meno che non ti chiami Bolsonaro e straparli di frodi elettorali.

L’accordo sospeso sui Javelin

Da una fresca rivelazione di Reuters emerge come l’amministrazione Biden stia ritardando la consegna al Brasile di 220 sistemi lanciamissili anti-tank Javelin, come pattuito dal presidente brasiliano con l’allora collega Donald Trump, a causa dell’irritazione Usa per le continue sparate di Bolsonaro su possibili manipolazioni elettorali che comprometterebbero la sua rielezione alle prossime presidenziali di ottobre.

L’accordo del valore di 100 milioni di dollari aveva ricevuto la luce verde l’anno scorso dal Dipartimento di Stato, nonostante, secondo le fonti di Reuters, al suo interno si fossero levate voci critiche per via delle intemperanze del “Trump dei tropici”.

Le preoccupazioni dei parlamentari Usa

Adesso l’intesa è in aperta discussione per via della montante preoccupazione tra i parlamentari vicini al presidente Biden per la possibilità che Bolsonaro, sconfitto alle urne, scateni in Brasile una crisi costituzionale analoga a quella vissuta dagli Usa dopo le presidenziali del 2020.

“(L’accordo) è rallentato al Campidoglio e nel breve termine non andrà da nessuna parte”, ha dichiarato a Reuters una fonte americana al corrente dei fatti.

I moniti al Brasile dell’amministrazione Biden

Lo spettro di un assalto al Campidoglio alla brasiliana ha reso guardinga l’amministrazione Biden, che, temendo una possibile deriva autoritaria a Brasilia, ha iniziato a mandare delegazioni nel Paese latino-americano per mettere tutti in guardia.

A luglio è stato il turno del Segretario alla difesa Lloyd Austin di tenere una pomposa lezione di democrazia nel contesto di un incontro con i suoi colleghi della regione. Ma già l’anno scorso in Brasile aveva fatto tappa il direttore della Cia William Burns, che avrebbe esortato gli uomini vicini a Bolsonaro a smetterla di minare la fiducia nel processo elettorale del loro Paese.

Bolsonaro tira diritto

Questi moniti sono rimasti tuttavia inascoltati, al punto che Bolsonaro, che ora è indietro nei sondaggi rispetto al suo principale sfidante Lula, ha continuato a mettere in discussione l’affidabilità del sistema di voto elettronico del Brasile e, al termine della recente tornata elettorale locale, ha reiterato senza uno straccio di prova l’accusa di brogli.

I timori di Washington

I timori degli Usa sono incentrati anche sul possibile ruolo delle forze armate brasiliane. Indifferente nei confronti della memoria dei due decenni di dittatura militare vissuti dal Brasile a partire dal 1964, Bolsonaro ha addirittura evocato la possibilità che l’esercito, dopo il voto, proceda a uno spoglio parallelo, sottolineando che “l’esercito è dalla nostra parte”.

Ma non sono questi gli unici timori di Washington, che guarda con crescente preoccupazione ai passi indietro del Brasile in materia di tutela dell’ambiente e soprattutto al cementarsi di un rapporto amichevole tra lo stesso Bolsonaro e Vladimir Putin, che il primo si è rifiutato di condannare per la sua avventura militare in Ucraina.

Brasilia ha davvero bisogno dei Javelin?

Altri dubbi, secondo le fonti di Reuters, sarebbero montati a Washington circa l’effettiva necessità per il Brasile di dotarsi del micidiale sistema d’arma fabbricato dai colossi della difesa Usa Lockheed Martin e Raytheon Technologies.

Viene fatto notare, in particolare, che il compito delle forze armate di Brasilia sia essenzialmente limitato alla difesa dei pur estesi confini e al sostegno di alcune missioni internazionali di peacekeeping. “Il Brasile non ha bisogno (dei Javelin)”, è il commento di un ex funzionario del Congresso che ha lavorato sugli accordi per gli armamenti.

Lo scontro interno all’Amministrazione

Leggendo l’articolo esclusivo di Reuters si ricava però l’impressione che all’interno dell’amministrazione Biden sia in atto una sorta di lotta intestina sull’affare Javelin, con il Dipartimento di Stato e quello della Difesa indecisi sul da farsi.

“Ci sono coloro”, ha dichiarato a Reuters una fonte governativa, “all’interno del Dipartimento di Stato che hanno espresso riserve su questa vendita, visti i comportamenti e la retorica di Bolsonaro e alcune passate azioni dell’esercito e dei servizi di sicurezza del Brasile. (…) Queste preoccupazioni non sono condivise dai funzionari del Dipartimento della Difesa né dalla leadership del Dipartimento di Stato”.

Quest’ultimo in effetti avrebbe dato il proprio assenso preliminare all’accordo, ma solo dopo discussioni che una fonte informata definisce superficiali, e senza prestare ascolto alle preoccupazioni dei diplomatici distaccati in Brasile e di funzionari di rango inferiore.

Il ruolo delle Commissioni esteri

Alla luce di questa diatriba, il Dicastero presieduto da Antony Blinken ha trasmesso gli atti dell’accordo, in vista di una revisione che viene definita “informale”, ai due Presidenti democratici e a due membri repubblicani delle Commissioni esteri di Camera e Senato. Questi ultimi quattro, evidentemente perplessi sul controverso affare, hanno inondato il Dipartimento di Stato di quesiti circa il rispetto dei diritti umani in Brasile e l’effettiva necessità per il Paese guidato da Bolsonaro di disporre dei Javelin.

Tutto ciò, suggerisce Reuters, fa pensare a una tattica dilatoria da parte delle due Commissioni, evidentemente intenzionate ad autorizzare la consegna dei Javelin solo dopo che si saranno celebrate le presidenziali in Brasile.

Aperture degli Usa?

Ancora Reuters osserva che, nonostante la maretta tra Biden e Bolsonaro, Washington rimarrebbe aperta alla possibilità di vendere armi sofisticate a Brasilia.

Come ha commentato un alto esponente dell’amministrazione Biden, la visione prevalente è che “il Brasile ha diritto di procurarsi l’equipaggiamento militare che ritiene opportuno nel rispetto delle nostre leggi”.

L’ostacolo della sottocommissione Emisfero occidentale

Ma anche se l’accordo riuscisse a superare i dubbi, troverebbe di fronte a sé un altro formidabile ostacolo: l’ostruzionismo del senatore democratico Tim Kaine, che presiede la sottocommissione Emisfero occidentale e che vuole studiare approfonditamente il dossier. E, come lo stesso Kaine ha dichiarato a Reuters, vendere armi al Brasile “non è qualcosa che sento che dovremmo fare immediatamente”.

Rischio cinese?

Ma, come fa osservare Reuters, se alla fine di queste complesse procedure si arrivasse a un diniego, Washington potrebbe pentirsene perché, come alcune fonti hanno rivelato all’agenzia, il Brasile potrebbe rivolgersi alla Cina che gli metterebbe a disposizione il proprio sistema HJ-12, considerato la versione più economica dei Javelin.

Back To Top