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londra

Starmer cerca di rilanciare il Labour (ma la Scozia e i sindacati sono spine nel fianco)

Il punto di Daniele Meloni

Anche la politica britannica va avanti nonostante il Covid. Ieri si sono superati i 3 milioni di inglesi vaccinati, ma la situazione contagi e vittime fa preoccupare soprattutto a Londra e nel sud del paese, dove gli ospedali sono quasi al collasso.

In questo contesto, il Leader dell’Opposizione, Sir Keir Starmer, sta cercando di lavorare per riportare il Labour a essere una forza credibile per il Governo del Paese. Il leader Laburista ha però dovuto subire un contraccolpo non indifferente quando, proprio nella giornata di ieri, il capo dello Scottish Labour – il ramo scozzese del partito – Richard Leonard, si è dimesso per porre fine alle speculazioni su una sua eventuale sostituzione prima delle elezioni per Holyrood previste per il maggio prossimo. Il Labour in Scozia è in grandissima difficoltà: a Westminster da Edimburgo ha portato un solo parlamentare nel 2019 e il suo crollo ha gonfiato le vele dei nazionalisti, che hanno un elettorato socialdemocratico quasi del tutto sovrapponibile ai Laburisti. Solo nel 2010 il Labour era riuscito a ottenere 40 parlamentari a Holyrood, poi è avvenuta, costante, l’erosione del consenso.

Sir Keir, che ha criticato a più riprese il Governo Johnson per la gestione della pandemia, sta riportando il Partito al centro del sistema politico britannico. Con il voto sulla Brexit ha posto fine ad anni di divisioni interne al Partito, accettando il risultato del referendum, di cui lui stesso era stato uno dei feroci contestatori, e affermando che con lui al Governo il rapporto tra Uk ed Ue non cambierà. Dando nuova forma al patriottismo laburista, l’ex Procuratore Generale della Corona sta cercando di intercettare quei voti – specie tra gli operai e la manodopera specializzata – che sono andati a Johnson nelle scorse elezioni. Soprattutto nel Red Wall, miseramente crollato a causa delle irricevibili proposte politiche di Corbyn. Anche se va detto che è dai tempi della fine del New Labour che i consensi dei Laburisti vanno sempre calando in quell’area.

Di particolare rilevanza è stata in settimana l’elezione di Christina McAnea a capo del più grande sindacato britannico, Unison. Starmer l’ha appoggiata per tutta la sua campagna, resasi necessaria dopo le dimissioni dell’ex leader della union, Dave Prentis, che aveva appoggiato Sir Keir nella corsa alla leadership del Partito. I media hanno sottolineato come McAnee sia la prima donna al vertice di un sindacato in Uk. Un altro sindacato affiliato al Labour, Unite, potrebbe presto vedere degli sconvolgimenti al suo vertice. Len McCluskey è stato un grande sostenitore di Corbyn, e la sua Union è tra i principali finanziatori dei Laburisti. Il suo mandato scade nel 2022 e il favorito sembra essere un componente del segretariato, Steve Turner, a capo della fazione denominata Left United. Turner non è certo uno “starmeriano” ma siede nel National Executive Committee del Partito Laburista, l’organo esecutivo del movimento. Da quando Starmer è leader peraltro, Unite ha tagliato del 10% i fondi destinati al Labour, in polemica con la nuova leadership centrista del Partito.

 

 

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