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Arnese

Spiegel spiegazza la Germania, Autonomi delusi dai Sostegni, l’Aria nervosa di Moratti, complimenti ad Astrazeneca

Spiegel bistratta la Germania, Zingaretti non russa su Sputnik, Moratti (Regione Lombardia) strapazza Aria (società della Regione Lombardia) e non solo. Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

COMPLIMENTI AD ASTRAZENECA

 

AUTONOME DELUSIONI

 

ZINGARETTI NON RUSSA SU SPUTNIK

 

CHE SUCCEDE IN ITALIA?

 

CHE SUCCEDE IN GERMANIA?

Come e perché la stampa tedesca boccia la gestione Merkel della pandemia

Industria tedesca: un modello al tramonto? L’analisi di Giacché

 

BIDEN PRECONIZZATO DA MOLINARI

 

BENVENUTI A SAN MARINO

 

BENVENUTI IN LOMBARDIA

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU DECRETO SOSTEGNI E POSIZIONE DI PARTITE IVA:

Delusione e rabbia di partite Iva e liberi professionisti per le misure contenute nel nuovo decreto Sostegni. Nei comunicati ufficiali di associazioni di categoria e Ordini professionali si parla di briciole ed elemosina. Bocciata la bozza che prevedeva 3 mila euro a pioggia per gli autonomi e le partite Iva, ha prevalso un calcolo molto più penalizzante che porterà pochi spiccioli nelle tasche dei lavoratori autonomi. Alimentando così malumori e proteste da parte del popolo delle partite Iva. Unico aspetto positivo è l’eliminazione dei codici Ateco, un meccanismo che nei precedenti decreti Ristori aveva tagliato fuori dagli aiuti del 2020 intere categorie. «È la dimostrazione della necessità di riformare al più presto i codici Ateco — afferma Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap, associazione che rappresenta i lavoratori autonomi —. Rimane il fatto che i sostegni sono insufficienti: le partite Iva sono state escluse ingiustamente dai ristori l’anno scorso e ora ci troviamo nella situazione in cui alcuni soggetti hanno preso doppi e tripli ristori, mentre gli autonomi rimangono solo con questo sostegno.

Giusto per capire come si è arrivati al sostegno al ribasso dell’ultimo decreto, basta fare un paio di esempi per capire. Se una partita Iva ha dichiarato un fatturato di 50 mila euro nel 2019 (si tratta della fascia più numerosa tra le partite Iva) e un reddito da 25 mila euro nel 2020 ha subito il 50% delle perdite. Quindi nel 2019 guadagnava 4.100 euro al mese e nel 2020 poco più di 2 mila. La differenza è una perdita di 2 mila euro al mese. Il governo ha deciso di rimborsare il 60% della perdita mensile, quindi 1.200. Questa è la cifra che riceverà la partita Iva ma per l’intero 2020. Così chi avrà dichiarato 100 mila euro e perso il 50% degli introiti riceverà 2.400 euro. Davvero troppo poco.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU GERMANIA, PANDEMIA E VACCINI:

«Nel sedicesimo anno di governo della cancelliera Merkel, si ha a volte la nauseante sensazione di vivere in un Paese rotto. Il maestro di scuola tedesco di una volta, che in tutti i suoi quaderni faceva stampare il marchio di qualità Made in Germany, è diventato nei confronti internazionali un pigro ritardatario che insegue».

Suona impietoso il j’accuse di Der Spiegel, che nella sua storia di copertina offre un quadro drammatico e sconsolante. Quello di un grande Paese che, mentre infuria la terza ondata della pandemia, «oscilla tra caos e ribellione» e i cui apparati «si mostrano oggi incapaci di organizzare una campagna di vaccinazione» rapida e capillare. Nel momento in cui l’Europa guarda alla Germania come riferimento e guida, lo specchio tedesco restituisce un’immagine di confusione, inefficienza, assenza di visione.

La promessa della cancelliera che tutti i tedeschi avranno un’offerta di vaccinarsi entro la fine dell’estate non è più credibile. Anche se presto dovessero cominciare ad arrivare le sei milioni di dosi settimanali promesse, occorrerebbe un’infrastruttura per la loro distribuzione e somministrazione: «Chi crede che nella Germania di oggi questo sia ancora possibile?», si chiede il settimanale. E non si tratta, secondo lo Spiegel, di errori o incidenti, inevitabili e comprensibili in una situazione di emergenza. Cresce in realtà l’impressione di «debolezze sistemiche» e di «uno Stato disfunzionale», mentre il governo appare «passivo, stanco, privo di ambizioni ed erratico nella sua azione».

La lista delle recriminazioni è lunga. Non c’è stata alcuna prevenzione, la deregulation della sanità ha deresponsabilizzato la mano pubblica, che non ha mai pensato a creare scorte di materiali necessari in casi di emergenze sanitarie. Giudicate inutili all’inizio, non c’erano riserve di mascherine quando si è scoperto che erano indispensabili. Per avarizia e grettezza di vedute, Berlino non ha spinto in modo energico a livello europeo perché fossero prenotati più vaccini, tanto più che il primo di questi era stato sviluppato in Germania. Con grande ritardo il governo federale ha preso in considerazione i test rapidi, che già nella primavera del 2020 erano stati indicati dagli esperti come un mezzo efficace per facilitare le riaperture. Quando lo ha fatto, invece di ordinarli per tempo e distribuirli a tappeto, ha cincischiato esprimendo dubbi e discutendo dei rischi. Infine, la madre di tutti i fallimenti, la campagna di vaccinazione iniziata benino prima di Natale e poi naufragata non solo per la scarsità delle dosi, ma anche perché non funziona nulla: la distribuzione, gli appuntamenti, l’amministrazione digitale. La scorsa settimana, al momento del controverso stop ad Astra Zeneca, che ha finito per trascinare nell’errore anche il resto d’Europa, su 3,1 milioni di dosi del vaccino anglo-britannico già consegnate, 1,3 milioni non erano state ancora inoculate.

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