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Giorgetti

Sorpresa: il Giornale diretto da Minzolini spinge per Berlusconi al Quirinale

Più spinto del Giornale diretto da Minzolini è stato sul Riformista il direttore Sansonetti che ha chiesto paradossalmente al Pd di promuovere la candidatura del Cavaliere come segno della sconfitta del “partito dei pubblici ministeri”

 

Stiano pure tranquilli i lettori del Corriere della Sera, presumo contrari o quanto meno scettici di fronte all’ipotesi, accreditata per scherzo sulla prima pagina dal vignettista Emilio Giannelli, di una Giorgia Meloni che sogna il Quirinale, pur dopo essersi impegnata con Silvio Berlusconi a sostenerlo. E non bastandole la scalata tentata a Palazzo Chigi in concorrenza con l’altro alleato di centrodestra che è Matteo Salvini. Per quanto già vice presidente della Camera e ministra, che una volta non si diventava già in giovane età, e un po’ invecchiata dalla ingenerosa matita di Giannelli, la leader della destra post-missina ha compiuto lo scorso 15 gennaio solo 44 anni. Gliene mancheranno ancora cinque per potere aspirare costituzionalmente al Quirinale quando le Camere si riuniranno per eleggere il presidente della Repubblica.

Il candidato del centrodestra, come da impegno preso nel vertice conviviale dell’altro ieri nella sua villa romana, per quanto non esplicitamente indicato, resta Berlusconi. Del quale non solo per scherzo, come nella vignetta di Stefano Rolli sul Secolo XIX, ma davvero sul Giornale di famiglia il direttore Augusto Minzolini ha rilanciato la corsa al Quirinale dopo l’assoluzione appena ottenuta a Siena con formula piena, fra la delusione di Marco Travaglio e amici, in uno dei tanti processi disseminati tra vari distretti giudiziari per corruzione dei testimoni. Solo grazie ai quali egli avrebbe ottenuto a suo tempo l’assoluzione nel processo d’origine: quello per prostituzione minorile noto col nome di Ruby, o Rubacuori, come preferite.

“Non si può non riconoscere – ha scritto Minzolini – che Berlusconi, specie dopo la sentenza di ieri, entra di diritto nella rosa dei papabili per il Quirinale, piaccia o no” ai suoi irriducibili avversari. Che non vorrebbero, fra l’altro, una “pacificazione” dopo due decenni di lotta politica esasperata e “una tragedia come il Covid”. Finirebbe per contrastare l’obiettivo pacificatore persino il presidente del Consiglio Mario Draghi se, “disertando” Palazzo Chigi, dove non a caso Berlusconi ha appena dichiarato da Bruxelles che è ancora necessario per qualche tempo, si lasciasse sedurre dal Quirinale.

Più spinto di Minzolini è stato sul Riformista il direttore Piero Sansonetti chiedendo paradossalmente al Pd di promuovere la candidatura del Cavaliere come segno della sconfitta del “partito dei pubblici ministeri”, vista l’ennesima figuraccia fatta a Siena. Che peraltro è la città che ha appena eletto il segretario piddino Enrico Letta deputato facendolo tornare a Montecitorio dopo l’esilio impostosi per i torti fattigli al governo nel 2014 da Matteo Renzi, ancora fresco di elezione congressuale.

Sarà naturalmente difficile, quanto meno, che Enrico Letta accetti il consiglio di Sansonetti, preso com’è a costruire bel altri progetti ed equilibri politici in Italia. Ma soprattutto -perdurando il fuoco acceso dentro Forza Italia, fra la sorpresa quasi indignata, di Berlusconi dalla ministra Mariastella Gelmini per i troppi condizionamenti della destra, cui invece il Cavaliere si vanta di fare da “professore” contando sulla disciplina degli allievi Salvini e Meloni- sarà difficile garantire quell’unità del centrodestra annunciata nel comunicato ufficiale sul vertice conviviale svoltosi sull’Appia antica. E’ più probabile che gli alleati continuino a rompersi a vicenda le scatole, come ha detto Salvini della Meloni in un audio rubatogli da un cronista del Foglio.

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