Punti chiave:
- Il Parlamento Ue vota giovedì un mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, accusata di decisioni opache e centralizzazione del potere, ma il successo è improbabile per la necessità di una maggioranza dei due terzi e il rifiuto dei moderati di allearsi con l’estrema destra.
- Von der Leyen ha sfruttato crisi come pandemia, guerra in Ucraina e aumento dei prezzi energetici per accentrare potere a Bruxelles, con misure come il Green Deal e un programma di debito da 800 miliardi per la difesa, suscitando critiche per mancanza di trasparenza.
- La sua leadership, energica ma adattata al mutare delle maggioranze (da centrosinistra a centrodestra dopo le elezioni 2024), divide: i Verdi e i socialisti la accusano di tradire gli accordi, mentre lei replica che le elezioni hanno conseguenze.
Ursula von der Leyen affronta un mozione di sfiducia al Parlamento Ue, promossa dall’estrema destra per la sua gestione opaca, come i messaggi non divulgati con i capi di Pfizer durante la pandemia. Tuttavia, il voto di giovedì ha poche chance di successo: servono due terzi dei voti e la maggioranza assoluta dei 720 deputati, un traguardo lontano, dato che i gruppi moderati (EPP, socialisti, liberali, Verdi) non voteranno con i promotori, nonostante il malcontento verso von der Leyen.
La presidente ha usato le crisi – pandemia, guerra in Ucraina, rincari energetici – per rafforzare il ruolo della Commissione, accentrando potere con iniziative come il Green Deal (750 miliardi di debito) e un piano da 800 miliardi per la difesa, riducendo l’influenza degli Stati membri. Questo ha irritato sia la sua famiglia politica (EPP), contraria agli eccessi verdi, sia Verdi e socialisti, delusi dal suo passaggio a una linea di centrodestra dopo il 2024, con meno clima e più sicurezza e contrasto alla migrazione irregolare.
Von der Leyen gestisce con energia, ma segue il “zeitgeist” più che una visione strategica, senza ispirare un nuovo slancio per l’unità europea. L’Ue perde peso globale e affronta sfide come i dazi di Trump e i debiti, ma un cambio al vertice ora rischierebbe di paralizzarla.
(Der Tagesspiegel, Christoph von Marschall, 9 luglio 2025)