Skip to content

sinner altoatesini

Sinner e le palle italiane di carta a Wimbledon

Quanta fuffa politica e mediatica sulle assenze di italiani eccellenti a Wimbledon. I Graffi di DamatoQuanta fuffa politica e mediatica sulle assenze di italiani eccellenti a Wimbledon. I Graffi di Damato

Jannik Sinner, il primo italiano a vincere la finale di tennis a Wimbledon, “fa impazzire l’Italia”, ho letto su qualche prima pagina. Dopo che ieri gli stessi giornali lo avevano incoronato Re di Wimbledon, o d’Inghilterra detronizzando prima ancora di succedere al padre Carlo il principe ereditario William accorso ad assistere alla finale con la moglie come padroni di casa.

Tutta gioia comprensibile e condivisibile, per carità, in un contesto internazionale e nazionale peraltro di preoccupazioni e paure. Cui gareggiano a chi ne incute di più il presidente russo Putin e quello americano Trump firmando i suoi ordini ostentati davanti alle telecamere e lanciando ultimatum a destra e a sinistra. Chissà se riesce da solo, senza l’aiuto di qualche collaboratore, a ricordare le varie scadenze, prima di cambiarle.

La festa nazionale non dichiarata, o non ancora, ma comunque in corso per la vittoria di Sinner è stata tuttavia disturbata dal tentativo di buttare anche le palline del campione mondiale di tennis nel tritacarne della politica. Si è contestato più o meno esplicitamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non avere avuto l’accortezza, la sensibilità, il coraggio e quant’altro di correre anche lui a Wimbledon, come il Re di Spagna ha fatto per incoraggiare il connazionale che tuttavia ha perso la partita. E poi si è sceso giù per i gradi, sino a lamentare l’assenza a Londra del ministro dello Sport o di qualche sottosegretario, non potendosi considerare sufficiente la presenza, fortunatamente assicurata, dell’ambasciatore d’Italia in Gran Bretagna.

Emilio Giannelli si è divertito come al solito con la sua vignetta sul Corriere della Sera, immaginando e raffigurando la premier Giorgia Meloni, dietro la scrivania di Palazzo Chigi, pentita dell’”occasione perduta”. Vignetta a suo modo gustosa, per carità, al netto della paura che forse ha avuto la Meloni, e anche Mattarella e tutti gli altri, di portare sfiga, come si dice a Roma, a un Sinner che, per quanto bravissimo, non veniva dato vincente al cento per cento, essendo le palline anch’esse tonde come il pallone.

Certo, se a Palazzo Chigi ci fosse stato la buonanima di Giovanni Spadolini, come accadde nell’estate del 1982 con i campionati mondiali di calcio vinti a Madrid dall’Italia, alla presenza coraggiosa del presidente della Repubblica Sandro Pertini, il presidente del Consiglio avrebbe fatto improvvisare qualche corteo festoso nelle piazze attigue di Chigi e Montecitorio, per mettervisi alla testa avvolto nella bandiera tricolore. Lui -osservò qualche malizioso, anche suo amico- che di calcio e di sport non sapeva certamente come di storia, sin forse a confondere tra un terzino e un attaccante.

Scherzi a parte, mi sembra che la politica e dintorni mediatici azzuffandosi anche sulle assenze di italiani eccellenti, diciamo così, a Wimbledon abbiano perso anch’essi una buona occasione di misura, come Giannelli ha praticamente accusato la Meloni.

Torna su