Pur preceduta ieri da Avvenire con quel “Berlusconi finito in terapia intensiva”, Repubblica si è sinistramente imbizzarrita oggi a riferire o immaginare il traffico “attorno al capezzale” di un uomo, come Berlusconi appunto, della cui morte i più preoccupati, forse persino più dei “famigliari e famigli”, come li chiama Il Fatto Quotidiano, sono però i vignettisti. La cui disperazione all’idea di perdere una fonte così preziosa del loro lavoro è stata ben rappresentata da Nico Pillinini sulla prima pagina della Gazzetta del Mezzogiorno.
SIMPATIE E CATTIVERIE
Dalle vignette su di lui, d’altronde, Berlusconi non ha per niente la voglia di privarsi, essendo state in fondo una parte della sua fortuna nei quasi trent’anni di attività politica: specie quelle che scherzano sui suoi incontinenti e largamente condivisi desideri sessuali, come proprio oggi sul Foglio. La cui classe, chiamiamola così, derivata del resto dalla simpatia che in quel giornale nato a suo tempo grazie proprio ai suoi soldi continuano a nutrire per lui anche non condividendone più tutte le scelte politiche; la cui classe, dicevo, riscatta anche la becera “cattiveria” quotidiana di Marco Travaglio. Che esprime la stessa idea attribuendo direttamente e sguaiatamente all’illustre e abituale paziente dell’ospedale milanese San Raffaele una incursione quanto meno manesca sul “culo di un’infermiera”.
Il fatto – non di Travaglio ma più in generale – è che l’uomo si è rivelato sinora attrezzatissimo a fronteggiare difficoltà, crisi e quant’altro quando smettono di essere acute e diventano croniche: prima i processi e annessi nei tribunali e ora la leucemia diagnosticata, anzi resa pubblica dai medici curanti.
LE FANTASIE POLITICHE SUL CAPEZZALE DI BERLUSCONI
Tra le fantasie prodottesi attorno al traffico “al capezzale” di Berlusconi, per tornare al titolo del giornale che ha ereditato dal fondatore Eugenio Scalfari un antiberlusconismo ostinato, c’è quella della impossibilità che Forza Italia sopravviva a chi l’ha inventata. A meno che, se proprio Berlusconi non dovesse farcela a vincere anche questa “ultima battaglia”, come l’hanno sciacallescamente chiamata i suoi avversari, la figlia maggiore non dovesse decidere di prenderne anche il posto politico.
“FI senza eredi, tranne Marina”, ha titolato Il Fatto Quotidiano, dove i vignettisti staranno già allenandosi al compito di caricaturarla a dovere. I suoi lineamenti e trucchi un pò si prestano alle forzature. Solo qualche giorno fa, d’altronde, quando Berlusconi era stato appena dimesso dai controlli di routine e non si era scatenata la nuova paura per la sua salute, l’ex leghista e ora forzista Flavio Tosi diceva che proprio Marina sarebbe “il massimo” per un partito appena raddrizzato dal padre sulla strada del governismo. Smettendola cioè di creare problemi a Giorgia Meloni in concorrenza con Matteo Salvini. Il massimo forse anche dopo la femminilizzazione, chiamiamola così, di Palazzo Chigi e del Nazareno.