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Meloni

Tutte le fissazioni dei giornalisti su Meloni e il caso Donzelli-Delmastro-Cospito

Autoreferenzialità e giochi di specchi hanno caratterizzato talvolta i giornalisti anche sul caso Donzelli-Delmastro-Cospito. Il corsivo di Francis Walsingham

 

La logomachia è una parte ineliminabile della politica. Non soltanto perché, come si dice volgarmente ma non del tutto ingiustificatamente, i politici sono bravi solo a parlare, ma anche perché, dal punto di vista profondamente culturale, siamo figli dello stato di diritto inventato dai romani. Quindi del normativismo, del verbo che si fa carne nella vita quotidiana, un modello che Roma contrappose in modo trionfale a quello della parola magica o rituale, soprannaturale e religiosa, che pure non è del tutto tramontato, lo vediamo nei paesi di cultura islamica.

Su questa premessa si innesta la problematica dell’infodemia, cioè dell’accumulazione compulsiva di messaggi che rendono la comunicazione ormai inefficace. Ed è quindi da non poco tempo che alcuni modelli silenziosi risultano più efficaci nell’imprimersi nell’immaginario collettivo, basti pensare alla consumata assenza di figure dello spettacolo come Greta Garbo o Mina. Il famoso “mi si nota di più” di Nanni Moretti.

LA CONFERENZA STAMPA CON SCHOLZ

In questo contesto, il silenzio di Giorgia Meloni sulla vicenda Donzelli-Delmastro-Cospito – protratto in realtà pochissimi giorni, vista la lettera al Corriere della sera – è stato elevato al rango francamente eccessivo di questione neppure nazionale ma addirittura internazionale. Alla conferenza stampa successiva all’incontro tra il presidente italiano e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, infatti, un giornalista della Stampa ha ritenuto di utilizzare una delle appena quattro domande concesse ai giornalisti per chiedere del silenzio mantenuto da Meloni anziché dei temi molto rilevante trattati nel colloquio bilaterale: ricordiamo tra le altre i fondi Ue, il tema gas ed energia, gli aiuti alla competitività.

La presidente si è evidentemente infastidita di vedere deragliare dal binario delle vicende sul tavolo a una vicenda di carattere assolutamente interno. Peraltro, di domande scomode, volendo, ce n’erano eccome, anche restando nel recinto dei temi di interesse: per esempio quella acutamente posta da una giornalista tedesca in merito al mancato invio di carri armati italiani in Ucraina, dopo che i tedeschi sono stati sostanzialmente costretti a inviare i loro, ma anche le passate battute di sentore anti-tedesco comprensibilmente rimproverate e ricordate a Meloni.

COSA HA FATTO MELONI

Al giornalista italiano Giorgia ha risposto focalizzando l’attenzione sulla gravità dell’allarme relativo alle minacce messe in atto in varie forme dalla galassia anarco-insurrezionalista nel periodo recente. E rimandando a ieri mattina per una risposta nel merito che è finalmente arrivata. E nella quale colpisce soprattutto l’insistenza con la quale si richiede di abbassare i toni in primis a Fratelli d’Italia, il che vuol dire all’onorevole Giovanni Donzelli, che in una polemica rovente contro le opposizioni aveva utilizzato alcune informazioni indubbiamente sensibili, al di là del carattere di formale riservatezza, ricevute dal suo amico, coinquilino e sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Un episodio attenzionato anche perché Donzelli aveva ricevuto l’ennesimo attestato da parte del presidente del Consiglio con il commissariamento del partito a Roma, ai danni in particolare di Fabio Rampelli. Ma questa è un’altra e già ben nota vicenda.

Probabilmente è la prima volta che un pur tardivo e affettuoso cazziatone giunge su un membro del cerchio magico che Meloni tiene stretta attorno a sé. Questo spiega perché il parto, pur non essendo il neonato così eccezionale, sia stato preceduto da un lungo travaglio.

La questione può essere vista da due punti.

Il primo è “il dire e il fare”. I pur necessari tatticismi nella comunicazione rischiano di oscurare e depotenziare operazioni ben più rilevanti e sostanziali, pensiamo alla celebrazione dei 100 giorni che, oggettivamente, il governo ha compiuto in condizioni di indiscutibile successo, andando enormemente oltre le più rosee previsioni ma soprattutto sventando le fosche profezie che le Cassandre avevano gettato sulla nascita dell’esecutivo.

Ebbene, tutto il festeggiamento si è ridotto sostanzialmente a un tardivo messaggio. La questione dell’orario serale è significativa perché sta diventando quasi un format: anche la telefonata a Barbara Palombelli di qualche giorno fa, l’intervista trasmessa da Paolo Del Debbio e soprattutto la conferenza stampa sull’autonomia dei ministri Calderoli, Fitto e Casellati, con il contestuale e quindi imbarazzante messaggio di soddisfazione di Palazzo Chigi, sono caduti in orari serali, complicati per le lavorazioni dei media e poco efficaci, poiché nel giornalismo come sappiamo ogni strappo di foglietto del calendario segna una cesura quasi totale.

In qualche modo i trend topics, cioè gli argomenti del giorno, sono diventati l’agenda setting di tutta la politica, governo e opposizioni, le quali non sono per molte ragioni in grado di articolare pensieri complessi e strategie a lungo termine.

LA CONFERENZA STAMPA DI CALDEROLI

La sfortunata conferenza stampa di Calderoli & Co. fa il paio con quella di pochi giorni prima sul caso Cospito anche qui condotta nella contumacia molto evidente del presidente del Consiglio, presenti i soli ministri Carlo Nordio, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. Anche in questo caso con una coincidenza imbarazzante, l’esplosione della polemica tra Donzelli e il PD, accusato dal parlamentare di ambiguità in merito alla lotta contro la mafia e l’illegalità, avvenuta mentre il Guardasigilli, con un eloquio di alto livello apprezzato anche da molti avversari, cercava di porre la questione in termini strettamente giuridici. L’ex magistrato è stato così inchiodato in un angolo che non gli è proprio, quello della bagarre parlamentare.

Anche i tempi delle convocazioni alle due conferenze sono curiosi. In un caso è stata indetta dopo le 21 per l’indomani mattina; nell’altro addirittura last minute, gli avvisi ai giornalisti sono arrivati un quarto d’ora prima dell’orario di inizio. Sulla telefonata alla Palombelli – “berlusconiana” potremmo dire, ricordando quanto il Cavaliere amasse queste improvvisate – pare poi sia avvenuta in totale autonomia.

L’AMORE DEI GIORNALISTI PER L’OFF TOPIC

C’è però l’altro punto, e cioè l’amore invincibile dei giornalisti per l’off topic.

L’irritazione di Meloni per il fatto che si tirasse fuori la sgradevole vicenda Delmastro-Donzelli in una conferenza stampa alla cancelleria di Berlino, non è fuori luogo. Ai giornalisti italiani piace molto parlare fuori tema e questo è avvenuto quasi sempre all’estero. È accaduto con i corrispondenti ad Algeri, che dopo avere notato la mise dell’infreddolita presidente parlavano di vicende strettamente italiane, che potevano essere trattate senza muoversi dalla propria redazione o dal proprio desk in sala stampa. Ed è accaduto soprattutto quando, alla conferenza stampa sulla manovra, si è chiesto a Meloni di parlare di Macron, con il quale al tempo c’era una crisi ormai sopita se non superata. Quella conferenza fu un po’ l’inizio di questo problema del dire-non dire, fare-non fare. Da allora Meloni ha ridotto a quasi nulla i propri incontri diretti con la stampa e ha invece incominciato a muoversi autonomamente con la sua rubrica gli “Appunti di Giorgia” e improvvisate multimediali di vario genere.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed ex presidente della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick, hanno in questi giorni ribadito l’importanza dell’informazione, la necessità che la stampa sia libera, il ruolo del giornalismo nella democrazia, tutti principi sacrosanti che però i giornalisti farebbero meglio a ossequiare in prima persona, rendendo il loro lavoro più professionale e quindi pertinente agli argomenti di effettivo rilievo, anziché perdersi nel gioco di specchi delle bagarre parlamentari e non. La libertà di stampa è sacra proprio per questo dovrebbe auto-tutelarsi, dandosi delle regole di serietà.

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