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Caro Scurati, ricordati anche della resistenza contro l’estremismo di Hamas

Che cosa mi aspetto da Scurati. L'intervento di Giordana Terracina

 

Mi piacerebbe molto, tra qualche giorno, leggere la notizia dell’uscita di un nuovo libro di Antonio Scurati con un titolo che recita più o meno così: Italia-Israele 1948. L’autodeterminazione di due popoli.

Inteso il popolo italiano come appena liberato dal fascismo, deciso ad abbracciare la democrazia e dunque a ripudiare la violenza, come puntualmente avvenne con la promulgazione, da parte del provvisorio Capo dello Stato Enrico De Nicola, della Costituzione della Repubblica Italiana entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

E inteso il popolo ebraico, finalmente Stato, nella sua dimensione post sionista potenzialmente diretta ad annullare la distinzione tra ebrei israeliani ed ebrei della diaspora, dove ogni ebreo di qualunque parte del mondo può diventare un cittadino israeliano, a partire dal 14 maggio 1948.

Due concomitanti ricorrenze, non luttuose come quelle evidenziati da Scurati nel noto testo “censurato”, ma costitutive e propositive, alla cui base è ben radicato il concetto di resistenza.

Resistenza, abbiamo detto verso la violenza propria dei regimi totalitari e verso la distruzione, concetto quest’ultimo con cui Israele si trova a fare i conti fin da quel lontano giorno del 1948.

Ecco questo mi piacerebbe leggere tra le pagine del nuovo immaginario libro di Scurati, mettendo ordine in tal modo alle farneticazioni a cui assistiamo oggi.

Se davanti alle università i giovani dichiarano l’appoggio ad Hamas e il boicottaggio dello Stato ebraico e se il concetto di resistenza come quello di genocidio vengono capovolti nel loro significato, significa che qualcosa nel percorso formativo degli studenti non ha funzionato.

E allora magari è lecito chiedere a un docente di Letterature comparate e Scrittura creativa presso l’università Iulm di Milano di fare un po’ di chiarezza e di occuparsi, oltre che dell’antifascismo della premier, anche o forse soprattutto dei ragazzi che urlano slogan di cui poco o niente conoscono e aspettano il 25 aprile come festa della liberazione della Palestina.

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