Donald Trump ha scelto il suo nuovo Segretario al Tesoro che sarà Scott Bessent, il miliardario fondatore della società di investimenti Key Square Capital Management.
Se confermato dal Senato, Bessent sarebbe il primo capo del Tesoro apertamente gay oltre che uno dei più ricchi dei tempi moderni.
CHI È SCOTT BESSENT
Bessent ha detto di aver sempre voluto servire il suo Paese, ma negli anni ’80 il suo orientamento sessuale gli ha impedito di essere ammesso all’Accademia Navale degli Stati Uniti e, dopo la laurea alla Yale University, di entrare al Dipartimento di Stato.
“Scott è ampiamente rispettato come uno dei principali investitori internazionali e strateghi geopolitici ed economici del mondo”, ha affermato Trump sui social media. “La storia di Scott – ha aggiunto il tycoon – è quella del sogno americano. Insieme, renderemo l’America di nuovo ricca, di nuovo prospera, di nuovo accessibile e, soprattutto, di nuovo grande”.
La selezione è avvenuta dopo un’intensa diatriba all’interno del team Trump. Bessent ha battuto altri importanti contendenti tra cui il dirigente della Apollo Global Management Marc Rowan, l’ex governatore della Federal Reserve Kevin Warsh, il senatore del Tennessee Bill Hagerty e Howard Lutnick, poi nominato Segretario al Commercio.
Le credenziali di Bessent presentano alcune somiglianze con quelle del primo segretario al Tesoro di Trump, Steven Mnuchin. Entrambi sono luminari della finanza usciti da Yale e che hanno familiarità con i circoli democratici.
LE IDEE POLITICHE E I LEGAMI CON SOROS
Pur essendo un donatore repubblicano di lunga data, Bessent ha infatti anche finanziato alcuni democratici, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama. Nel 2000, ha ospitato una raccolta fondi per il Democratic National Committee a sostegno del vicepresidente Al Gore, candidato democratico alla presidenza quell’anno.
Le idee politiche di Bessent sono in linea con i tradizionali principi economici conservatori, un elemento del suo background che potrebbe suscitare malumore all’interno delle cerchie del partito dei MAGA. Ma l’aspetto che potrebbe provocare più problemi riguarda il fatto che Bessent è salito alla ribalta nel mondo della finanza come protetto di George Soros.
Nel 2011 Bessent è stato infatti reclutato da Soros per essere il responsabile degli investimenti del suo Soros Fund Management da 30 miliardi di dollari. Quattro anni dopo Bessent ha ricevuto un investimento da 2 miliardi di dollari dallo stesso Soros per avviare il suo fondo, Key Square.
Bessent in ogni caso quest’anno è stato uno dei più importanti fund-raiser di Trump ed è emerso anche come un suo consigliere economico chiave.
In quanto tale, Bessent si è distinto come un critico dell’agenda economica democratica. Durante un comizio elettorale in South Carolina ad agosto, Bessent ha ad esempio messo in guardia su un “Kamala crash” nel caso in cui la vicepresidente fosse stata eletta.
Trump era in cerca di un candidato che fosse guardato con favore da Wall Street ma anche da una base elettorale cui sono state promesse riforme radicali tra cui nuovi dazi, la valorizzazione delle criptovalute e la repressione dell’immigrazione clandestina.
COSA PENSA BESSENT SU SUSSIDI E DAZI
Durante la campagna elettorale Bessent ha proposto di tagliare sostanziosamente i sussidi governativi, di deregolamentare l’economia e di aumentare la produzione energetica nazionale. A differenza di molti a Wall Street, ha difeso l’uso dei dazi, che sono lo strumento economico preferito da Trump.
Se confermato dal Senato, Bessent assumerebbe la direzione di un dipartimento con vaste responsabilità che è al centro del governo federale. Il Dipartimento del Tesoro emette infatti debito per finanziare le operazioni del governo e paga gli stipendi, tra cui le erogazioni della previdenza sociale e dei sussidi per i veterani.
Ma le parti più visibili del lavoro di Bessent saranno tre: negoziare col Congresso la riforma fiscale, guidare i negoziati economici e commerciale con la Cina e tenere la barra dritta delle sanzioni inflitte contro una pletora di Paesi stranieri.
Bessent si troverà molto probabilmente nel mezzo di quello che si prevede sarà un braccio di ferro tra la Casa Bianca di Trump e la Federal Reserve.
Durante il suo primo mandato, Trump si era infuriato pubblicamente per le politiche sui tassi di interesse voluti dal presidente della Fed Jerome H. Powell, e come candidato quest’anno ha suggerito che lui stesso dovrebbe avere voce in capitolo sui tassi di interesse.
Inizialmente Bessent sin sia schierato con Trump nella sua contesa con Powell, nell’ultima fase della campagna elettorale ha moderato di molto i suoi toni.