Caro direttore,
ho letto con un sorriso di soddisfazione il tuo tweet di stamattina sullo sciopero dei giornalisti e su come invece Start Magazine, a differenza dei grandi quotidiani, oggi e domattina “uscirà” come sempre, con un’home page aggiornata e la giornaliera newsletter puntuale in posta elettronica. Mi fa piacere, e condivido il tuo sfogo contro il sindacato. Prima di dirti cosa ne penso, però, lascia che ti racconti una cosa: sono sicuro che farà sbellicare anche i lettori, perlomeno quelli che non lavorano in una redazione.
Lo spunto per questa lettera, che casualmente si intreccia al tuo post su X, mi è giunto da un messaggio che un amico, giovane cronista – ma un trentenne è ancora giovane? -, mi ha inviato poco su WhatsApp. Si lamentava per l’aumento della quota di iscrizione all’Ordine dei giornalisti, passato da 100 a 110 euro all’anno.
La lamentela non era tanto per i soldi in sé – che comunque non fa mai piacere spendere -, quanto per le motivazioni che sanno di presa in giro. Nella comunicazione inviata via email si legge infatti questo:
Questa volta siamo costretti ad aumentare la quota annuale a 110 euro, a causa dei rincari dei costi di gestione e delle mancate entrate dovute a un’alta percentuale di morosità.
In sostanza, l’Ordine dice che deve far pagare di più a chi già paga – e che, verosimilmente, continuerà a farlo – per compensare il fatto che tanti iscritti non versano quanto dovuto. Non capisco il ragionamento, che anzi mi sembra quasi un incoraggiamento alla morosità: visto che l’Ordine, anziché sanzionare chi evade, alza le tasse su chi è in regola, per quale motivo un giornalista dovrebbe continuare a pagare? Meglio unirsi alle fila degli evasori, ché si risparmia. E pagare per che cosa, poi? Quali sono i benefici concreti dell’iscrizione all’elenco? Il mio giovane amico non ha saputo elencarmeli.
Perfino a me che non sono del mestiere, l’Ordine dei giornalisti appare come un relitto di un’epoca – storica e professionale – ormai distante, che non ha alcuna ragione di esistere se non l’autoconservazione di sé stesso. Il sindacato dei giornalisti mi sembra un po’ la stessa cosa, per tornare al tuo tweet.
Discutendo e ridacchiando con il mio amico su WhatsApp, gli ho chiesto cosa ne pensasse lui, giornalista trentenne, del sindacato della stampa. La risposta è stata spietata, ma probabilmente comprensibile: un qualcosa di distante e inutile – mi ha risposto -, al quale nessun collega della sua età si interessa. La percezione generale che la sua generazione ha del sindacato – ha aggiunto – è quella di un’associazione più impegnata a combattere battaglie di retroguardia che a tutelare i giovani redattori, che intanto si affannano per restare a galla in un mare di precarietà e di basse retribuzioni.
Ora ti dico la mia impressione, direttore.
Quando ho letto dello sciopero, ho pensato che i “vecchi” e contrattualizzati giornalisti sono davvero gretti ed egoisti.
Anziché chiedere un aumento – pardon: adeguamento – dei loro stipendi, avrebbero potuto chiedere che le risorse per questi ritocchini venissero destinate a un fondo speciale per l’assunzione di freelance e precari vari. Non mi sto immaginando una misura coercitiva per le aziende, sia chiaro. Ma una proposta del genere avrebbe quantomeno fatto fare una figura migliore al sindacato e alla “vecchia guardia” che siede nelle redazioni, che si lamenta e non lavora per qualche euro in più, mentre tutto intorno l’editoria va a fuoco e la disoccupazione impera.
Non credi anche tu?
Cordiali saluti,
Francis Walsingham



