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Scioperi

I subbugli politici e sindacali sugli scioperi

Latenti diversità di vedute anche nella maggioranza di governo sugli scioperi. I Graffi di Damato.

Si è ripetuto anche nella vicenda dello sciopero generale di domani della Cgil e della Uil, limitato a 4 ore nel settore dei trasporti per la contestazione dell’Autorità di garanzia presieduta da Paola Bellocchi e la precettazione decisa dal ministro delle Infrastrutture e vice presidente del Consiglio, il solito copione delle opposizioni mediatiche e politiche. La rappresentazione cioè di Matteo Salvini, questa volta, o altre volte di Antonio Tajani, l’altro vice presidente del Consiglio, che spiazza e infastidisce la premier per fame di visibilità e spazio politico in una maggioranza dove le distanze fra il partito della Meloni e gli alleati non si accorciano ma si allungano. E senza, peraltro, che le opposizioni riescano in qualche modo a inserirsi per trarre qualche vantaggio indebolendo il governo osteggiato anche sindacalmente per la sua legge di bilancio, o manovra.

COSA HA DETTO MELONI SUGLI SCIOPERI

Il copione si è ripetuto nel racconto non solo di una premier assediata o scavalcata dal leader leghista, ma anche di un presidente della Repubblica sorpreso di assistere, al rientro da un suo viaggio all’estero, ad una tensione politica generale troppo forte, almeno per i suoi gusti. E quindi insofferente al Quirinale, tra richiami all’ordine o alla calma dietro le quinte di un silenzio ufficiale..

Sono poi arrivate, come sempre, prima le smentite dai soliti ambienti bene informati del Quirinale, registrate con gli altrettanto soliti dubbi dai giornali più accaniti – nel nostro caso la Repubblica – e poi la falcata vocale della premier Meloni. Che, uscita da Palazzo Chigi per uno dei suoi tanti appuntamenti all’esterno e -se mi si permette questa osservazione- un po’ più stanca del solito, persino invecchiata, ha tenuto a riconoscersi nella precettazione dei lavoratori del trasporto pubblico disposta non certo a sua insaputa dal ministro Salvini. Che nel frattempo era stato insultato da Maurizio Landini, il capo della Cgil, come un prevaricatore e provocatore, arrivato dov’è dopo non avere mai lavorato. Lo diceva, in verità, anche la buonanima di Silvio Berlusconi di qualcuno, persino fra i suoi, che gli creava problemi o cadeva dal piedistallo dove lui lo aveva troppo generosamente innalzato.

MELONI, SALVINI, BELLOCCHI E I SINDACATI

Meloni ha tuttavia assicurato Landini e compagni, memore dell’ospitalità ricevuta all’ultimo congresso della Cgil, di non avere intenzione di allungare la sua lista delle riforme includendovi anche la disciplina dello sciopero nei servizi pubblici. Ma la premier potrebbe trovarsi prima o poi scavalcata davvero, questa volta, dall’Autorità competente. La cui presidente non ha lasciato solo Salvini a notare la propensione di certi sindacati a organizzare e proclamare scioperi di venerdì, costruendovi sopra ponti di ben più facile realizzazione di quello contestato anch’esso al governo e progettato sullo stretto di Messina. “Ci proponiamo – ha detto Bellocchi – una riflessione anche su questo perché in effetti la maggior parte delle proteste è prima del fine settimana”.

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