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Vi racconto l’estate pallonara e giustizialista di Schlein

Cosa fa, cosa dice e come si muove Elly Schlein, segretaria del Pd. La nota di Sacchi.

“Un’estate militante”, aveva annunciato Elly Schlein. E anche giustizialista, si può aggiungere alla luce del debutto previsto per oggi del gran mix “melenchoniano” all’italiana (già all’attacco dell’Autonomia) in piazza De Ferraris a Genova pure sul caso Toti. Tutti insieme sono annunciati i leader, dalla segretaria del Pd al presidente dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ai capi di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, per chiedere che il governatore ligure da maggio agli arresti domiciliari e non ancora sottoposto a processo dia le dimissioni. E lasci spazio in sostanza a quella che la sinistra di casa nostra, evidentemente da Mani Pulite in poi impossibilitata a diventare garantista, di fatto trasformerebbe in una via giudiziaria alle elezioni regionali in Liguria.

Si legge dalle agenzie di stampa che nel gran mix “melenchoniano” all’italiana, con le sinistre anche più radicali ci dovrebbe essere anche il cosiddetto “centro” con una delegazione di Italia Viva. Ma è la Iv di Matteo Renzi che ha postato una foto abbracciato con grande afflato a Schlein durante la partita tra nazionali della politica e cantanti, oppure quella di Luigi Marattin che con il Pd non vuole più avere nulla a che fare? Misteri del cosiddetto “garantismo” ex terzopolista. Così come si affacciano misteri sulla altalenante linea cosiddetta liberale di Carlo Calenda. Fino a ieri sera solo +Europa per ragioni garantiste, come ha detto Riccardo Magi, si è dissociata da una manifestazione di piazza dove il cartello delle sinistre in sostanza chiede al governatore ligure di dimettersi da un incarico che però gli è stato conferito dagli elettori.

È lo stesso Toti a rimarcare che la manifestazione delle opposizioni “è irrispettosa per le istituzioni”. Il presidente della Regione Liguria lo ha detto nel corso dell’incontro con l’assessore Giacomo Giampedrone. “Se -sostiene Toti – chi dovrebbe costruire l’alternativa politica al governo della Regione e del Paese trova come unico argomento per riunirsi la contestazione dei principi cardine della nostra democrazia, quali presunzione di innocenza, indipendenza tra politica e giustizia, credo davvero dimostri l’assenza di un progetto e anche il rispetto per le istituzioni che pure chiederebbero di rappresentare”. “Saranno gli stessi liguri a scegliere tra passato e futuro, quando si andrà alle urne. Perché – conclude il presidente – di certo si andrà al voto, non perché lo chiedono le piazze facendo strame di ogni principio, ma perché siamo in democrazia”.

Ma per i leader più radicali del variopinto cartello “melenchoniano” come Bonelli e Fratoianni sarebbe addirittura lo stesso Toti a tenere la Regione “in ostaggio”. Non sarebbe lui stesso in ostaggio, dopo che da mesi si trova ai domiciliari e per due volte è stata respinta l’istanza per la revoca della misura cautelare. Sulle motivazioni drl Tribunale del riesame il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con una battuta ironica ha coonfessato di aver compreso più facilmente Hegel. Questo rispondendo al leader di “Noi Moderati”, Maurizio Lupi la formazione del centrodestra di cui Toti fa parte, che gli chiedeva di mandare gli ispettori a Genova.

Quanto alle accuse della sinistra più radicale, non c’è però molto da stupirsi. La stessa responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, si è anche lamentata in un post su X contestato da alcuni suoi stessi follower del fatto che Toti continui a mandare messaggi e “papelli”, termine non elegantissimo. Divisi sulla politica estera e altre questioni dirinenti, un elemento nella galassia della sinistra però è certo, fisso e immutabile da decenni: il campo è sempre molto largo e unito attorno alla stella polare del giustizialismo, dell’uso politico della giustizia. Più che un’estate militante un’estate “manettara”. Niente di nuovo sul fronte della sinistra.

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