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Toti

La sentenza anticipata sul caso Toti

Sarebbe grave che trionfasse l'assuefazione alla gogna tuttora in pieno svolgimento come fosse un protagonista politico di questa avvelenata campagna elettorale. Il corsivo di Paola Sacchi.

 

Campagna elettorale più che mai avvelenata dalla vistosa presenza di un soggetto esterno, quale è il processo mediatico-giudiziario, al quale dopo più di 30 anni, nonostante i passi in avanti del governo Meloni che ha sottolineato l’urgenza della riforma della giustizia, in arrivo al consiglio dei ministri, sembra si assista ormai assuefatti. I giornali principali sono quasi tutto un gigantesco verbale sul caso Toti. Spezzoni di frasi di intercettazioni si uniscono a pezzi di interrogatori. Alcune frasi, secondo una denuncia, sembrerebbero persino trascritte al contrario, “illeciti” invece che “leciti” e via stupefacendo in un gigantesco frullatore di lenzuolate che occupano intere pagine che spesso i non molti lettori rimasti sono costretti, frastornati, a lasciare a metà.

In tutto questo, non si sa ancora quando il governatore ligure sarà ascoltato dai Pm, che hanno ancora fatto slittare l’interrogatorio. Ed è evidente che Giovanni Toti, esponente di punta del centrodestra, ora di “Noi Moderati”, ma noto soprattutto per essere stato consigliere politico di Silvio Berlusconi e ancora ritenuto da molti all’esterno un forzista, fino a quell’appuntamento dovrà restare in arresto, ai domiciliari. Una situazione sospesa in cui il centrodestra chiede che Toti sia interrogato subito.

E si alimentano in generale i sospetti sulla possibilità che una dilatazione dei tempi finisca per favorire le dimissioni da parte del presidente ligure. Ma se così fosse sarebbe una sconfitta per la politica. Toti si dimetterebbe sulla base di quelle che furono definite all’epoca di Tangentopoli “sentenze anticipate”, dallo sputtanamento dell’imputato nell’opinione pubblica (L’uso politico della giustizia di Fabrizio Cicchitto, per Mondadori). “Sentenze” sulla base degli effetti del “tribunale” del discredito mediatico e non delle decisioni in tre gradi di giudizio dei tribunali veri. E se nuove elezioni ci saranno, suonerebbero come il tentativo della via giudiziaria per vincere, in questo caso per la sinistra, elezioni perse.

In altri casi all’inverso i casi giudiziari favoriscono oggettivamente il centrodestra. Ma certamente il caso Toti esploso proprio nel pieno di una delle più importanti campagne elettorali dopo ben 4 anni di indagini e il processo mediatico giudiziario che fa da sfondo alla tornata di Europee, regionali in Piemonte e amministrative in oltre 3500 Comuni, sono paradigmatici di un sistema arrivato al capolinea. Che reclama l’urgenza di una vera riforma della giustizia. Sarebbe grave che trionfasse l’assuefazione alla gogna tuttora in pieno svolgimento come fosse un protagonista politico di questa avvelenata campagna elettorale.

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