Giuseppe Conte ha scelto la Repubblica, quella di carta naturalmente, per confermare agli iscritti al MoVimento 5 Stelle, impegnati da oggi in quello che potremo definire un congresso digitale, la sua scelta di campo con i progressisti, per nulla timoroso – ha assicurato – di finire fagocitato da un Pd gonfio di voti e ancor più, adesso, di ambizioni.
“Non ho mai parlato – ha cercato Conte di rassicurare i dissidenti, a cominciare dal più famoso che è certamente Beppe Grillo, rimproverato di parlare “dal divano” e di non andare più neppure a votare – di alleanza organica o strutturata col Pd. Non sarebbe compatibile col dna del M5S. Ho sempre ragionato di un dialogo da coltivare con le forze del campo progressista per valutare intese, stando sempre attento a difendere la nostra identità e le nostre battaglie”.
Mentre Conte si lasciava intervistare da Repubblica, quasi informatone – Pier Luigi Bersani lo applaudiva e incoraggiava parlando al Corriere della Sera di una “movida a sinistra” e aspettando la trasformazione del movimento ormai ex grillino in “un partito di nuovo conio”, che “il Pd – assicurava o suggeriva, raccomandava alla segretaria Elly Schlein – “non fagociterà”. Ci penserà evidentemente lo stesso Pier Luigi, e non solo con parabole o metafore, a impedirlo. Magari andandosene un’altra volta dal Pd per tornarvi dopo un altro cambiamento di segreteria e di linea.
Informato forse anche lui dell’intervista di Conte a Repubblica e non al suo Fatto Quotidiano, che pure lo considera – o considerava, vedremo – “il migliore presidente del Consiglio d’Italia dopo Cavour” e insieme “l’uomo politico più incompreso del mondo”, Marco Travaglio ha dedicato l’editoriale di giornata al Pd per contestargli la pratica del “dire tutto e il contrario di tutto o – più semplicemente – non dire niente”, perché ciò “assicura messi di voti da pacifisti e guerrafondai, atlantisti e multipolari, filorenziani e antirenziani, filogrillini e antigrillini, centristi e progressisti, filoisraeliani e antipalestinesi, innovatori e conservatori, green e anti-green ecc:”. “Ma la supercazzola schleniana con scappellamento a sinistra e contemporaneamente al centro non può essere un programma o una strategia: solo una tattica di poco respiro”, ha previsto o sanzionato Travaglio pensando a quell’ingenuo o disinvolto di Conte caduto evidentemente nella trappola.
Ad aggravare la situazione avvertita dal direttore del Fatto Quotidiano sono arrivate le notizie da Bruxelles su un accordo per la conferma di Raffaele Fitto a vice presidente della Commissione europea. “Il Pd cala le braghe”, ha titolato Travaglio, sollevato almeno in questo dal passaggio dell’intervista di Conte a Repubblica in cui il no dei suoi a Fitto nel Parlamento europeo rimane fermo.
Anche Goffredo Bettini, un altro estimatore di Conte, ha avvertito dall’Unità il suo Pd che votare Fitto “è un rischio”, significando un pericoloso “passaggio a destra”, ha spiegato il manifesto.