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Alexa

Sapevate che Alexa è assemblata da baby-operai sottopagati?

Gli operatori del China Labour Watch sono riusciti ad entrare in possesso di documentazione interna di Foxconn che testimonierebbe la trattativa con Amazon per superare il vincolo del dieci per cento di personale “non dipendente” per la realizzazione delle imponenti commesse.   La domanda non è piaciuta a Jeff Bezos. E Alexa, l’assistente vocale di…

 

La domanda non è piaciuta a Jeff Bezos. E Alexa, l’assistente vocale di Amazon, non ha certo risposto alla provocatoria sollecitazione.

“Alexa, puoi dirmi quanti bambini cinesi sono stati costretti a lavorare anche di notte per poterti realizzare?”, non è solo il titolo dell’articolo del quotidiano digitale britannico The Register, ma l’istintiva reazione alla lettura del micidiale rapporto di China Labor Watch.

Se Alexa (come Pippo nella canzone del Trio Lescano) non lo sa, per una volta possiamo essere noi a soddisfare la curiosità e dirle che i piccoli operai sono 1581.

Il documento dell’osservatorio cinese sulle condizioni di lavoro ha portato a scoprire che gli impianti produttivi in cui viene confezionata Alexa – pur di soddisfare il crescente volume di richieste dal mercato – sfruttano i minori senza andare troppo per il sottile.

Lo stabilimento Foxconn (subfornitore anche di Apple) in quel di Hengyang potrebbe contare sul significativo apporto di bambini spediti in catena di montaggio direttamente dalle scuole nel mese di luglio in cui le pretese degli acquirenti raggiungono il loro picco.

Pagati mensilmente 219 euro e qualche spicciolo, i ragazzini devono lavorare dieci ore al giorno per sei giorni la settimana. Le strutture scolastiche che alimentano questa forma di schiavismo ricevono una “provvigione” di circa 37 centesimi di euro per ciascuna ora di “servizio” prestata dai propri scolari. In questo squallido scenario non manca il bonus per i docenti che favoriscono e incentivano lo sfruttamento in questione. Un forfait di 375 euro e 72 centesimi è sufficiente per premiare chi innesca un così profittevole giro di manodopera.

Gli operatori del China Labour Watch sono riusciti ad entrare in possesso di documentazione interna di Foxconn che testimonierebbe la trattativa con Amazon per superare il vincolo del dieci per cento di personale “non dipendente” per la realizzazione delle imponenti commesse.

50 movimenti ripetitivi al minuto evocano “Tempi moderni” ma purtroppo sarebbero uno degli standard per assicurare il ritmo produttivo. Chi appiccica la pellicola protettiva sui dispositivi Amazon Echo dovrebbe garantire il suo contributo per la realizzazione di tremila apparati al giorno.

Amazon ha rapidamente scritto alla redazione di The Register spiegando di non tollerare le violazioni al Codice di Condotta che vincola i propri fornitori. Il colosso capitanato da Jeff Bezos avrebbe spedito una squadra di ispettori per verificare l’accaduto e adottare ogni iniziativa utile a porre rimedio.

Gli auditors perché non sono intervenuti prima? E ci sarebbero mai andati senza l’ingombrante denuncia di China Labour Watch?

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