Se non ancora in Ucraina, dove si combatte da quasi tre anni, almeno per Gaza, in Medio Oriente, è stata annunciata una tregua di una quarantina di giorni fra israeliani e Hamas da domenica. Per cui avremo nel frattempo una coda – la solita in questi casi – di morti ancora più inutili del solito. E’ una tregua la cui sola parola o annuncio fa esultare, rivendicandone ciascuna il merito, l’amministrazione americana uscente di Joe Biden, presidente sino a domenica appunto, e quella uscente di Donald Trump. Che lunedì giurerà e tornerà davvero alla Casa Bianca.
Pur con tutta la provvisorietà insita nel suo nome, la tregua a Gaza è il regalo di questo nuovo anno sulla scena internazionale. Almeno un piccolo sospiro di sollievo. Sul piano della politica interna non è invece aria di tregua, in Italia, tra il governo e la sua maggioranza da una parte e, dall’altra, le opposizioni in grado di contare anche sull’aiuto di piazze roventi, in cui si corre sempre il rischio del nuovo morto, dopo quello per “vendicare” il quale esagitati assaltano le forze dell’ordine e devastano qualsiasi cosa li separi da esse. E se qualcuno pensa di rafforzare gli agenti di Polizia nella difesa non solo dalle piazze infiammate ma anche dalle complicazioni giudiziarie che ne possono derivare, deve mettere nel conto un’ulteriore campagna politicamente aggressiva, con l’accusa di volere instaurare il cosiddetto “Stato di polizia”. O di peggiorarlo, visto che qualcuno ritiene di viverci già dentro da quando Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi.
Oltre che sulle piazze, più o meno solite, le opposizioni hanno potuto contare ultimamente anche su quella che sembrava la casualità, sfortunata per il governo, di un traffico ferroviario a dir poco incerto, che rende il viaggio un’angoscia per chi è costretto a compierlo per lavoro o lo affronta per una vacanza. E che fa reclamare dalle opposizioni le dimissioni, la rimozione e quant’altro di un ministro, Matteo Salvini, già colpevole di quella mezza nefandezza che gli avversari ritengono sia stata la sua assoluzione nel processo subito addirittura per sequestro di persona in una vicenda di sbarco ritardato di immigrati risalente a quando era ministro non delle Infrastrutture, come adesso, ma dell’Interno.
Sulla casualità degli incidenti e guasti fra binari e stazioni sono sorti tuttavia sospetti, esposti dalle Ferrovie dello Stato alle competenti sedi giudiziarie, di atti di sabotaggio. Che a questo punto potrebbero rientrare nel quadro complessivo dei problemi che ha il governo, anche nelle piazze. Fesserie, naturalmente, secondo le opposizioni. “Sabotaggi ma solo su 5 episodi”, ha titolato Il Fatto Quotidiano omettendo di spiegare che sono stati sei, cioè quasi tutti, da ottobre in poi. Ma che sabotaggi, “il motivo dei guasti”, e delle conseguenze, sarebbe tutto “nell’incapacità gestionale” del ministro. Che si ostinerebbe scandalosamente a rimanere al suo posto, o addirittura a sognare ancora il ritorno al Ministero dell’Interno.