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Salvini lega la Lega

Il corsivo di Paola Sacchi

Come è bello far comizi e selfie da Trieste in giù. Parafrasando la Carrà, ecco Matteo Salvini in perenne tour. Un tour elettorale per le amministrative vorticoso, migliaia di chilometri, per tutte le città che andranno al voto, anche per Comuni e borghi sconosciuti, dove, come ha detto lui, non si era mai visto un leader politico nazionale, tipo Trestina, frazione di Città di Castello, in Umbria.

L’agenda del “capitano”, che ogni giorno manda ai giornalisti Matteo Pandini, il portavoce-Stakanov di Salvini, solo a scorrerla fa venire un lieve mal di testa. In un solo giorno ti ritrovi il leader leghista la mattina a Trieste e la sera sulle colline senesi, passando per quelle umbre o persino per Capalbio, la piccola Atene della sinistra radical chic, e la mattina seguente in Calabria.

Transitando in 24 ore , tanto per citare alcune località non conosciutissime, da Torbole Casaglia (Brescia) a Caraffa di Catanzaro e Cutro (Crotone). Solo per oggi ,sabato 25 settembre, l’agenda prevede tour da Città di Castello a Alatri (Frosinone), con successiva immersione domenicale a Roma, dove Salvini sta battendo palmo a palmo le periferie. Mettendoci quindi la faccia, nonostante il risultato romano sia forse la più grande incognita per tutti e , come si sa, il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, lo abbia voluto in particolare Giorgia Meloni.

I media mainstream diranno che questo tour de force di Salvini – i cui appuntamenti anche a Milano, nella sua Lombardia , o nel Veneto o Torino, sono stati e sono numerosi – si spiega con un derby interno con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. La cui agguerrita concorrenza interna pure esiste, è un fatto.

Ma questo è soprattutto da sempre un metodo Salvini di fare politica sul territorio, anche in posti o quartieri vattelappesca, da quando da ragazzo a Milano in una mattina con secchio, colla, volantini e manifesti, si girava anche cinque o sei mercati, portando con sé in macchina, oltre che gli abiti di ricambio per il consiglio comunale il pomeriggio, anche una mappa di tutte le fontanelle per andare a fare la colla nel secchio.

Mercati e non solo, un leghista storico della Lega Nord disse: “Questo è l’unico di noi che ha sfondato anche tra i ragazzi bene di Via della Spiga”. A Milano città, contrariamente a quanto spesso viene scritto, la Lega non è mai stata fortissima. Quando, nella campagna elettorale umbra di due anni fa – quella che si concluse nell’ex storico fortino rosso con un clamoroso stacco di oltre il 20 per cento a favore della governatrice leghista Donatella Tesei, candidata dal centrodestra traino Lega – venne a Orvieto, Salvini si fece a piedi tutta Via Duomo e le altre principali vie del centro storico distribuendo volantini anche nei bar. Li dette pure a un elettore di solito di sinistra che con simpatia prese il volantino, gli strinse la mano e poi disse sorridendo: “Ma qui viene solo Salvini, con i suoi, a farsi un c…
così?”. E quelli erano i giorni successivi al tanto deriso a sinistra Papeete.

Nel coro di critiche che in questi giorni gli viene fatto, con al centro l’accusa di essere un leader di lotta e di governo, si potrebbe dire che lui in fondo sia rimasto al livello di uno straordinario attivista. E, invece, mentre girava per agosto come una trottola per città e borghi di tutto lo Stivale, Salvini dopo la crisi afghana ad esempio ha incontrato anche gli ambasciatori di Afghanistan, Pakistan e poi anche della Cina.

Numerosi gli incontri e le telefonate con il premier Draghi, dal cui governo il leader della Lega non pensa neppure lontanamente di andarsene. Intenzione rafforzata da certe trame che sarebbero in atto nel Palazzo romano, secondo le quali a sinistra non dispiacerebbe affatto una versione “Ursula” all’italiana che alla fine lo tagli fuori per le elezioni politiche da un eventuale Draghi bis. Evocato l’altro giorno dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

Alcuni giornaloni danno ogni giorno in declino la leadership di Salvini, ma prestigiosi politologi come Giovanni Orsina, che leghisti non sono, su “La Stampa” hanno acutamente sottolineato che solo Salvini può tenere unita la Lega. E che quella che ora viene definita “ambiguità ” sulla linea pro-vaccini, ma contro gli obblighi e l’ uso del green pass, è stata ed invece proprio il modo per tenere unita tutta la Lega e le sue varie anime.

Salvini ha difeso anche i deputati che non sono andati a votare il decreto. Claudio Borghi lo difende a spada tratta: “Salvini si sta facendo un culo così..”. E in un tweet scrive: “Intanto Matteo si sta facendo migliaia di chilometri per tirare la carretta per tutti e prova a difendere anche chi dissente dalle scelte di governo. Ammirevole”.

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