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Berlusconi

Salvini, il Papeete e la narrazione mainstream

Il risultato delle elezioni regionali sarà un banco di prova anche per la Lega anche secondo Salvini, ma intanto il risultato ottenuto dalle "quattro sinistre" (5s, Pd, Leu, Iv) è che lui è ancora il principale sfidante di Conte. Mentre il governo del tutti contro Salvini sembra rimasto, lui sì, al Papeete.

 

Come è triste il Papeete, appena un anno dopo. Matteo Salvini per la narrazione mainstream, propalata da certa sinistra mediatico-culturale, sarebbe morto politicamente ma per paradosso sul piano politico è più vivo che mai.

Per un verso o per l’altro, è sempre lui il protagonista dell’estate. O giudicata troppo allegra come l’anno scorso o troppo triste come quest’anno. Ma proprio mentre il Papeete veniva descritto così triste un anno dopo, tipo Venezia nella canzone di Aznavour, in realtà Salvini se ne stava in giro, per la sfida della Toscana, ad Empoli, immerso in un tripudio di folla e di selfie. Di cui ha postato il video sui social, aggiungendo: “Queste immagini non le vedrete in tv”.

In realtà, per un curioso contrappasso, sembra che al Papeete, un anno dopo che la Lega staccò la spina al Conte/1, metaforicamente sia rimasto questo governo “delle quattro sinistre”, come lo chiama anche Silvio Berlusconi. Un esecutivo con un premier, lui davvero sì, dai pieni poteri anche in era non più da picco Covid, una compagine sempre più divisa su tutto. Ma che sembra avere bisogno sempre di evocare stessa spiaggia e stesso mare per ricompattarsi. Ovvero, bisogno dell’anti-salvinismo come collante salvifico, per giocare con le parole si potrebbe dire “salvinifico”.

Un po’ continuando lo stesso schema dell’anti-berlusconismo, unico terreno che cementava il governo più che dell’Unione, della “disunione” di Romano Prodi. Salvini sarebbe dunque morto politicamente ma è più che mai vivo dal momento che non passa giorno in cui non campeggi su paginate di giornali. Con servizi anche a puntate, tipo telenovela. E se non è il Papeete, così triste appena un anno dopo, ci sono le sue presunte disavventure dentro il partito.

Personaggi, come in ogni telenovela che si rispetti, sempre gli stessi negli ultimi anni, ovvero i soliti Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia descritti in procinto di fargli le scarpe. Il tutto condito da presunti rischi di scissione e una storia sempre a puntate di tessere tra vecchia Lega Nord e quella attuale Lega nazionale-Salvini premier che il “capitano” non controllerebbe più. Storia questa che fa in particolare un po’ sorridere, proprio per la stessa natura organizzativa “leninista” di un partito-movimento dove il leader, in quanto tale, invece controlla sempre tutto, molto più che negli altri partiti. E figuriamoci il leader che ha fatto fare a un partito, influente ma territoriale, tra il 3 e il 4 per cento un salto mortale fin sopra il 30 per cento. E dulcis in fundo, ma questi sono fatti di cronaca, la storia dei 4 o 5 parlamentari che avrebbero usufruito del bonus alle partite Iva, consentito per legge, ma certamente non proprio elegantissimo come comportamento per chi guadagna intorno a 12.000 euro, di cui tre deputati sarebbero proprio della Lega.

Dall‘Inps niente nomi per rispetto della privacy, ma intanto il nome del partito, come di altri, è stato fatto. Sullo sfondo, il processo per la nave Gregoretti che attende a Catania il 3 ottobre Salvini, appena mandato a fine luglio a un altro processo, sulla Open Arms, dalla maggioranza giallo-rosso e fucsia renziano al Senato.

Insomma, è l’estate della “caccia” a Salvini, dove però è sempre lui il protagonista, assurto così agli occhi degli italiani sempre più anche sul piano plastico come l’alternativa, il principale competitor, con maggiori consensi del cdx, nonostante i sondaggi che lo mettono però sempre al primo posto, del governo Conte. Eterogenesi dei fini di una maggioranza che del resto era nata e tuttora mostra di tenersi in piedi con il collante del “tutti contro Salvini”. Senza mai riuscire a fare un vero salto di qualità propositivo dal “contro” al “per”.

Il risultato delle elezioni regionali di settembre, come ha detto lo stesso leader leghista, ex ministro dell’Interno, sarà un banco di prova anche per la Lega, ma intanto il risultato ottenuto dalle “quattro sinistre” (5s, Pd, Leu, Iv) è che lui agli occhi degli italiani è ancora il principale sfidante di Conte. Mentre il governo del tutti contro Salvini sembra rimasto, lui sì, al Papeete. Stessa spiaggia stesso mare. E da lì sembra non essersi più schiodato politicamente da un anno. Mentre i problemi dell’Italia, certamente anche a causa del Covid, si sono aggravati. E l’autunno, reso ancora più caldo dalle insufficienti risposte a pioggia del Conte/2 sull’economia, è alle porte.

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