Si è un po’ trasformato in una Pasqua fuori stagione l’incontro a Palazzo Chigi fra Giorgia Meloni e le opposizioni sul salario minimo di 9 euro l’ora. Che, per quanto da lei stessa considerato “controproducente”, la premier è disposta a discutere, tanto da avere di recente rinunciato a far votare in Parlamento l’emendamento della maggioranza soppressivo alla proposta di legge sostenuta dal Pd, dai grillini, dalla sinistra, dai verdi e da Carlo Calenda. Che fra gli ospiti della presidente del Consiglio è quello uscito più fiducioso e ottimista dall’incontro. “Nessuno può dire – ha dichiarato, diversamente da altri che hanno lamentato o denunciato mancanza di concretezza – come finirà questa battaglia. Giusto essere molto vigili ma sia Schlein che Conte sono stati costruttivi. Per capirci, nessuno di noi ha detto: voi del governo volete affamare i lavoratori”.
La Pasqua estiva, anziché primaverile, sta nella sostanziale resurrezione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ora presieduto dall’ex ministro forzista Renato Brunetta, cui la premier ha passato la palla prendendo alla lettera l’articolo 99 della Costituzione. Che Matteo Renzi a Palazzo Chigi tentò inutilmente di rottamare con la riforma bocciata nel referendum del 2016.
Composto di “esperti e rappresentanti delle categorie produttive in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa”, il Cnel “è organo di consulenza delle Camere e del Governo” e “ha iniziativa legislativa”. Può proporre cioè leggi al Parlamento o “contribuire alla elaborazione” di altre di diversa iniziativa. Questo dice, appunto, l’articolo 99 della Costituzione che la Meloni ha liberato dalla polvere accumulatasi nella lunga stagione nella quale questo organo “ausiliario” dello Stato, al pari del ben più vivo Consiglio di Stato, sembrava finito. Ora dovrà recuperare il tempo in qualche modo perduto nei due mesi assegnatigli dalla premier per elaborare una proposta sul problema che sembra avere miracolosamente messo d’accordo le opposizioni, fatta eccezione per Renzi, generalmente divise fra loro. E che costituiscono proprio per questo il maggiore elemento di forza e stabilità del governo.
Dopo avere “resuscitato” il Cnel, forse davvero “disarmando i piromani”, come Libero ha titolato il suo commento, la Meloni è tornata in volo in vacanza in Puglia. Una vacanza nella quale spero personalmente che non si distragga a tal punto, al pari del ministro della Giustizia in ritiro non so dove, da lasciare circoscritte a Torino, dove il grave fatto è accaduto, le polemiche su cui ha titolato oggi Il Messaggero riferendo del suicidio in carcere per fame di una giovane nigeriana, accusata di sfruttamento della prostituzione, che per tre settimane ha rifiutato cibo e acqua reclamando l’innocenza e il diritto di vedere suo figlio. Che cosa aveva di meno da Alfredo Cospito, ad esempio, per non meritare attenzione e aiuto? Forse la pelle bianca cui ha alluso sull’Unità Piero Sansonetti?