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Centrodestra

Le sinistre polemiche sul 25 aprile

E' bizzarro che la sinistra usi il 25 aprile per dare patenti di legittimità a tutti i governi di centrodestra. La nota di Paola Sacchi

 

Un continuo gioco al rilancio, destinato ad acuirsi con l’avvicinarsi del 25 aprile. Il Pd di Elly Schlein rischia di trasformare quella della Liberazione in una festa tutta “rossa”. Con il pericolo di restringerne l’enorme valore nazionale. Le polemiche ci sono sempre state. Ma si inaspriscono soprattutto quando al governo c’è il centrodestra.

Non bastarono le “tesi di Fiuggi”, dove, come ha ricordato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, fu scritto che la Resistenza portò la Libertà e la Democrazia, non bastò Silvio Berlusconi con al collo il fazzoletto della Brigata Maiella a Onna, quello stesso Berlusconi subito dopo colpito da una delle tante offensive mediatico-giudiziarie su altre questioni di cui è stato oggetto in quasi trent’anni.

Stavolta però contro il governo di centrodestra o destracentro di Giorgia Meloni per il 25 aprile è in atto un esame di antifascismo da parte di un Pd sempre più radicalizzato e delle forze alla sua sinistra che rischia di portare indietro le lancette dell’orologio rispetto all’atteggiamento della sinistra sulla Svolta di Fiuggi.

Si contesta che La Russa, seconda carica dello Stato, non avrebbe dovuto tornare sul tema ricordando che la parola antifascismo “non è scritta nella Costituzione”, con tanto di secca replica di Schlein: “L’antifascismo è la nostra Costituzione”. Parole pronunciate dalla segretaria dem a Riano, dopo la visita alla tomba di Giacomo Matteotti.

Ma è un fatto che le parole di La Russa – che ha poi precisato che la Costituzione è “ispirata ai valori dell’antifascismo ma non contempla quel termine” – sono arrivate dopo la netta chiusura dell’altro ieri al Senato dell’opposizione, in primis Pd e sinistra di Fratoianni-Bonelli che hanno votato contro, alla mano tesa della maggioranza. FdI, FI, Lega avevano invece votato a favore della mozione dell’opposizione sul 25 aprile.

L’obiezione è stata che nel testo della maggioranza non c’era la parola antifascismo. Ma, come il capogruppo di FdI, Lucio Malan, ha rimarcato, nel testo della maggioranza si condannavano tutti i totalitarismi, quindi fascismo e comunismo facendo anche riferimento alla risoluzione del 2019 del parlamento europeo.

La polemica si è rinfocolata ieri. E sembra destinata a crescere con l’avvicinarsi del 25 aprile. Il Pd ha ricordato che il fascismo è stato un regime in Italia, che la sinistra ha già condannato gulag e stalinismo, Foibe, e che i comunisti italiani si batterono per riportare la libertà. Certamente i comunisti furono parte importante della Resistenza. Ma, rovesciando il discorso, si potrebbe obiettare: poiché il comunismo non è stato un regime in Italia, la sinistra non può dirsi anche anticomunista, votando a favore di una mozione contro anche i regimi comunisti?

Il rischio è di sottovalutare il contributo dato alla Resistenza da tutte le forze cattoliche, laiche, socialiste, socialdemocratiche, che non avevano modelli sovietici.

Ma, soprattutto sembra che, nonostante il continuo cambio di nomi, i conti con i forti residui lasciati in certa mentalità della nostra sinistra, erede del più forte partito comunista dell’Occidente, non si facciano mai. Tra una polemica e l’altra sul 25 aprile usato per dare patenti di legittimità a tutti i governi di centrodestra.

 

– Leggi qui tutte le note di Paola Sacchi

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