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Perché la Russia si ritira da Kherson. L’analisi di Di Liddo (Cesi)

Cosa ha spinto la Russia a ritirarsi da Kherson? E quali saranno le conseguenze? L'analisi di Marco Di Liddo, Head of the Analysis Unit del Cesi presieduto da Andrea Margelletti, tratta dal suo profilo Twitter

 

La Russia ha annunciato la ritirata delle proprie forze da Kherson, importante e strategica città dell’Ucraina: è ricca di industrie, possiede un porto fluviale e permette un facile collegamento tra l’Ucraina meridionale e la Crimea, la penisola annessa da Mosca nel 2014. Le truppe russe verranno ora riposizionate sulla sponda est del fiume Dnipro. (Redazione Start Magazine)

L’ANALISI DI MARCO DI LIDDO (CESI)

Clamoroso: la Russia si ritira da Kherson senza combattere. Quali sono le ragioni, gli impatti ed i rischi dietro questa decisione? Proviamo ad analizzarli insieme.

Probabilmente, i russi hanno la consapevolezza di non poter difendere la città e piuttosto che affrontare enormi perdite, preferiscono rafforzare le difese ad est del fiume Dnipro. Forse temono un collasso del fronte meridionale.

Se questo accadesse, gli ucraini avrebbero la strada spianata verso la Crimea e difendere il Donbas poi diventerebbe estremamente complicato. Questo rischio i russi lo considerano concreto. Dal fronte giungono notizie di truppe demotivate, male equipaggiate e mal rifornite. Un mix letale per qualsiasi campagna militare.

La figura che fanno le Forze Armate russe è ancora una volta disarmante. Il danno politico è d’immagine, però, è ancora peggio. Mosca non abbandona il capoluogo di un territorio occupato, ma quello di un territorio annesso ufficialmente tramite referendum.

Dal punto di vista legale e politico, abbandonare Kherson è come abbandonare Donetsk, Volgograd, Tomsk, Astrakan ecc. Una figura meschina per un Paese che si considera e vuole apparire una potenza globale che si riappropria del proprio territorio “naturale”.

I rischi sono enormi. Visto che la Russia e Putin si giocano tantissimo con questa guerra, se collassa il fronte meridionale la guerra si fa veramente dura. Il Cremlino non può sostenere una sconfitta contro le sue nemesi. Ossia, uno Stato di cui non riconosce la dignità di esistere ed una sua periferia imperiale (Ucraina), la NATO e gli USA.

Se Mosca perde, la Russia come Stato imperiale rischia di collassare. Questo Putin lo sa, gli oligarchi lo sanno, i nazionalisti lo sanno. Lo sanno tutti. Un rischio che non possono correre.

Se il fronte meridionale collassa, Mosca deve essere pronta ad avere un paracadute. Le opzioni sono poche. La possibilità di strappare un accordo dignitoso o favorevole o spendibile positivamente sul fronte interno è bassa a quel punto.

L’altra possibilità, purtroppo, è ancora una volta alzare il tiro per cercare di frenare la superiorità convenzionale ucraina. Questo vuol dire, purtroppo, rischio nucleare in ascesa.

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