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Wagner

La Russia sta conquistando l’Africa grazie alla Wagner?

Attraverso la compagnia Wagner, la strategia di influenza della Russia in Africa continua ad espandersi: l'obiettivo non è solo la predazione economica, ma anche l'accerchiamento politico. Fatti e approfondimenti

In queste settimane si è parlato molto del gruppo Wagner e soprattutto del suo leader politico e anche militare. Ma non dobbiamo dimenticare che il gruppo Wagner ha una capillare penetrazione soprattutto in Africa e più esattamente in Mozambico, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Sudafrica, Zimbabwe e Madagascar, nazioni nelle quali attua campagne di disinformazione ma soprattutto è in grado di arrivare ai vertici del potere politico e di accaparrarsi le enormi risorse naturali presenti in Africa.

Ma vediamo di entrare nello specifico.

COME LA WAGNER SI INFILTRA IN AFRICA

Innanzitutto, delegazioni composte da decine di consulenti politici russi, tra cui alcuni vicini a Prigojine, si recano sul posto durante le elezioni come in Madagascar nel marzo 2018, in Zimbabwe nel luglio 2018, nella RDC nel dicembre 2019, in Mozambico nel 2019 o in Sudafrica nel 2019 per le elezioni legislative. L’obiettivo è quello di rilevare i candidati favorevoli agli interessi della Madre Parte per metterli in condizioni migliori per vincere le elezioni e quindi facilitare il dispiegamento della strategia russa in questi paesi. Gli esempi sono numerosi :con Félix Tshisekedi nella RDC eletto presidente nel 2018, con le rielezioni di Emmerson Mnangagwa in Zimbabwe o Filipe Nyusi in Mozambico o il sostegno ai candidati dell’African National Congress (ANC) alle elezioni legislative del 2019 in Sudafrica.

Successivamente, la Russia invia delegazioni di decine di membri di AFRIC, una struttura di influenza politica controllata da Prigojine, ufficialmente per condurre missioni di osservazione delle elezioni. Lo fa, in realtà, per integrarsi nel processo democratico, in particolare attraverso azioni: di influenza sui social network attraverso la diffusione di un discorso anti-francese e anti-occidentale attraverso attivisti panafricani; media volti a screditare i candidati dell’opposizione con accuse di corruzione in particolare; di pubblicazioni illegali di sondaggi d’opinione durante le elezioni (“exit poll”); di interruzione dei raduni dell’opposizione attraverso le forze di polizia locali; di legittimazione dei risultati delle elezioni presso la comunità internazionale.

IL CASO DEL MADAGASCAR

Un caso particolarmente significativo è quello del Madagascar.

Diverse personalità russe sono molto coinvolte in operazioni di influenza nelle elezioni presidenziali del 2018, come Konstantin Pikalov o Yevgeny Kopot, un parente di Prigojine. In queste elezioni, la Federazione Russa sostiene finanziariamente il Pastore Mailhol, a capo di una setta apocalittica.

Konstantin Pikalov, prende contatto con il pastore e diventa la sua guardia del corpo per l’inizio della campagna. Il presidente uscente, Hery Rajaonarimampianina, chiede in una lettera a un intermediario russo, Oleg Vasilyevich Zakhariyash, di impedire interferenze straniere, europee in particolare, affinché venga rieletto. La strategia di influenza russa consiste, quindi, nel sostenere piccoli candidati per dividere i voti dell’opposizione e quindi consentire il rinnovo al potere del presidente uscente.

Ma l’influenza russa passa anche attraverso sondaggi che coinvolgono un certo Pyotr Korolyov. Sono attivi almeno due organi di disinformazione, l’Internet Research Agency e un progetto chiamato Project Continent.

Inoltre, la Russia ha riunito i candidati alle elezioni per poterli avvicinare in una conferenza intitolata “Il Madagascar e i paesi dell’Africa: l’immagine del futuro” che si occupa in particolare dell’eredità coloniale. Quando è diventato chiaro che il presidente uscente, Hery Rajaonarimampianina, non avrebbe vinto nonostante l’aiuto che gli è stato dato, il futuro vincitore delle elezioni viene avvicinato direttamente, sottolineando il pragmatismo russo. Inoltre, diverse persone vicine al potere russo sono coinvolte in malversazioni durante le elezioni, tra cui Andrei Kramar, Vladimir Boyarishchev e Roman Pozdnyakov.
Uno degli obiettivi di questa manovra è quello di attirare le grazie del futuro presidente per mantenere il controllo dello sfruttamento delle miniere di cromo, firmato con il presidente uscente e questo nonostante le proteste dei sindacati sull’opacità del contratto o sulla distribuzione dei profitti.

La società pubblica malgascia Kraoma SA si lega con una società russa, Ferrum Mining, attraverso la creazione di una joint venture, Kraoma Mining, per la gestione di tre miniere con una distribuzione a dir poco irregolare: il 20% del capitale e del cromo estratto per la società locale contro l’80% per i russi. Inoltre, Ferrum Mining, appare come un semplice cavallo di Troia.

L’istituzione di un gruppo dirigente accusato di corruzione e cattiva gestione con anche un’inclinazione russofila appena velata spinge i sindacati alla prudenza sul futuro di Kraoma in questa joint venture. Infine, l’alleanza crolla nel dicembre 2019 con la partenza unilaterale dei russi che non riescono a rendere redditizio il cromo del Madagascar di fronte alla concorrenza cinese.

IL GRUPPO WAGNER IN CONGO, ZIMBABWE E NON SOLO

Il Gruppo Wagner è stato a lungo sospettato di avere uomini nella RDC orientale e di combattere il gruppo M23.

Sembra che si tratti di un gruppo di mercenari guidati da un rumeno, ex della Legione Straniera, Horatio Potra. Tuttavia, se Wagner non è coinvolto, la probabilità è molto alta che il gruppo finisca per prendere piede. Il presidente Felix Tshisekedi non l’ha fatto finora per non mettersi in rotta di collisione con la Francia e gli Stati Uniti, ma l’intera amministrazione sembra favorevole all’insediamento dei russi.

In Zimbabwe, le elezioni del 2018 sarebbero state influenzate in parte dalla disinformazione russa su Facebook che spinge Meta a chiudere più account fraudolenti manovrati da entità legate a Prigojine.

Lo stesso vale per il Mozambico durante la campagna presidenziale del 2019. Allo stesso tempo, questi paesi stanno stipulando importanti accordi con la Russia, come con lo Zimbabwe nel 2021 che ha firmato una partnership sulla padronanza del nucleare civile, mentre la Russia gestisce miniere di diamanti dal 2019 nel paese. L’azienda russa Rosneft gestisce il gas al largo del Mozambico dal 2019. A seguito dell’annullamento da parte di Vladimir Putin, nell’agosto 2022, di un debito contratto con la banca russa VTB nell’ambito dello scandalo dei debiti nascosti, nell’ottobre 2022 la Russia vince l’ottenimento delle miniere di grafite del Mozambico contro gli Stati Uniti.

Pertanto, sembra che la strategia di influenza russa in Africa si sia dimostrata valida e continui ad espandersi con un obiettivo di predazione economica ma anche di accerchiamento politico a livello internazionale.

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