Con lo stesso stile con cui Putin ha invaso l’Ucraina, Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha attaccato il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Da lui invenzioni false e blasfeme”, ha tuonato la portavoce con inusitata violenza diplomatica, alludendo al discorso di Mattarella a Marsiglia, in cui paragonava l’odierna aggressione della Russia “al progetto del Terzo Reich in Europa”. E sottolineando che allora, 1938, la strategia dell’acquiescenza nei confronti di Hitler, che si annetteva i Sudeti in territorio ceco con la compiacenza e l’inerzia dell’Occidente, “non funzionò”. “La fermezza avrebbe, con ogni probabilità, evitato la guerra”, concluse il nostro presidente della Repubblica con chiaro riferimento all’attualità. S’impari, dunque, la dolorosa lezione della Storia: nessuna accondiscendenza, oggi, per Putin l’invasore.
E’ proprio questo concetto, così diverso dall’approccio incauto, buonista e molto comprensivo per lo Zar da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ad aver infastidito Mosca, provocando la dura e lunga reazione verbale da parte di chi in realtà si sente punto sul vivo.
Il vivo della verità che fa male: gli europei non possono essere tanto ingenui né tanto cinici come i nordamericani, per i quali l’Ucraina aggredita va lasciata al suo tragico destino.
Mentre dal Quirinale fanno sapere che Mattarella ripropone con tranquillità le parole lette a Marsiglia, Giorgia Meloni diffonde un comunicato a nome del governo per rimarcare che è stata “insultata l’intera Nazione” rappresentata dal capo dello Stato. Al quale arriva la solidarietà di tutto l’arco politico. Nessun equivoco: il governo e Il Paese stanno con Mattarella.
Il tardivo attacco di Mosca (il discorso di Marsiglia fu fatto il 5 febbraio), rivela quale sia la vera posta in gioco di Putin: intimorire l’Italia per farla ricredere sulla sua “ferma” posizione sempre accanto all’Ucraina aggredita. Da Draghi a Meloni i nostri governi mai hanno tentennato su come schierarsi. Perciò, cercare di indebolire la linea del nostro Paese, che è una delle colonne del continente, significa creare un effetto domino sull’Ue. E consentire all’isolazionista Trump, che dell’Europa e dell’Ucraina se ne infischia, di lasciare a Putin mano libera. Mattarella è un evidente ostacolo nell’intento russo di interloquire in esclusiva con Trump per ottenere la pace gradita a Mosca, cioè la resa degli aggrediti nell’indifferenza di un’Europa nel frattempo presa a male parole dalle istituzioni russe.
Ma la reazione generale in Italia, che è tutta con Mattarella, testimonia quanto l’attacco al Quirinale abbia avuto il classico effetto-boomerang. Ora tocca all’Europa alzare la testa per dire al signor Trump che non esiste trattativa possibile sull’auspicata fine della guerra senza gli europei e senza gli ucraini seduti comodi al tavolo della pace.
Se negoziato significa dare a Putin ciò che chiede, l’Ue di Mattarella non ci sta. E Trump, per quanto presuntuoso e potente, da solo neppure lui può fare quel che vuole.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova
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