Ad appena due giorni dalla sua nomina, lunedì 8 luglio, il nuovo Segretario di Stato alla difesa britannico John Healey ha fatto la sua prima missione estera a Odessa. Con questo gesto il nuovo governo britannico ha riaffermato pubblicamente il suo impegno di sostegno militare all’Ucraina. Nella capitale marittima ucraina ha trovato da accoglierlo il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky, il suo ministro della difesa Rustem Umerov, e il vice ammiraglio Oleksij Neizhpapa, comandante delle forze navali ucraine, riuniti per celebrare la Giornata della Marina ucraina. Era in visita anche il nuovo ministro della Difesa e degli Affari esteri olandese Caspar Veldkamp.
TUTTE LE VISITE A ODESSA (MANCA IL GOVERNO ITALIANO)
Entrambi i ministri della difesa europei hanno confermato l’impegno a supportare l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa e in risposta Zelensky ha detto: “Continueremo a rafforzare la flotta ucraina insieme alla Gran Bretagna e ai Paesi Bassi, e ci sono nuovi dettagli incoraggianti dalla nostra cooperazione”. Dall’inizio dell’invasione russa a febbraio 2022, il Regno Unito ha fornito oltre 7,6 miliardi di sterline in supporto militare all’Ucraina. Inoltre, più di 42.000 soldati ucraini sono stati addestrati nel Regno Unito nell’ambito dell’operazione Interflex.
È interessante notare che questa ultima visita si aggiunge alla lunga lista di ministri della difesa europei che hanno visitato Odessa, in particolare: Danimarca, Germania (due volte), Olanda, Spagna e Svezia. E i paesi che non hanno mandato un ministro della difesa, come la Francia e la Norvegia, hanno inviato il loro ministro degli esteri. L’unica eccezione è proprio l’Italia. Nessun membro del Governo italiano è andato ancora in missione nel porto del Mar Nero. Odessa è quindi diventata l’epicentro di incontri di esponenti governativi. Nel 2023 ha ricevuto più di 100 delegazioni estere.
Come mai questo grande interesse dei governi europei per Odessa? Se le visite alla capitale Kiev hanno un senso da un punto di vista politico, andare a Odessa è facoltativo. È un segnale che oggi il porto del Mar Nero ha assunto un’importanza che prima non aveva. In primo luogo Odessa è il fulcro della proiezione militare ucraina sul Mar Nero, una novità inimmaginabile prima del 2022. Al momento dell’invasione russa nessuno ipotizzava una perdita dell’egemonia della flotta russa, che poteva agevolmente bloccare i porti ucraini e minacciare tutto il traffico marittimo commerciale.
Oggi, la flotta russa del Mar Nero ha visto distrutte 26 navi e un sottomarino (fonte: Intelligence Britannica), con una riduzione di circa metà della sua capacità combattiva. L’affondamento della nave ammiraglia “Moskva”, che rappresentava l’orgoglio della tecnologia navale russa, è stata un’umiliazione che la Russia non riceveva dalla battaglia di Tsushima (Mar del Giappone, 1905). Dopo i primi mesi del 2022, in cui il blocco navale stava strangolando l’export ucraino, le navi russe hanno dovuto abbandonare perfino la base di Sebastopoli, che è troppo vulnerabile agli attacchi di missili e droni marittimi, per riparare nei porti russi e georgiani, nella parte orientale del Mar Nero. La Crimea che era l’oggetto del contendere tra Russia e Ucraina per la sua posizione strategica al centro del Mar Nero, oggi è diventata inservibile per la flotta russa. E l’Ucraina si è ritrovata ad avere il controllo militare di metà del Mar Nero, pur senza avere una flotta, potendo così riaprire i suoi traffici commerciali senza temere più la minaccia russa.
UN CAMBIO DI PARADIGMA MILITARE E GEOPOLITICO
Siamo di fronte ad un cambio di paradigma militare, ma anche geopolitico. Tutte le guerre convenzionali, eccetto le guerriglie o le guerre interne (Afghanistan, Siria, Birmania), portano a salti nell’innovazione tecnologica e nella tattica militare. In particolare, la guerra sul Mar Nero ha ridimensionato il ruolo della flotta classica, condannando alcune categorie di nave, a causa delle nuove tecnologie (droni marittimi e missili) e del loro impiego innovativo. Tutti i paesi con una industria cantieristica avanzata, come gli USA, la Cina, la Francia, la Germania e l’Italia, stanno rivedendo i loro progetti di navi in cantiere per adattarsi alle nuove esigenze evidenziate dall’esperienza ucraina. Già questo spiega l’interesse dei ministeri della difesa dei paesi occidentali per Odessa, la base da cui l’Ucraina lancia le sue operazioni sul Mar Nero.
Ma anche l’uso da parte dell’esercito ucraino degli armamenti offerti dall’Occidente, come le difese antiaeree, rappresenta una importante esperienza da studiare con immediate ricadute sull’industria militare. È evidente che l’efficacia di alcuni sistemi d’arma testata sul quel grande poligono che (purtroppo) rappresenta l’Ucraina è molto importante per le scelte di investimento che i paesi europei che devono fare per riequipaggiare il loro eserciti e aggiornare la dottrina militare.
LA SICUREZZA DEI TRAFFICI MARITTIMI
Inoltre, questa guerra ha messo in evidenza l’importanza della sicurezza dei traffici marittimi, sia sul Mar Nero che nello Stretto di Suez. Questo chiama in causa la partecipazione delle flotte europee nella politica di sicurezza del Mediterraneo e dei suoi collegamenti con il Mar Nero e l’Oceano Indiano, anche a seguito del graduale disimpegno della flotta americana nel Mare Nostrum. In pratica, l’Europa non può più trovarsi nella situazione di subire un ricatto sulle importazioni di derrate alimentari dall’Ucraina (composte da: frumento, mais, semi di girasole, soia e orzo). Dal grano ucraino non dipende solo la produzione di pasta italiana o i mangimi a base di mais per gli allevamenti italiani, ma anche l’alimentazione di 400 milioni di persone. Ci sono paesi dell’Africa e del Medio Oriente che senza la produzione agricola ucraina si troverebbero con milioni di affamati, pronti a migrare in Europa per poter sopravvivere. Di conseguenza la sicurezza militare del Mar Nero è diventato un problema per l’Europa, che diventa una priorità nella strategia di difesa europea. Ecco un’altra spiegazione delle continue visite di ministri della difesa a Odessa.
ODESSA È IMPRENDIBILE PER LA RUSSIA
Se il Cremlino avesse potuto prevedere questo declassamento della sua potenza marittima, che appena due anni fa metteva soggezione, forse non avrebbe dato il via al suo attacco all’Ucraina. Infatti, la mancata conquista di Odessa ha rappresentato un colpo duro alla sua egemonia sul Mar Nero. Oggi sappiamo che il piano d’invasione russo prevedeva la facile conquista di Kiev in 3 giorni, per decapitare il Governo ucraino. Questo avrebbe dovuto far cadere la perla del Mar Nero nelle mani russe senza dover combattere, anche grazie alla sua popolazione ritenuta pro-russa.
Oggi Odessa è imprendibile, nonostante le minacce continue da parte del Cremlino. Dal mare non è più attaccabile per le ragioni già esposte. E da terra l’esercito russo dovrebbe riattraversare il fiume Dniepr e riconquistare Kherson e Mykolaiv, ma è evidente che non è in condizioni di farlo. Infine, le poche operazioni di paracadutisti effettuate dai Russi sono tutte fallite in un bagno di sangue. Ecco perché molti abitanti di Odessa, fuggiti il primo anno, sono rientrati, e i profughi dalle regioni ucraine più attaccate si fermano in città.
Questo nuovo ruolo internazionale di Odessa richiede da parte del Governo ucraino l’elaborazione di una strategia del mare. La mentalità della dirigenza a Kiev è continentale. Le città ucraine che da sempre influenzano maggiormente la politica ucraina sono: Dnipro (Dnepropetrovsk), Leopoli, Kharkiv e, un tempo, Donetsk. Nessuna di queste ha il mare. Odessa non ha mai contato molto a Kiev, per mancanza di politici locali che rappresentassero le sue istanze nella capitale. Però, oggi la leadership ucraina non può più evitare di pensare alla politica marittima. Questo comporta una presenza più influente nelle sedi internazionali, come l’Organizzazione Marittima Internazionale delle Nazioni Unite (IMO) con sede a Londra, dove l’Ucraina non è tra i 40 Paesi eletti del comitato esecutivo. Inoltre, occorre dare impulso a collaborazioni scientifiche e accademiche tra l’Accademia Navale e l’Università Marittima di Odessa e istituti di formazione navale di altri paesi.
Ma questo cambio di equilibri di potenza sul mare apre a nuove partite interessanti per quegli stati che vogliono giocare un ruolo di influenza sul mare. Per esempio, la Cina e l’Europa (Italia inclusa).
La Cina non è riuscita a completare il progetto delle vie della seta. Per esempio, il porto greco del Pireo, dove la Cina aveva investito massicciamente, era la prima tappa di un corridoio commerciale attraverso i Balcani, che non è stato realizzato. Il potenziale investimento cinese a Trieste era una opzione valida, ma è stato bloccato al cambio di Governo in Italia. Oggi, Odessa rappresenta un’alternativa interessante per le vie commerciali cinesi, perché dal porto del Mar Nero partono collegamenti ferroviari con i porti di Danzica (Polonia) e Klaipeda (Lituania) sul Mar Baltico. Non è un caso che il Consolato cinese a Odessa, che sembra un fortino, è grande quanto un’ambasciata.
L’IMPORTANZA DEL MAR NERO PER L’ITALIA
Infine parliamo dell’Italia. L’importanza del Mar Nero ha rinvigorito l’iniziativa dei “Tre mari” (Three Seas Initiative). Si tratta di un forum di 12 stati dell’Unione europea, dei quali 11 aderenti alla NATO, situati lungo l’asse nord-sud tra i mari Baltico, Adriatico e Nero. L’iniziativa mira allo sviluppo e alla definizione di una strategia di coesione, integrazione e collegamenti infrastrutturali tra gli Stati dell’Europa orientale e centrale. L’Italia non è tra i paesi membri di questo progetto. Il Mare Adriatico è rappresentato dalla Croazia, che vanta i porti di: Dubrovnik (Ragusa), Spalato, Sebenico e Fiume (Gabriele d’Annunzio si rivolterà nella tomba). La clamorosa assenza dell’Italia nasce da una scelta diplomatica (infelice) di molti anni fa, ma oggi sarebbe utile un cambio di politica estera per far partecipare l’Italia anche questa partita.
“Molta confusione sotto il cielo, molte opportunità”, diceva il Grande Timoniere Mao Tse-Tung.