Clamoroso in Romania: elezioni presidenziali annullate dalla Corte costituzionale. Una decisione inaspettata e senza precedenti, arrivata dopo che documenti dell’intelligence romena resi noti questa settimana hanno indicato che Mosca ha coordinato attacchi ibridi per minare le elezioni dell’ex Paese sovietico poi entrato nell’Ue e nella Nato.
Ecco tutti i dettagli.
CHE COSA HA DECISO LA CORTE COSTITUZIONALE IN ROMANIA
La Corte Costituzionale della Romania ha deciso all’unanimità di annullare le elezioni presidenziali. Lo si legge in una nota della Corte. L’intero processo elettorale per l’elezione del presidente rumeno dovrà essere ripetuto, con il governo incaricato di stabilire una nuova data. Nella nota della Corte costituzionale si legge che l’annullamento del processo elettorale arriva “al fine di garantire la correttezza e la legalità” dello stesso.
I PERCHE’ DELL’ANNULLAMENTO DELLE PRESIDENZIALI IN ROMANIA
Due giorni fa, il presidente della Romania, Klaus Iohannis, aveva declassificato cinque documenti di istituzioni e agenzie d’intelligence romene, in cui si evidenziava che il risultato del candidato nazionalista Calin Georgescu (nella foto) “non era un esito naturale”, ma frutto di una campagna orchestrata da un “attore statale”. Georgescu avrebbe beneficiato di una campagna su TikTok simile ad operazioni condotte dalla Russia in Ucraina e Moldavia.
DOSSIER TIKTOK
Circa 25.000 account TikTok, presumibilmente usati per aumentare la popolarità di Georgescu “sono diventati molto attivi due settimane prima della data delle elezioni”, secondo i documenti. Circa 800 di questi account hanno avuto un’attività estremamente bassa fino all’11 novembre. Da quella data in poi, “l’intera rete è stata attivata a pieno regime”.
I PAGAMENTI
Nei documenti si legge anche di un account TikTok che avrebbe effettuato pagamenti per 381.000 in un solo mese, a partire dal 24 ottobre, a utenti che promuovevano Georgescu; inoltre, le agenzie di intelligence hanno segnalato oltre 85.000 attacchi informatici che miravano a sfruttare le vulnerabilità del sistema.
LA REAZIONE DI GEORGESCU
Georgescu ha annunciato che farà ricorso: «Ovviamente andremo in Alta Corte. Conosciamo la posizione della Corte, se su 19 milioni decidono 9 persone, è già chiaro. Il popolo romeno è sovrano e rimarrà sovrano, non potranno fermarmi e non potranno fermare il popolo romeno». Parla di «colpo di Stato» George Simion, leader del partito di ultradestra Aur: «Nove giudici nominati politicamente hanno deciso di annullare la volontà dei romeni, temendo che un candidato esterno al sistema avesse tutte le possibilità di diventare presidente della Romania». Simion ha però anche rivolto ai suoi sostenitori un appello alla calma, a «non agire con violenza»: questo «abuso deve essere punito democraticamente», ha detto.
L’ANNUNCIO DEL PRESIDENTE
Il presidente Iohannis ha annunciato che resterà in carica fino all’elezione del suo successore, in una data che sarà stabilita dal futuro governo risultante dalle elezioni legislative. “Rimarrò in carica fino all’elezione di un nuovo presidente”, ha dichiarato il leader europeista in un discorso solenne, aggiungendo a beneficio degli “investitori, dell’UE e della NATO” che la Romania rimane “un Paese stabile e solido”.
IL REPORTAGE DEL CORRIERE DELLA SERA
Scrive l’inviata del Corriere della sera, Alessandra Muglia, da Bucarest: “Sono due gli scenari messi in luce dai documenti dell’intelligence romena declassificati nei giorni scorsi su richiesta del presidente uscente: il primo che l’avanzata di Calin Georgescu non è stata «un risultato naturale», non è spiegabile soltanto con la scelta anti sistema dei tanti romeni delusi dai partiti tradizionali, ma è il frutto di una campagna sui social «orchestrata da un attore statale», la Russia, con la condivisione di messaggi identici e l’utilizzo di influencer. Il secondo che la Romania è stata identificata come uno «stato nemico» da Mosca e un obiettivo prioritario per quelle che definisce «azioni ibride aggressive»: sono stati segnalati 85.000 tentativi di hackeraggio dei dati elettorali, con tentativi di modificarne i contenuti anche il giorno delle elezioni in una scala «tipica degli attori sponsorizzati dallo Stato»”.
ESTRATTO DELLA CORRISPONDENZA DI MUGLIA DA BUCAREST:
«Da un lato è bene che ci siamo liberati del candidato filorusso, ma il modo in cui questo è avvenuto mi lascia molto perplesso. Cancellare il voto appare una mossa di opportunismo politico a vantaggio dei socialdemocratici e dei liberali al governo rimasti esclusi dal ballottaggio». Non salva quasi nessuno Victor Ilie. «Avrebbero dovuto intervenire prima. In Romania c’è una struttura che coordina i servizi di intelligence, il Consiglio supremo per la difesa nazionale, di cui fanno parte anche il primo ministro e il presidente. Non potevano non sapere della valanga di disinformazione che circolava nei social e in certi media».
Il reporter investigativo segue la pista dei finanziamenti russi a media e siti romeni da due anni. «Ho avuto la prima soffiata nel 2022: ho avuto accesso a documenti sui copiosi versamenti russi che arrivavano regolarmente a una tv romena che però non pagava i dipendenti. I soldi venivano versati da AdNow, una società di pubblicità digitale legata al Cremlino». Quando lo incontriamo sono le nove di sera e ha appena messo a letto il figlio, cui spera di poter garantire sonni tranquilli. Cosa che lui non riesce più a fare. Dopo aver pubblicato la prima puntata della sua inchiesta sulla rivista Snoop è stato minacciato di morte. «Non capisci che sappiamo tutto di te?» gli ha intimato un boss dell’organizzazione «Tracia Unita» che sostiene Georgescu. Ilie ha scoperto che almeno due milioni di euro sono stati indirizzati tra il 2016 e il 2024 da AdNow ai siti web di reti televisive come RTV e Realitatea Plus, ma anche a influencer cospiratori e pubblicazioni di estrema destra. AdNow ha il suo quartier generale a Londra nello stesso palazzo che ospita la società di un cugino di Vladimir Putin e altre società legate al Cremlino. Inclusa Bunelu Ltd che ha poi aperto una filiale in Romania e coordina una rete di aziende attraverso un responsabile dell’organizzazione Tracia Unita, quella che ha minacciato Ilie. I suoi membri frequentano l’ambasciata russa, invitano Georgescu ai dibattiti ed erano candidati nelle liste del partito di estrema destra SOS per il Parlamento o un possibile governo.