Skip to content

elezioni

Romania, quanto trumpismo c’è in Georgescu

Călin Georgescu, candidato ultranazionalista alla presidenza della Romania: slogan, idee e polemiche

Călin Georgescu, candidato ultranazionalista alla presidenza della Romania, sta catalizzando l’attenzione con una campagna che promette di rendere il Paese autosufficiente e di liberarlo dall’influenza delle grandi multinazionali. La sua vittoria a sorpresa nel primo turno delle elezioni presidenziali, il 24 novembre, lo ha portato al centro del dibattito politico, con un messaggio di sovranismo economico e critiche aperte all’Unione Europea e alla NATO. Ora, il ballottaggio dell’8 dicembre contro Elena Lasconi, candidata pro-riforme dell’Unione Salva Romania (USR), potrebbe definire il futuro politico e geopolitico della Romania.

ATTACCO ALLE MULTINAZIONALI E PRIVATIZZAZIONI

Georgescu ha costruito gran parte della sua campagna sulla denuncia delle privatizzazioni avvenute dopo la caduta del comunismo, che a suo dire hanno svenduto i principali asset nazionali a investitori stranieri. “Pago l’acqua a una società francese che non ha investito nulla, ma raccoglie i profitti. Lo stesso vale per gas, elettricità e benzina: tutto va a agli stranieri,” ha dichiarato. Promettendo di “recuperare” questi asset nei primi 100 giorni della sua presidenza, Georgescu propone un modello economico basato sull’autosufficienza nazionale, meglio nota da noi come autarchia.

Tuttavia, le sue proposte rischiano di scatenare una serie di questioni politiche e legali, minando il clima per gli investimenti in Romania e alimentando i timori di un isolamento economico. Bruxelles osserva con attenzione, preoccupata per le implicazioni di un simile approccio rispetto ai principi del mercato unico europeo.

UN MODELLO ISPIRATO A TRUMP

Georgescu si presenta come il “Trump della Romania,” abbracciando apertamente la retorica nazionalista dell’ex presidente e ora “presidente eletto” degli Stati Uniti. “Se Trump ha detto ‘America First,’ io dico ‘Romania First,’” ha dichiarato, aggiungendo che intende seguire l’esempio americano anche in politica estera, compresa la gestione del conflitto in Ucraina. Tuttavia, le sue posizioni ambigue sulle alleanze con NATO e UE e il suo sostegno a narrazioni filo-russe hanno sollevato allarmi a livello internazionale.

IL LEGAME CONTROVERSO CON ROBERT F. KENNEDY JR.

Călin Georgescu ha recentemente dichiarato che Robert F. Kennedy Jr., figura di spicco negli Stati Uniti e critico delle politiche sanitarie globali, potrebbe visitare Bucarest per il lancio del suo libro The Real Anthony Fauci: Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health. Georgescu, che ha scritto la prefazione del libro, ha affermato durante un’intervista a Realitatea Plus che Kennedy Jr. potrebbe essere presente in Romania il 5 dicembre per promuovere il volume.

Questa dichiarazione ha suscitato reazioni contrastanti. Georgescu ha descritto Kennedy Jr. come il futuro segretario della salute sotto la prossima amministrazione Trump, sottolineando l’importanza del legame tra i due. Tuttavia, molti osservatori vedono nella mossa un tentativo di legittimare la sua campagna elettorale con un collegamento simbolico a figure politiche statunitensi controverse, rafforzando la sua narrativa anti-sistema e pro-russa..

L’ASCESA SUI SOCIAL E LE ACCUSE DI INGERENZE RUSSE

Uno dei fattori chiave del successo elettorale di Georgescu è stata una campagna innovativa sui social media, in particolare su TikTok, Facebook e YouTube. In pochi mesi, è passato dallo 0,4% dei consensi nei sondaggi al 23% dei voti al primo turno. Tuttavia, questo exploit ha alimentato accuse di manipolazione, con rapporti su presunti bot e troll di origine russa a supporto della sua campagna. A seguito di una riunione del Consiglio supremo per la difesa nazionale, è stato rilevato “un crescente interesse” da parte della Russia a “influenzare l’agenda pubblica rumena (…) nell’attuale contesto di sicurezza regionale”. Inoltre, secondo il Consiglio supremo per la difesa nazionale, la piattaforma TikTok avrebbe riservato un “trattamento preferenziale” al candidato di estrema destra filo-russo. Calin Georgescu, di cui non si fa il nome, ha “beneficiato di una massiccia esposizione” sul social network “che non lo ha etichettato come candidato politico”, secondo una dichiarazione della Presidenza. Questo ha avuto “un impatto sul risultato finale” delle elezioni e richiede l’introduzione di “misure di emergenza”.

Nel frattempo, le autorità romene hanno richiesto alla Commissione Europea di indagare su TikTok per una presunta violazione del Digital Services Act, legata all’enorme influenza esercitata dalla piattaforma sulla campagna elettorale di Georgescu. Georgescu ha respinto le accuse, paragonandosi a Trump e accusando i media tradizionali di ignorare il genuino sostegno popolare alla sua agenda.

CHI FINANZIA CALIN GEORGESCU?

Ma negli ultimi giorni è emersa una figura misteriosa tra i sostenitori finanziari di Călin Georgescu: un donatore noto sulla piattaforma TikTok con il soprannome di Bogpr. Secondo un’inchiesta di Le Monde, Bogpr, il cui vero nome è Bogdan Peschir, era già noto alle cronache, ma non per motivi politici. La sua notorietà derivava da una serie di generose donazioni fatte durante dirette TikTok, che avevano attirato l’attenzione dei media di gossip grazie alle reazioni entusiaste dei beneficiari.

Tuttavia, l’origine della sua fortuna rimane avvolta nel mistero. Peschir possiede un’impresa registrata in Romania, priva di dipendenti e con una ragione sociale poco chiara. Inoltre, è stato coinvolto in progetti legati alle criptovalute, come BitXatm e Globaya. La prima, ormai chiusa dopo uno scandalo finanziario, era nota per episodi in cui il denaro depositato nei suoi dispositivi per il cambio di bitcoin veniva prelevato dai gestori stessi. Altri collegamenti conducono a Gabriel Prodanescu, co-fondatore di Globaya e proprietario di società nel Regno Unito e in Russia. Prodanescu, inoltre, ha rilevato una delle sue imprese, Bcb Atm, da un ex amministratore con precedenti penali per furti aggravati da violenza e tortura.

Bogpr avrebbe iniziato a sostenere Georgescu già nel 2020, durante la pandemia, quando l’allora sconosciuto politico di estrema destra si opponeva apertamente ai vaccini. In quel periodo, il sito personale di Bogpr, ora offline, offriva servizi di “protezione” per account TikTok, promettendo soluzioni per aggirare le sanzioni dei moderatori. Questo legame, che si estende ben oltre la campagna elettorale, getta un’ombra su chi realmente stia finanziando l’ascesa politica di Georgescu e quali interessi possano essere coinvolti.

LE ELEZIONI PARLAMENTARI: UNA ROMANIA FRAMMENTATA

Le elezioni parlamentari del 1° dicembre hanno rafforzato il panorama politico frammentato del Paese. Il Partito Social Democratico (PSD) ha ottenuto il maggior numero di voti, seguito dall’Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), formazione di estrema destra che ha raddoppiato i consensi al 18,2%. Il Partito Nazionale Liberale (PNL) e l’Unione Salva Romania (USR) si sono classificati rispettivamente terzo e quarto. Due altri partiti sovranisti minori hanno superato la soglia per entrare in parlamento.

L’avanzata dell’estrema destra, guidata dall’AUR e dal suo leader George Simion, riflette un crescente sentimento anti-establishment. Simion ha descritto i risultati come un “momento di rinascita” per la Romania, mentre gli analisti politici sottolineano le difficoltà per i partiti pro-UE nel costruire una coalizione stabile. Cristian Andrei, analista di Bucarest, osserva: “Sebbene i partiti pro-europei abbiano una maggioranza teorica, le loro divisioni storiche e l’ostilità reciproca rendono molto difficile formare un governo coeso.”

IL RUOLO CRUCIALE DEL FUTURO PRESIDENTE

In questo contesto di frammentazione parlamentare, il ruolo del futuro presidente sarà determinante. In Romania, il presidente ha poteri significativi in ambito di politica estera e sicurezza nazionale, oltre a nominare il Primo Ministro e poter sciogliere il parlamento in caso di stallo. La vittoria di Georgescu potrebbe accelerare la deriva nazionalista e sovranista del Paese, mettendo in discussione il supporto alla NATO e all’UE e rivedendo il ruolo della Romania nel sostegno all’Ucraina.

Dall’altro lato, una vittoria di Lasconi rappresenterebbe un’opportunità per costruire un’ampia coalizione pro-democratica e filo-occidentale, unendo forze moderate come PSD, PNL e USR contro l’avanzata dell’estrema destra. Se eletta, Lasconi diventerebbe la prima donna presidente della Romania, un simbolo di cambiamento per un Paese in tumulto.

UN FUTURO INCERTO PER LA ROMANIA

Le elezioni del 2024 segnano una svolta cruciale per la Romania, con l’ascesa del populismo di estrema destra che sfida il tradizionale quadro democratico del Paese. Mentre l’avanzata di forze come l’AUR e di candidati come Georgescu riflette una profonda insoddisfazione verso l’establishment, il rischio di isolamento internazionale e di tensioni interne è reale.

Il ballottaggio dell’8 dicembre sarà decisivo non solo per il futuro politico della Romania, ma anche per il suo ruolo all’interno della comunità euro-atlantica. La capacità delle forze pro-democratiche di coalizzarsi sarà cruciale per mantenere il Paese saldamente ancorato ai suoi valori europei e transatlantici. Tuttavia, con un’economia in difficoltà e un parlamento profondamente diviso, il cammino verso la stabilità appare lungo e incerto.

Torna su