Non smarrite mai i documenti o non cercate di farveli rubare, magari in un autobus, affollato nel caos prenatalizio, magari custoditi in un astuccio firmato nello zaino, aperto con tecnica invisibile da veri professionisti dello scippo. Potreste passare un sabato intero in commissariato, con altri compagni di sventura, confortati dalla gentilezza persino affettuosa e a tratti ironica per sdrammatizzare di poliziotti eroi, al lavoro fino a notte, perché gli organici sono ridotti all’osso. Un sabato imbottigliati in una fila che viene smaltita solo dopo le 21. Salvo imprevisti notturni. Ma l’attesa è istruttiva anche su come è cambiata profondamente Roma in peggio per la sicurezza.
Non siamo al Tiburtino o in altre periferie da sempre problematiche della Capitale, ma in zona Salario-Parioli, quartiere esclusivo. Per arrivarci, avendo trovato chiuso (dal 2018, ci dicono) quello dove l’ultima volta eravamo andati a rinnovare il passaporto, perché il più vicino al luogo dove parcheggiamo prima della Ztl, abbiamo fatto anche un percorso a piedi per via di sensi vietati e avendo dovuto lasciare la macchina un po’ lontano, poiché trovare posto più vicino era impossibile. E così abbiamo rivisitato a piedi un quartiere dove abitavamo negli anni 80, con piazze importanti scarsamente illuminate, quasi deserte dopo le 21. Prima ancora durante il pomeriggio abbiamo attraversato vie interne con banchetti e bar in stile mediorientale, gestiti da extracomunitari. Il tutto accanto a negozi italiani, con insegne stile anni 50, come quella con scritto “Giornali”, chiusi ormai da tempo, dalle strutture fatiscenti. Agli angoli delle strade qualche signore straniero extracomunitario dall’aria come inebetita e la camminata ciondolante.
Poi in commissariato, durante l’interminabile fila di cittadini vittime di furti e scippi, ti rendi più brutalmente conto di quanto il quartiere sia cambiato. Arriva una signora di circa 80 anni, ben vestita, esponente della tradizionale medio-alta borghesia del Parioli-Salario. È choccata: “Non ci posso credere, stavo mettendo poco lontano da qui la mia tessera annuale dell’autobus, da dove sono scesa, nella borsa ma uno è spuntato all’improvviso e ha cercato di afferrarmela. Io ho resistito, ma è riuscito a strapparmi la tessera, pure a quella si attaccano”. Ci sono anche ragazzi cui è stato rubato un giubbotto con il portafogli dentro al guardaroba di una festa privata in un circolo.
Ma dopo le 20 arriva, come nota felice della giornata, un ragazzo che volontariamente rip⅞orta un portafoglio caduto a una fermata dell’autobus, probabilmente caduto perché nel tentativo di scippo il ladro non è riuscito a mantenerlo. E siamo nel quartiere Parioli-Salario. Roma città aperta. “Ma aperta troppo, a troppi, siamo al limite. Non hanno lavoro e delinquono…”, sbotta un agente. Fuori appare all’improvviso un bellissimo gatto bianco che in segno di saluto si struscia ai denunciati quando vanno nel cortile a fare due passi durante le ore di attesa. Il dirigente deve anche occuparsi di tutto il resto che accade nella zona. Più che aperta, Roma città sempre più insicura.
Una vera emergenza che è al centro di una campagna di inchieste, partita dal degrado della Stazione Termini, dello storico quotidiano romano “Il Tempo” diretto da poche settimane da Daniele Capezzone. Una campagna non fondata su allarmismo da cosiddetta “percezione”, come per anni ha accusato la sinistra, men che meno da razzismo, ma sui dati reali forniti dal capo della Polizia, Vittorio Pisani. Eccoli: oltre il 35 dei reati sono commessi dall’8 per cento di immigrati, irregolari e non, presenti in Italia. Dati confermati da episodi che riguardano ormai anche quelle che erano una volta le zone più protette di Roma.






