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Italia Mediterraneo

Perché l’Italia e l’Europa non devono dimenticare il Mediterraneo

Cosa c'è nell'ultimo numero della rivista leSfide dedicata al Mediterraneo. L'articolo di Paola Sacchi

 

Mediterraneo. Nevralgico terminale Sud di un’Europa che però sembra averlo messo in secondo piano. A rimetterlo al centro è il nuovo numero di leSfide – Non c’è futuro senza memoria, rivista di studi, approfondimento e riflessione (digitale e cartacea), edita dalla Fondazione Craxi e diretta da Mario Barbi.

L’iniziativa verrà presentata oggi a Perugia, Palazzo Gallenga, dove ha sede l’Università italiana per stranieri. Il titolo della rivista è Mediterraneo – Conflitti, cooperazione e scenari globali. Viene affrontato il rapporto della Ue con il “mare nostrum”, così decisivo per l’Italia e così periferico, invece, per gran parte dell’Europa che conta. È una riflessione sulle dinamiche storiche, culturali e geopolitiche che attraversano questa area strategica per le tensioni che la scuotono, per i flussi migratori che da lì hanno origine.

Come stare dentro i conflitti in corso? Che cosa succede in quelle società? Come approcciarsi e rapportarsi con i nuovi attori che si agitano nella Regione, specie dopo , in una visione di Mediterraneo allargato fino a Kabul, il ritiro americano dall’Afghanistan? Che bilancio fare delle politiche euro-mediterranee della Ue e quali sono le prospettive dell’Unione nel Mediterraneo? È intorno a queste domande che si compone questo nuovo volume.

In apertura l’editoriale del direttore, Barbi, “Noi e il Mediterraneo”. Barbi, nel riannodare i fili della riflessione di un numero ampio e articolato, rende conto dei fronti di conflitto e di cooperazione in questa vasta area e del modo in cui questi si coniugano con le dinamiche di riassetto degli equilibri globali, nel confronto tra Stati Uniti e Cina. Un riassetto che impone all’Italia la necessità di agire in modo più attivo in difesa dei propri interessi e di elaborare una visione strategica di lungo periodo, che tenga conto degli squilibri tra Nord e Sud, delle alleanze su cui contare e delle rivalità e dei contrasti con cui fare i conti nella Regione.

Temi al centro di un ampio colloquio con il presidente dell’Ispi e di Fincantieri, Giampiero Massolo, che affronta le dinamiche in corso in un mondo che potrebbe nuovamente “bipolarizzarsi”, con un’Europa che rischia di diventare “faglia” del conflitto. Si prosegue con un saggio di Emidio Diodato sull’Italia e il Mediterraneo. Il tema delle Primavere arabe e il loro bilancio, passato ormai un decennio, è il comune denominatore tra le analisi di Andrea Ungari e la ricostruzione storica che ne fa l’ambasciatore Claudio Pacifico. Mentre la questione demografica, quella energetica e la guerra al terrorismo islamico nella Regione costituiscono rispettivamente l’oggetto dei lavori di studiosi e analisti come Alfonso Giordano, Michelangelo Celozzi e Marco Cochi. E ancora: approfondimenti sull’emergente questione neo-Ottomana su cui riflette Alessia Chiriatti; sull’evoluzione del quadro tunisino con l’avvento di Kais Saied attraverso il saggio di Leila El-Houssi; sugli scenari del quanto mai riacceso conflitto nel Sahara occidentale tra Marocco e Algeria affrontati da Caterina Roggero; sui travagli culturali, religiosi e politici del Libano con un saggio di Lorenzo Somigli.

Una ricostruzione delle visioni e delle filosofie, che hanno attraversato il Mediterraneo fin dall’antichità, viene svolta da Corrado Ocone. Si passa poi a temi europei veri e propri, con la questione ‘green’, che costituiscono l’altro asse tematico del nuovo numero della rivista della Fondazione Craxi. Alberto Clò e Nino Tronchetti Provera si interrogano rispettivamente sulla compatibilità tra sostenibilità e crescita e sul ruolo dell’impresa privata nella transizione ecologica, in Italia-Europa. Roberto Caporale, Alessandro Rico e Valerio Valla affrontano ruolo e posizionamento della UE nelle sfide globali, dalla prossima fine dell’emergenza pandemica con il ritorno al Patto di Stabilità al funzionamento del Next Generation UE e alle ambizioni del Pnrr.

Nella sezione Lettere dall’Europa, Benedetto Ippolito si interroga sui destini della politica tedesca, mentre Federico Punzi affronta il tema dell’indipendentismo scozzese dopo la Brexit. Stefan Bielanski, con una riflessione dall’interno, parla dell’Europa di Visegrad, caratterizzata dalle istanze polacco-ungheresi, e fa una ricostruzione storica della genesi delle leadership attuali. Sullo sfondo degli irrisolti nodi globali e delle crisi mediorientali, si dipanano i saggi, nella sezione “Lettere dal mondo”, di Fabio Squillante sull’epilogo del conflitto afghano, delineando gli scenari possibili, ed Elena Dundovich che fa il punto sul conflitto ceceno.

Infine, si torna al Mediterraneo con una ricostruzione di Maria Elena Guasconi sul succedersi e l’intrecciarsi delle politiche euro-mediterranee sviluppate senza grandi successi dall’Unione Europea nell’ultimo quarto di secolo. Chiude il documento integrale con il quale, nel 1995, prese vita il Processo di Barcellona, contestualizzato da una nota introduttiva di Nicola Carnovale, che affronta i ritardi Ue sull’ area nevralgica del Mediterraneo. Vista come periferica dalle Cancellerie mitteleuropee nella Ue. Eppure centrale per i destini non solo dell’Italia ma dell’Europa stessa.

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