Che il campo largo vincesse nelle principali Regioni del Sud, Campania e Puglia, già storicamente a guida del centrosinistra, era abbastanza scontato, anche se questa è la vittoria che certifica la validità della formula “testardamente unitaria ” come la ha definita Elly Schlein. Ma divisa come è soprattutto sulla nodale politica estera questa è, per dirla con Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero Quotidiano, che lo aveva ampiamente previsto già ieri, anche la vittoria della formula dell'”ammucchiatissima”, unita per il potere ma divisa sull’Ucraina.
Scontatissimo invece non era, nella pur anche questa scontata vittoria stavolta del centrodestra, il margine amplissimo della conferma in Veneto della coalizione di governo, dopo il tramonto del terzo mandato che avrebbe consentito al super governatore Luca Zaia di ricandidarsi. Ma non solo la vittoria del centrodestra è molto netta e ampia: vengono anche smentite tutte le automatiche previsioni secondo le quali le Regionali sarebbero state fotocopia del risultato delle Politiche di tre anni fa con FdI, il principale partito guidato dalla premier Giorgia Meloni, che aveva surclassato la Lega. Automatismi che non sempre sono scontati sui territori alle elezioni amministrative e Regionali. Sulla base di questa convinzione, Matteo Salvini, consapevole della forza del radicamento territoriale, valore aggiunto del suo partito e della Liga Veneta, aveva ingaggiato con determinazione una dura battaglia nel centrodestra rivendicando che Zaia, prima scelta, o non Zaia, il candidato fosse rimasto un leghista. Scommessa ampiamente vinta con il trentaduenne Alberto Stefani, l’ex sindaco ragazzino di Borgoricco (Padova), l’ex deputato più giovane a 25 anni, vicesegretario federale della Lega, incarico che manterrà, che doppia, come la Lega fa con FdI, il contendente Giovanni Manildo con – a spoglio ancora in corso – circa il 65 per cento a fronte di un risultato sotto il 30 dell’ex sindaco di Treviso.
Ma, nonostante Manildo fosse ritenuto il candidato più forte del centrosinistra, essendo anche riuscito a conquistare anni fa Treviso, la “capitale” dello “Zaiastan”, nel Nord-est consolidato traino economico del Paese da sempre a guida leghista, le “ammucchiatissime” subiscono un netto colpo d’arresto. La Lega di Salvini torna a volare oltre il 30 per cento, al 36 e anche 37, FdI si inchioda a oltre il 18 per cento. Forza Italia, battutasi più di FdI contro il terzo mandato che avrebbe permesso a Zaia di ricandidarsi, FI che all’inizio avrebbe voluto Flavio Tosi, si ferma poco sopra il 6, per rifarsi in Campania dove con quel consistente 10 per cento tallona FdI all’11 e passa per cento, poco sopra solo di un punto. Ma alla fine Salvini vince la sua scommessa ad alto rischio.
Sono già partiti i retroscena in cui ricomincia la telenovela di lui contro Zaia che ormai avrebbe in mano il partito. Certamente il contributo del plebiscitato Zaia, in tre mandati fino a oltre il 70 per cento, come il “militante dall’alba al tramonto” da capolista Lega in tutte le province è stato decisivo. Ma Salvini rivendica, oltre che “la spallata fallita contro il centrodestra”, di fatto tutto il suo ruolo di regista dell’operazione di coinvolgimento di Zaia, “il Doge”, dopo il passo indietro, come capolista del partito in una sorta di potente ticket con il giovane Stefani, molto legato anche all’altro grande veneto, il cattolico Lorenzo Fontana, presidente della Camera che gli fa complimenti “speciali”.
Contrariamente a certa narrazione mediatica ferma alla vecchia e stereotipata lettura, tanto accarezzata dalla sinistra, di Salvini al tramonto, “praticamente da sempre, da quando sono stato eletto per la prima volta segretario federale” (confermato una seconda al recente congresso di Firenze), il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti può ora ben dire: “Non sono morto”. Il “capitano” rilancia la sua leadership rafforzata che ora sarà fatta valere anche per la candidatura in Lombardia nel 2028. Sarà semore ceduta a FdI? Sottolinea Salvini: “Ha vinto la squadra”. È quella dei ragazzi di Umberto Bossi, cui il leader leghista rende omaggio: “Luca, Alberto ed io siamo quelli del mai mula’, la squadra dei giovani di ieri e di oggi che Bossi ha sempre mandato avanti”, dice nel corso della conferenza stampa.
Fratelli d’Italia, nonostante i sondaggi, ancora una volta non ha sfondato il tetto del 30 per cento. Ma la premier,
in una nota ufficiale, saluta con soddisfazione l’elezione di Stefani e fa i complimenti istituzionali a Roberto Fico e Antonio Decaro, i presidenti governatori del campo avversario. Quanto a Stefani, la premier osserva: “È una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione. A lui vanno i miei complimenti e i migliori auguri per le sfide che lo attendono”. Salvini nel corso della conferenza stampa aveva a sua volta elogiato il lavoro di squadra anche del centrodestra e ringraziato Luca De Carlo che FdI avrebbe visto bene come candidato in Veneto.
Dopo le Regionali di novembre, che sono l’ultimo importante test politico prima delle Politiche del 2027, il dato è di 12 Regioni al centrodestra, 6 al centrosinistra, 1 autonomista. La prevalenza della coalizione di governo è nettissima; ciò non toglie che ora FdI torni a chiedere per bocca del capo organizzativo, Giovanni Donzelli, una riforma della legge elettorale, “per rendere più stabile” la maggioranza di governo, con l’abolizione dei collegi uninominali e l’ampliamento della quota proporzionale con un premio di maggioranza per gli schieramenti che potrebbero indicare il candidato premier. Fi con Antonio Tajani è d’accordo; Salvini, avendo nei collegi al Nord il suo punto di forza, pur essendo riuscito, come sottolinea, ad ottenere anche 100.000 voti in Puglia e Campania, appare più freddo. Ma il punto è ora rivincere alle Politiche. Anche se non sono le formule elettorali a cambiare la sostanza della politica e il peso dei partiti.
L’unità del centrodestra ha confermato che la sua forza sta nella pluralità della sua composizipne, ancorata saldamente a principi e valori a differenza alle “ammucchiatissime”.




