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Rimpastone o ribaltone? Prove tecniche di risoluzione della crisi di governo

I Graffi di Damato

 

Dietro un nuovo, l’ennesimo scontro fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il suo vice e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si sono scambiati lettere chiuse ed aperte, è avvertibile – si vedrà se a torto a ragione – un clamoroso tentativo del leader leghista di riproporre sul tavolo della crisi di imminente formalizzazione, dopo il discorso preannunciato del capo del governo alle Camere, un rimpastone. In occasione del quale Salvini potrebbe addirittura rinunciare al suo incarico di ministro – “Se a qualcuno a non vado bene al Viminale, lo dica”, ha affermato testualmente – in cambio, probabilmente, della rinuncia anche dell’altro vice presidente del Consiglio, e pluriministro, Luigi Di Maio. Che non a caso, essendo evidentemente indisponibile, si è affrettato a liquidare aperture o allusioni di Salvini come un troppo tardivo “pentimento” rispetto allo “stacco della spina” al governo attribuito al leader leghista, e da questi peraltro smentito come espressione da lui usata.

“La frittata ormai è fatta”, ha detto il capo formale, ancora, del Movimento 5 Stelle, dove però crescono le resistenze e le paure di evitare le assai temute elezioni anticipate, dopo la batosta nelle urne del 26 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo e i precedenti insuccessi elettorali a livello regionale, anche a costo di un ribaltone, quale sarebbe un cambio della maggioranza, col Pd al posto della Lega. Ed è proprio queste resistenze e paure, altre volte da lui stesso citate o vantate nei giorni scorsi con pubbliche dichiarazioni, che Salvini ha voluto probabilmente alimentare riproponendo di fatto, e allusivamente, il tema di un rimpasto, o di un secondo governo Conte gialloverde.

La collaborazione diretta a Palazzo Chigi e dintorni fra i due – Conte e Salvini – appare francamente assai compromessa dopo che il primo ha rimproverato al secondo, a proposito della vicenda dei migranti soccorsi dalla nave del volontariato Open Arms battente bandiera spagnola, “l’ennesima, a dire il vero, sleale collaborazione” e l’”ossessiva” riduzione della complessa gestione dell’ancor più complesso fenomeno dell’immigrazione alla formula dei “porti chiusi”. Ma è “un’ossessione” di cui il leader leghista di è detto” orgoglioso” con ciò confermando implicitamente, nonostante la sfida apparente, la consapevolezza di essere ormai diventato un problema personale nei rapporti con Conte, e quindi la disponibilità a risolverlo con un’altra edizione della stessa maggioranza.

D’altronde, già alla vigilia della formazione dell’attuale governo Salvini era stato sconsigliato dal collega di partito, e predecessore al Viminale, Roberto Maroni di fare contemporaneamente il ministro dell’Interno e il segretario del partito, essendo i due compiti incomponibili per mole di lavoro e natura dell’impegno politico.

E’ immaginabile la sorpresa e insieme l’interesse che la corrispondenza aperta e chiusa fra Conte e Salvini avrà procurato al presidente della Repubblica nel suo rifugio estivo in Sardegna, alla Maddalena. Da dove, se non direttamente ma per il tramite di qualche collaboratore, in attesa del rientro del capo dello Stato a Roma per gestire dopo il 20 agosto l’apertura formale della crisi, potrebbe essere già partito qualche contatto. “Il mio telefono è sempre acceso”, ha avvertito nelle sue esternazioni ferragostane Salvini pensando probabilmente anche a Mattarella, e non solo a Conte e ai grillini contrari ad una collaborazione col Pd, che potrebbe rivelarsi per il Movimento delle 5 Stella ancora più difficile e penalizzante di quella sperimentata con i leghisti dopo le elezioni politiche dell’anno scorso.

Se sono rose fioriranno. Se sono invece crisantemi, sia pure fuori stagione, per la maggioranza gialloverde si vedrà ben prima dei giorni dei morti, o di quando Salvini, all’inizio di questa curiosa crisi cominciata prima di essere formalmente aperta, avrebbe voluto mandare gli italiani alle urne per il rinnovo anticipato delle Camere. Dove “il capitano” leghista si vede e si sente molto sotto-rappresentato rispetto alle elezioni europee di poco meno di due mesi fa. Che sono stati vissuti da Salvini con molta sofferenza e indecisione, dietro l’apparenza delle sue sfide quotidiane dalle spiagge e dai palchi dei comizi.

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