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giustizia

Riforma Nordio della Giustizia? Tranquilli, Mattarella non è Scalfaro…

Commenti e reazioni alla riforma della Giustizia targata Nordio. I Graffi di Damato.

 

Niente da fare. Il povero Silvio Berlusconi si è fatto cremare come in una estrema, generosa pacificazione con gli avversari, pur avendo a suo tempo scherzato su quanto gli sarebbe potuta costare una tomba dove depositare il suo corpo per soli tre giorni, trascorsi i quali sarebbe risorto come Gesù, restituendo al Padre l’incubo di finire per diventargli il vice, e già i nemici sono tornati ad avvertirne la presenza. Una presenza naturalmente minacciosa come sempre, non inoffensiva secondo la rappresentazione dell’arcivescovo di Milano.

COME PROCEDE LA GIUSTIZIA DI NORDIO

Berlusconi “è già risorto”, come ha immaginato e titolato il solito, ossessionato Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, per fare la festa questa volta non allo Stato, i cui funerali sarebbero coincisi mercoledì pomeriggio col suo, ma più in particolare all’odiata Giustizia, con la maiuscola. Una festa che non sarà breve perché il governo di Giorgia Meloni e il Guardasigilli Carlo Nordio, lasciati in eredità dal Cavaliere all’Italia, procederanno per tappe. Ieri ne hanno affrontato solo la prima col disegno di legge finalizzato all’abolizione dell’abuso di fiducia, ad una limitata inappellaiblità delle assoluzioni e ad un uso, o abuso, meno facile del carcere preventivo e dello sputtamamento anche di persone estranee, o terze, ad un processo rivelandone intercettazioni privatissime e prive di ogni valore penale. “Giustizia è rifatta”, ha un po’ esagerato con soddisfazione Libero. “Segnali timidi ma importanti”, ha con più prudenza commentato l’avvocato Gian Domenico Caiazza sul Riformista.

“La giustizia”, al minuscolo, “di Silvio”, ha strillato Repubblica rincarando un po’ la dose col commento di Carlo Bonini titolato “una vendetta chiamata riforma”.

NORDIO, I MAGISTRATI E MATTARELLA

Naturalmente la partenza è bastata e avanzata per provocare quella che il Corriere della Sera ha definito “alta tensione” fra Nordio e magistrati. Ai quali il ministro ha ricordato che il loro compito è di applicare le leggi approvate liberamente dal Parlamento, senza giudicarle e tanto meno interferire in vario modo per scriverle al suo posto, come è stato tanto a lungo permesso.

Anche il Presidente della Repubblica, e del Consiglio Superiore della Magistratura, Sergio Mattarella, presente lo stesso Nordio, ha voluto cogliere l’occasione offertagli al Quirinale dall’incontro con le toghe di turno reduci dal tirocinio per esortarle, fra l’altro, alla “irreprensibilità e riservatezza dei comportanti individuali, così da evitare i rischi di apparire condizionabili o di parte” e sottrarsi alla tentazione di “personalismi, arroccamenti su posizioni precostituite, e soprattutto di “pericolosa percezione di voi stessi quali autorità morali”.

Sono per fortuna lontani i tempi in cui dal Quirinale il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro correva alle assemblee sindacali delle toghe per assicurarle che mai e poi mai, per esempio, avrebbe firmato una legge per la separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici, di cui già allora si parlava.

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