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Ricostruzione Libia

Ecco a chi fa gola la ricostruzione in Libia

La ricostruzione in Libia dopo il crollo del regime di Gheddafi fa gola a molti. Ecco quanto vale e chi sono le aziende interessate (anche italiane)

 

Affermare che il mercato relativo alla ricostruzione della Libia a seguito della caduta del regime di Gheddafi nel 2011 sia un mercato che fa gola a moltissime nazioni è un dato di fatto incontrovertibile.

Gli analisti internazionali hanno valutato in circa 111 miliardi di euro il valore che potrebbero avere le ricostruzioni da fare in Libia. Naturalmente la priorità spetterà alle infrastrutture aeroportuali, stradali e alle centrali elettriche ma esistono diversi problemi che in questo momento rendono molto difficile la situazione sia politica che economica in Libia. Da un lato le lotte intestine e politiche all’interno della compagnia nazionale libica e dall’altra le incertezze legate alle scadenze elettorali.

Nonostante ciò diverse sono le nazioni che grazie alla guerra che si è conclusa e grazie alla capacità di ritagliarsi – molto spesso a danno dell’Italia – sfere di influenza in Libia hanno già in animo di investire nel settore infrastrutturale. Stiamo alludendo alla Turchia, che può contare sulla grande rilevanza del consiglio turco per le relazioni economiche esterne sia grazie al suo presidente Murtaza Karanfil sia grazie al suo gruppo Karanfil Group nel settore degli impianti di calcestruzzo.

Anche nel settore delle infrastrutture elettriche la Turchia gioco un ruolo importante: basti pensare all’industria turca Enka che sta lavorando ad una centrale elettrica sita a ovest di Tripoli insieme alla tedesca Siemens Energy che in modo autonomo sta costruendo una centrale solare a Misurata. Naturalmente alcune di queste industrie sono legate a doppio mandato con il presidente Erdigan.Alludiamo in particolare alla società turca Rönesans Holding.

Accanto alla Turchia un ruolo tutt’altro che marginale è rivestito dalla Cina, grazie alle sue imprese come la China State Construction Engineering che intende investire a Bengasi per un totale di 2 miliardi di dollari insieme ad altre industrie che intendono investire nel settore importantissimo del petrolio.Alludiamo in modo particolare a tre grandi industrie cinesi e cioè alla National Pipeline Corporate, alla Sinopec Group e alla China National Offshore Oil Corporation.

Per quanto per quanto riguarda un altro player di grande importanza e cioè l’Egitto il suo principale scopo, nel settore della ricostruzione e nello specifico nel contesto dell’infrastrutture autostradali, è il progetto di un’autostrada di circa 500 km che collegherà Salloum a Bengasi, per una cifra record di 190,6 milioni di dollari.

Proprio nel settore delle infrastrutture autostradali l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante.Infatti l’Italia intende porre in essere un’autostrada costiera che sarà lunga circa 400 km in grado di collegare Musaid ad Al Marj, nel nord-est del paese per una valore di 963 milioni di euro ,progetto questo che era stato finanziato dal governo Berlusconi e firmato da Muammar Gheddafi nel 2008. L’impresa italiana che si farà carico di questo progetto è Salini Impregilo Group.

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