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Londra

Rich list Uk del Sunday Times, chi entra e chi esce. Tutti i nomi

Lord Blavatnik (Dazn) capeggia la rich list UK del Sunday Times. Tutti i dettagli nell'articolo di Daniele Meloni

Imprenditori dell’high tech, oligarchi russi, storiche famiglie dell’aristocrazia britannica: la “rich list” dei Sunday Times ha messo in fila gli uomini e le donne più ricche del Regno Unito. Una classifica – dal numero uno al numero 171 – che si è rinnovata anche in quest’anno di pandemia con diverse sorprese. La prima è che nel 2021 molte più persone sono diventate miliardarie rispetto agli anni precedenti: 24 in più rispetto al 2020. L’ammontare complessivo dei magnifici 171 è di 597 mila 269 miliardi di sterline. La pandemia ha creato nuove opportunità per i fashion retailers, i tycoon dei videogiochi e altri imprenditori nell’ambito delle tecnologie che hanno approfittato del lockdown – e dei bisogni a esso connessi – per incrementare il loro patrimonio. Allo stesso modo, la lista contiene diversi “unicorni”: start-up dei pagamenti online, quelle degli incontri virtuali e dei servizi telematici.

La pandemia ha spazzato via i retailers di high-street –basti pensare a Debenhams, che chiuderà i battenti dopo oltre 100 anni – e li ha rimpiazzati con i miliardari delle vendite online. Il pessimo anno di River Island ha causato una perdita consistente del patrimonio di Bernard Lewis, mentre la catena di negozi Peacocks è entrata in amministrazione controllata e il suo proprietario, Philip Day, è stato costretto a cedere il suo impero degli abiti Edinburgh Woollen Mill, uscendo per la prima volta da anni dalla lista. Stessa fine per Arcadia di Sir Philip Green.

A guadagnarci sono state gli online retailers come Asos e Boohoo della famiglia Kamani, che ha incrementato il suo patrimonio di 1 milione di sterline al giorno dall’inizio della pandemia. Così come non è andata male nemmeno a Farfetch la boutique online dell’anglo-portoghese Jose Neves, entrato per la prima volta nella rich list. Nel mondo delle proprietà immobiliari e delle tenute, si è segnalata la perdita di patrimonio delle famiglie tradizionali dell’aristocrazia britannica, le cui properties rimontano addietro nei secoli. Le grandi dinastie che hanno posseduto parti di Londra e della campagna UK come i Cadogan, i De Waldens e i Grosvenor hanno visto il valore dei loro possedimenti calare bruscamente. Il 30enne Duca di Westminster ha perso oltre 240 milioni di sterline in valore degli immobili di famiglia. Peggio è andata agli imprenditori dell’entertainment: il Really Useful Group di Andrew Lloyd Webber ha pagato il lockdown del West End, impattando anche sulle finanze dell’impresario del Fantasma dell’Opera, che ha dovuto ricontrattare i mutui della sua proprietà nell’Hampshire da quando la pandemia è iniziata.

Già. Ma chi c’è in testa alla lista dei ricconi? Per la seconda volta – dopo quella del 2015 – ecco Sir Leonard Blavatnik, il magnate di origini ucraine proprietario di media di fondi di investimento. In Italia è conosciuto come il patron di Dazn, ribattezzata la “Netflix dello sport”, ma è grazie ai suoi 23 miliardi di sterline – 7,2 in più rispetto al 2020 – che Blavatnik è il Paperone d’Inghilterra. La sua dimora londinese è a Kensington Palace Gardens e vale 200 milioni. Anche per un altro oligarca celebre in UK, Roman Abramovich, le cose non sono andate male: 12 miliardi di sterline di patrimonio, più 1,9 rispetto all’anno precedente. E le donne? La prima in classifica, all’ottavo posto, è Charlene de Carvalho-Heineken, proprietaria dell’impero del beverage che produce l’omonima birra e di Double Dutch Drinks, un’azienda olandese con sede a Londra, che produce tonici e mixer per i cocktail. Tra i neo-ricchi si segnala come new entry un altro russo, Denis Sverdlov, la cui Arrival – società che produce bus elettrici e van – vale 1,2 miliardi di sterline e ha portato il proprietario in lista al 26esimo posto con 6,1 miliardi di sterline.

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