skip to Main Content

Giorgetti

Renzi e Calenda coccolano le riforme istituzionali stile Meloni

Fatti, impressioni e commenti sugli incontri di Giorgia Meloni con i partiti di opposizione sulle riforme istituzionali. I Graffi di Damato.

 

Sarà pure stata “in salita”, come l’ha definita il Corriere della Sera titolando l’editoriale di Massimo Franco, per “il muro di Schlein” su cui ha preferito gridare Repubblica sintetizzando forse un pò troppo la posizione assunta dalla segretaria del Pd nel suo primo incontro con la presidente del Consiglio, ma la partenza del governo verso la promessa riforma costituzionale è avvenuta.

“Ascolto, ma vado avanti”, ha detto la stessa Giorgia Meloni, a conclusione del primo giro di incontri con le opposizioni. Neppure Repubblica ha potuto ignorare queste parole sotto il titolo di apertura dedicato al muro, ripeto, della Schlein. La quale considera altre le priorità del Paese, includendo tuttavia fra queste una riforma della legge elettorale destinata a incrociare in qualche modo quella della Costituzione, pur potendole bastare una legge ordinaria e non costituzionale. Tuttavia la segretaria del Pd non potrà sottrarsi nelle aule parlamentari al confronto quando il governo maturerà e avanzerà le sue proposte. Su cui una cosa si può già dire da ora: le opposizioni non saranno compatte.

IL TERZO POLO APRE A MELONI

Dal cosiddetto terzo polo sono già arrivate aperture al governo, sino a procurarsi l’accusa di volergli fare da “spalla”. Premierato o presidenzialismo che sarà, Cancellierato alla tedesca o cos’altro ancora, una riforma arriverà prima o poi al pettine del Parlamento in una legislatura che ha bruciato, se proprio vogliamo usare questo termine negativo, solo otto dei 70 mesi a sua disposizione, equivalenti alla durata quinquennale del mandato conferito dagli elettori ai senatori e ai deputati il 25 settembre scorso.

Un dato che nessun titolo polemico di giornale di oggi potrà cancellare, neppure la “falsa partenza” gridata dal Secolo XIX, dello stesso gruppo editoriale di Repubblica e della Stampa, dove peraltro l’ex direttore Marcello Sorgi ha scritto che “la premier adesso è più sola”; un dato, dicevo, che nessun titolo polemico o riduttivo potrà negare o cancellare è la decisione con la quale la Meloni ha voluto dettare davvero la sua agenda. E ciò anche a costo di ridimensionare per forza di cose la figura della ministra titolare, diciamo così, del tema delle riforme. Che è l’ex presidente del Senato e mancata presidente della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati, forzista di prima fila nella recentissima convention alla quale si è mostrato in camicia e giacca Silvio Berlusconi nei 21 minuti di messaggio televisivo registrato nella stanza dell’ospedale milanese dov’è ricoverato, per quanto in condizioni decisamente migliori dell’arrivo.

Più volte, nonostante la rappresentazione fattane come di una “Ducia” da Giuliano Ferrara sul Foglio, la Meloni si era vista dettare prima di ieri l’agenda da imprevisti, come la tragedia di Cutro per citare il più clamoroso.

Back To Top