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Londra

Immigrazione, tutto sull’accordo tra Johnson e il Ruanda

Cosa c'è nel piano Johnson-Patel sulla riallocazione degli immigrati irregolari in Ruanda. L'articolo di Daniele Meloni.

Fa discutere il piano immigrazione annunciato dal premier britannico Boris Johnson e dal Ministro dell’Interno Priti Patel. La riallocazione degli immigrati irregolari di sesso maschile in Ruanda – con un accordo tra il governo di Sua Maestà e quello ruandese per 120milioni di sterline – ha aperto la strada a una ridda di polemiche, con l’intervento, naturalmente, dell’opposizione, e delle ONG, ferocemente critiche nei confronti dell’esecutivo Tory. E fa discutere non meno l’arrivo, da ieri, della Royal Navy nella Manica per perlustrare le coste britanniche e occuparsi dei barconi che trasportano gli immigrati in UK.

Parlando in una conferenza stampa al Lydd Airport nel Kent, Johnson ha voluto rimarcare 3 punti:

1) la generosità degli inglesi non ha limiti, ma il peso dell’immigrazione illegale sulle finanze britanniche sì; il premier ha citato anche la storica ospitalità data in passato a ugonotti, ebrei oppositori dello zar in Russia e sudafricani in fuga dall’Africa orientale, rimarcando le sue origini di discendente da una famiglia di immigrati turchi;

2) il piano di ricollocare i migranti in Ruanda si occuperà degli immigrati arrivati sin dall’inizio del 2020 e sarà attivo nelle prossime settimane senza bisogno di alcuna modifica nella normativa esistente;

3) a proposito di legislazione, prosegue l’iter del Nationality and Borders Bill, tornato ai Comuni dopo l’esame della Camera dei Lords, una legge che permetterà per la prima volta di distinguere tra persone che arrivano in Uk legalmente e migranti economici.

Poche ore dopo l’annuncio di Johnson, Priti Patel si è recata a Kigali per firmare l’accordo con il Ministro degli Esteri ruandese, Vincent Biruta. Soddisfazione reciproca da entrambe le parti a quanto pare: il governo Tory dà attuazione alla promessa elettorale di risolvere il problema dell’immigrazione clandestina a poche settimane dal voto nelle amministrative che, secondo il Telegraph, potrebbe costare fino a 800 seggi nei consigli comunali al partito; per Kigali si tratta di presentare il nuovo volto efficiente del Ruanda e della sua capitale, trasformata dopo la guerra civile degli anni ’90, anche in attesa di presiedere il summit del Commonwealth nel prossimo mese di giugno.

Proprio il luogo del trasferimento dei richiedenti asilo ha destato scalpore. Se Labour, SNP e LibDems hanno parlato di “atto crudele” e “disumano”, i media e le ONG si sono soffermati sul record in termini di libertà di espressione e di rispetto dei diritti umani da parte del governo di Paul Kagame, ormai da quasi 30 anni leader indiscusso del paese, eroe della guerra degli anni ’90, in cui emerse come l’uomo della pace dopo i feroci massacri tribali che portarono tristemente il paese alla ribalta internazionale. Kagame è un personaggio molto discusso: guida il Ruanda con un mix di pugno di ferro (nei confronti degli oppositori) e con una serie di iniziative propagandistiche apprezzate anche in Occidente (è il caso della giornata mensile in cui tutti i cittadini si dedicano alla pulizia delle strade e dei luoghi pubblici del paese).

Patel e Johnson hanno affermato che il Ruanda è un modello riconosciuto globalmente per il trattamento e l’integrazione dei migranti e che questo è alla base della Migration Partnership – questo il nome dell’accordo – con Londra. In realtà, lo stesso Regno Unito aveva espresso in sede di Nazioni Unite una aspra condanna sulla “continua restrizione delle libertà civili e della libertà di stampa” in Ruanda non più tardi dello scorso anno. Un dato che è stato ribadito anche da Amnesty International UK.

Intervenuti agli schermi delle tv britanniche per difendere l’accordo, il capo della Policy Unit di Downing Street, il deputato Andrew Griffith, ha affermato che “le operazioni inizieranno a breve” e che così “si porrà fine al business della tratta di uomini”. Una figura peggiore ha fatto il Minister per l’Immigrazione – una sorta di sottosegretario dedicato alla materia all’interno del Foreign Office – Tom Pursglove, che ha dimostrato di non conoscere l’età media della popolazione ruandese e non ha saputo rispondere a una domanda sulla densità abitativa del paese, tra le più alte in Africa, in rapporto al numero di migranti che accoglierà.

Oltre alle 160 charity che si sono scagliate contro l’accordo, anche il costo e il successo dell’iniziativa è stata messa sotto torchio dai media. La BBC ha rimarcato come un simile schema in Australia sia costato 460 milioni di sterline nel 2021, per ricollocare solamente 239 persone. La stessa emittente ha poi sottolineato i legami tra il partito Tory e il Ruanda, con la nascita nel 2007 del Project Umubano, guidato dal parlamentare conservatore Andrew Mitchell, una charity che porta gli MPs ogni agosto a Kigali per insegnare ai locali a giocare al cricket e destinare fondi alle strutture destinate al gioco. Ora Johnson pensa di fare strike con questo accordo, che, nel suo intento, va a soddisfare le richieste del suo elettorato.

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