DE LUCA INATTENDIBILE?…
"La Campania ha dati incompleti e definiti in una nota dallo stesso Iss (Istituto superiore della sanità) «non attendibili», cioè che non fotografano correttamente la realtà, come ad esempio la pressione sugli ospedali che da giorni si avvicina ai massimi livelli". (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
IL CASO LOMBARDIA
"Lombardia «rossa» perché condannata dalla difficoltà a tracciare i casi, dal boom di ricoveri ormai sopra le soglie di allerta e dalla velocità del contagio (sempre l'R-t) ancora sopra l’1,5 (da scenario 4) anche se negli ultimi giorni è in netta discesa". (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
SCIENZA POLITICA
LA SCIENZA E LA POLITICA
"Forse, nell’evitare la zona rossa alla Campania, il governo ha tenuto conto delle misure aggiuntive decise dalla Regione, a partire dalla chiusura delle scuole" (fonte: Corsera) (ma quelle misure rientrano nei 21 indicatori?, boh)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
SCIENZA POLITICA
«Decisioni del genere – ha detto l'assessore alla Sanità della Puglia, Lopalco, commentando i "colori" delle regioni e l'ultimo Dpcm al programma di Rai1 “Oggi è un altro giorno” – non vengono prese solo su base scientifica ma anche secondo scelte politiche»
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
DATI MA NON TROPPO
DATI INCOMPLETI
"Il Veneto è tra le regioni “gialle” con riserva. La Liguria non è diventata già zona “arancione” perché i suoi dati non sono completi. La Campania nel monitoraggio viene richiamata per l’invio di molti dati incompleti, in particolare sui ricoveri". (fonte: Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
DATE I DATI
"C’è un problema di completezza, cioè mancanza di alcune voci, che riguarda cinque regioni: Abruzzo, Basilicata, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta. E poi un problema di stabilità della trasmissione, cioè alcune voci arrivano a singhiozzo". (Fonte: Corriere della Sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
INDICATORI OPZIONALI
"Sono 21 gli indicatori per valutare il livello di rischio. Alcuni sono comprensibili, come la % di occupazione dei posti in terapia intensiva. 5 sono opzionali, come quello sulla distribuzione delle check list nelle Rsa. Questo rende tutta l’operazione meno omogenea". (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 6, 2020
LO ZAMPINO DELLA ZAMPA
Nella cabina di regia Salute-Iss che ha stabilito numeri e criteri alla base dei "colori" delle regioni c'erano 3 rappresentanti regionali di cui uno della Lombardia, ha detto poco fa in tv il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
CONFERENZE SENZA CAPPELLI
Come nelle conf stampa di Borrelli della Protezione civile nella prima fase, anche oggi nella conf stampa dei vertici dell'Istituto superiore di sanità per spiegare numeri e criteri per i colori delle regioni manca la "copertura" politica: perché non c'è il ministro della Salute?
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
ALLEGRIAAA
A CACCIA DELLA TERAPIA https://t.co/Bv0VmLnTTt
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
COMMISSARIO?
Arcurite https://t.co/3wGxAI9G6d
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
ALGOCHE?
ISS, INDICATORI E ALGORITMO https://t.co/jaHreTQIDU
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
LUISSSSSSS
IL PROF. DOTTORI HA LASCIATO LA LUISS https://t.co/WltpevlmUJ
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 5, 2020
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BREVE ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI LORENZO SALVIA SUL CORRIERE DELLA SERA
Sono 21 gli indicatori utilizzati per valutare il livello di rischio. Alcuni sono comprensibili a tutti, come il numero di casi sintomatici o la percentuale di occupazione dei posti in terapia intensiva. Cinque sono opzionali, come quello sulla distribuzione delle check list nelle rsa. E già questo rende tutta l’operazione meno omogenea. Altri ancora sono più raffinati, come i casi di infezione non associati a catene di trasmissione note. Ma il più importante resta l’Rt, che indica la velocità di trasmissione del contagio. Per capire torniamo in Calabria. I dati usati dal governo per metterla nella zona rossa dicono che l’Rt era a 1,66. «Un valore molto alto anche se a prima vista la situazione poteva sembrare sotto controllo», spiega Giovanni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute.
I dati vengono trasmessi dalle Regioni alla Protezione civile. Poi vengono valutati dalla cabina di regia dove ci sono i ministri della Salute degli Affari regionali, e poi rappresentanti di Regioni, Province e Comuni. Il guaio è che in quelle tabelle ci sono troppi buchi. Anche se il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, dice di «escludere ogni ipotesi di dolo per costruire scenari più favorevoli». C’è un problema di completezza, cioè mancanza di alcune voci, che riguarda cinque regioni: Abruzzo, Basilicata, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta. E poi un problema di stabilità della trasmissione, cioè alcune voci arrivano a singhiozzo. E qui c’è di nuovo la Valle d’Aosta, che proprio per questo doppio guaio è finita nella zona rossa, e poi Campania, Sicilia, Marche e Friuli-Venezia Giulia. Il «ritardo di notifica della Campania» potrebbe portare a un aumento dei casi nei prossimi giorni. Ma forse, nell’evitare la zona rossa, il governo ha tenuto conto delle misure aggiuntive decise dalla Regione, a partire dalla chiusura delle scuole. Mentre per la Liguria si sospetta una parziale sottostima del Rt, che però il governatore Giovanni Toti respinge: «Avevamo chiesto un confronto prima della decisione, ne potevamo discutere lì». E poi ci sono zone grigie più sottili, come il caso del numero dei ricoverati all’ospedale di Cosenza: dato trasmesso 14, dato pubblicato 2.
In molti si sono lamentati del fatto che i 21 parametri non fossero stati spiegati. Sono stati fissati con un decreto del ministero della Salute il 30 aprile scorso. Ma sulla Gazzetta ufficiale di allora ci sono solo poche righe, «sono stati adottati i criteri relativi alle attività di monitoraggio…». Per trovarli bisognare cercare con pazienza sul sito del ministero della Salute. E qui ci sono anche gli algoritmi per la valutazione del rischio, che non è una volta per sempre. Il monitoraggio è settimanale, oggi dovrebbero arrivare i dati nuovi. Purtroppo è più facile scivolare verso il lockdown che non uscirne. «Se in una regione l’Rt scende da 2 a 1,8 — spiega Rezza con un esempio — è vero che le cose vanno meglio. Ma il virus corre ancora veloce e quindi bisogna restare prudenti». Se invece l’Rt passa da 1,3 a 1,6, siamo su livelli più bassi, ma il principio di precauzione suggerisce una stretta prima possibile. Anche se la cabina di regia valuta. Ma a decidere è poi il governo.