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Regionali, perché in Veneto si gioca la partita più importante

Che cosa succede nel centrodestra in vista delle Regionali. Il caso Veneto. La nota di Sacchi.

Che il complesso nodo delle candidature alle Regionali di autunno non poteva risolversi in un solo vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, come è avvenuto ieri, era abbastanza scontato. Nonostante la consegna del silenzio o la tecnica che si usa in politica di negare che si sia parlato della questione, è evidente, come sintetizza l’agenzia di stampa Agi, che la trattativa tra il premier Giorgia Meloni, presidente di FdI, e i suoi due vicepremier, leader dei partiti alleati, Lega e FI, Matteo Salvini e Antonio Tajani, con Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, sia stata avviata. Con già un appuntamento fissato, si dice, forse lunedì prossimo. Quindi, nessun rinvio ma l’inizio di un negoziato non facile, contrassegnato soprattutto dal difficile nodo del Veneto dopo Luca Zaia, interno al centrodestra per elezioni molto importanti sulle quali però forse si sta esercitando una enfasi eccessiva.

Un’enfasi caricata soprattutto dalle opposizioni di sinistra che partono nelle Regioni dove si vota (Toscana, Puglia, Campania, Marche, Veneto e Valle d’Aosta ) in vantaggio esprimendo tre governatori. In Campania, Puglia e la storicamente rossa Toscana il radicamento di potere del centrosinistra, maestro soprattutto a livello locale nel mettere insieme tutto e il contrario di tutto pur di non rinunciare alle storiche leve di comando, è profondo. E il centrodestra ha sempre avuto difficoltà a trovare leadership alternative in queste realtà. Cosa che continua a pesare come un deficit della coalizione, che non ha saputo mantenere per le sue divisioni interne il fortino rosso dell’Umbria, dopo averla espugnata nel 2019.

Allo stato attuale, comunque, è naturale che la sinistra abbia più chance di mantenere le Regioni che già da decenni governa. Sarebbe, dunque, esagerato e fuorviante se le opposizioni scambiassero l’eventuale vittoria per il mantenimento delle Regioni guidate già da ora per un biglietto d’ingresso a Palazzo Chigi alle Politiche del 2027 . Ma ciò non toglie che il centrodestra non può certo permettersi di perdere laddove già storicamente governa a cominciare dal Veneto. E attenzione va posta ovviamente anche sulle Marche.

Ma è il Veneto e la posta in gioco del dopo Zaia, che non potrà più ricandidarsi dopo che non si è sbloccata la possibilità di un terzo mandato a causa di divisioni interne alla maggioranza, al centro della trattativa del centrodestra. Con la consapevolezza che una Lista Zaia in campo, come lo stesso governatore leghista ha già ricordato, varrebbe oltre il 40-45 per cento. Sarebbe una lista con la capacità di attrarre, come è già avvenuto in passato, elettori anche ben oltre l’area di centrodestra.

Fioccano i retroscena sulla questione, con valzer di ruoli all’interno del governo per un eventuale ingresso di Zaia nella compagine governativa. Scenari che però sembrano improbabili e non trovano conferma. Una cosa però è certa, la Lega non sembra affatto disposta a cedere a FdI la candidatura nella Regione locomotiva del Nord Est e altamente simbolica per la sua storia. “Squadra che vince non si cambia”, ha ripetuto anche in questi giorni Salvini. Che ieri scherzando alla domanda dei cronisti su chi verrà candidato, ha risposto: “Io”. Salvini evidentemente scherzava ma non troppo. È stato anche questo un modo per sottolineare l’importanza che la Lega attribuisce al Veneto.

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