All’inizio ha detto “no”. Mario Draghi ha iniziato la presentazione del suo rapporto sul futuro della competitività europea con una confessione. “Quando mi è stato offerto questo compito, lo scorso settembre, all’inizio ho detto di no. Poi ho chiesto un po’ di tempo per pensarci prima di impegnarmi. L’offerta era difficile da rifiutare, ma la missione era colossale”.
LE CRITICHE DI DRAGHI ALLA COMMISSIONE VON DER LEYEN
Un anno dopo, ha prodotto un rapporto in due parti basato sulle sue riflessioni, nel quale riemergono alcune critiche sull’inerzia della Commissione, come quella del 6 ottobre 2022 durante il Vertice europeo informale di Praga, nel bel mezzo della crisi energetica, quando Draghi accusò Ursula von der Leyen di “deficit cognitivo” perché lenta a reagire e a prendere decisioni.
Questa critica si è sentita anche ieri quando ha insistito sulla necessità di prendere decisioni in tempi rapidi. E si è rivisto il leader disilluso quando ha presentato l’ammontare degli investimenti – 800 miliardi di euro in più all’anno per evitare il declino sociale, economico e ambientale – e gli strumenti per finanziarli.
Lui, l’ex presidente della Banca Centrale Europea, diventato famoso con il “whatever it takes” per salvare l’euro, lo ha detto senza mezzi termini. Avremo bisogno di un debito comune. Von der Leyen ha rifiutato ancora una volta di affrontare l’ostacolo. Si è rifugiata dietro i contributi nazionali e le nuove risorse proprie, che finora si sono rivelate impossibili da reperire. “Tutto dipende dalla volontà degli Stati membri di contribuire”, ha commentato l’ex premier italiano, che conosce bene le posizioni dei paesi “frugali”, che si rifiutano di aumentare i loro contributi al bilancio dell’Ue.
“Credo che nessuno meglio di te, caro Mario, fosse in grado di condurre un’analisi approfondita della competitività dell’Europa – e di come migliorarla”, ha detto von der Leyen introducendo il rapporto. E forse nessuno era meglio di Draghi per mettere in pratica le sue raccomandazioni.
IL RAPPORTO DRAGHI VISTO DAI GRUPPI AL PARLAMENTO EUROPEO
I gruppi al Parlamento europeo hanno accolto positivamente il rapporto presentato ieri da Mario Draghi. Ciascuno ha scelto di rivendicare alcuni elementi del lungo documento, dimenticando le raccomandazioni che non piacciono.
“Il rapporto Draghi vuole giustamente spostare la nostra attenzione sull’innovazione e sulla creazione di ricchezza. Dobbiamo ridurre seriamente l’onere normativo per le aziende europee, non le regole che devono rispettare”, ha detto Andrea Schwab, coordinatore del PPE per il mercato unico.
“Siamo lieti di vedere alcune delle priorità del Gruppo dei Socialisti&Democratici nel rapporto, come la decarbonizzazione dell’economia dell’Ue e la necessità di una strategia industriale verde; l’impegno con i valori europei come l’uguaglianza sociale, l’equità e i servizi pubblici di qualità; e infine, la richiesta di finanziamenti comuni dell’UE per colmare il divario di investimenti e il finanziamento necessario per la transizione giusta, verde e digitale”, ha detto la presidente socialista, Iratxe Garcia Perez.
“Accogliamo con favore il fatto che il rapporto Draghi riconosca che competitività e decarbonizzazione sono due facce della stessa medaglia”, ha detto la Verde Terry Reintke.
L’ENDORSEMENT (PIÙ O MENO) DI ELON MUSK
Anche Elon Musk ha fatto il suo endorsement parziale. “La critica di Mario Draghi è corretta. Una revisione approfondita della normativa UE volta ad eliminare le regole inutili e semplificare le attività in Europa rivitalizzerebbe la crescita e rafforzerebbe la competitività”, ha detto Musk.