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Stati Uniti Cina

Come l’America ha risposto all’Isis-K in Afghanistan

Il corsivo di Giuseppe Gagliano

 

Quelle strane incongruenze…

Nonostante le truppe americane si stiano ritirando da Kabul senza una reale pianificazione operativa e nonostante il fatto che i francesi – come scritto da Start Magazine – avessero già provveduto all’evacuazione a due soli giorni dall’attentato terroristico fatto e rivendicato dall’Isis-K, gli Stati Uniti hanno lanciato un raid aereo attraverso un drone contro uno di coloro che avrebbe pianificato l’attentato all’aeroporto di Kabul, nel quale sono stati uccisi 13 soldati americani e circa 175 civili afghani.

La rappresaglia è stata fortemente voluta dal presidente Biden, che ha dichiarato: ”Ho anche ordinato ai comandanti di sviluppare piani operativi per colpire le risorse chiave, la leadership e le strutture dello Stato Islamico. Risponderemo con forza e precisione nel momento e nel luogo che sceglieremo”.

Il coordinamento è stato fatto dal Central Command, mentre l’ordine di eliminazione è stato impartito direttamente dal Segretario della Difesa, Austin. Superfluo sottolineare non solo l’efficienza – anzi potremmo dire la spietata efficienza – e la rapidità con la quale questa ritorsione è stata posta in essere. Ma è proprio la rapidità e l’efficienza di questa risposta americana a lasciare molto perplessi, considerando quanto è successo in queste settimane a causa dell’affrettato ritiro americano da Kabul.

L’Isis-K, nato il 26 gennaio del 2015, è coordinato da Shahab al-Muhajir e i membri di questa organizzazione terroristica provengono dalla etnia Pashtun. Sotto il profilo geografico quest’organizzazione è particolarmente ramificata nelle province di Konar e Nangarhar. Il termine K posto accanto a Isis si riferisce alla regione storica afghana nota come Khorasan, posta tra l’Iran orientale e il Turkmenistan meridionale.

È evidente che dal punto di vista politico questa organizzazione mira a screditare i talebani e a sostituirli nel controllo politico dell’Afghanistan recidendo – almeno sul piano della propaganda – ogni legame sia con gli Stati Uniti che con la Cina.

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