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Movimento

Rabbia, paura e identità. Ecco i veri sentimenti del popolo 5 Stelle. Report Sociometrica (con l’intelligenza artificiale)

Estratto del sentiment paper "Cinquestelle: rabbia, paura e identità" curato da Sociometrica con l’intelligenza artificiale di Expert System. L'analisi di Antonio Preiti

Premessa:

Nota dedicata all’ascolto degli elettori del Movimento Cinquestelle realizzato sulla base dei loro commenti ai post del capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, pubblicati su Facebook.

Alcune specifiche di base:

• I giorni d’analisi considerati sono dal 22 agosto al 7 settembre. Dato che la congiuntura politica in questo momento è velocissima, è importante capire quale periodo è messo sotto esame. Sostanzialmente sono i giorni che comprendono la maturazione dell’accordo con il Pd, il voto su Rousseau, fino al giuramento del nuovo governo e i primissimi atti di Di Maio quale Ministro degli Esteri;

• La fonte è la pagina pubblica dell’on. Luigi Di Maio su Facebook;

• Quello di cui qui si parla sono gli “insight”, cioè le proposizioni, i sentimenti, le tendenze, la cui valutazione quantitativa è un’indicazione di massima. L’analisi
semantica va a cogliere nel profondo alcune valutazioni, idee, emozioni che sarebbe molto difficile ottenere con il tradizionale sondaggio sulle preferenze elettorali.

La tecnologia applicata a questo lavoro (fornita da Expert System) consiste nella lettura automatica dei commenti ai post, attraverso un’applicazione dell’intelligenza artificiale, nella loro “riduzione” a concetti essenziali (di chi e cosa si parla, e come se ne parla) e nell’estrazione per ciascuno di essi del sentimento (o dei sentimenti) che si evincono, esplicitamente o implicitamente dal testo. La gamma dei sentimenti è molto ampia e la sua tassonomia ne comprende fino a 80.

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ESTRATTO DELLA PARTE FINALE DEL PAPER

L’analisi svolta da Sociometrica con l’intelligenza artificiale di Expert System ci permette di indagare le emozioni del popolo dei Cinquestelle in riferimento all’accordo di governo con il Partito Democratico.

Oggi le emozioni sono il movente principale dei comportamenti politici. Non c’è qui il modo di esplicitare i riferimenti teorici e interpretativi rispetto a questa tesi, ma la volatilità del voto, il peso simbolico di alcuni eventi e la stessa liquidità delle posizioni politiche sono pietre angolari a favore di questa tesi.

Al di là dei riferimenti di carattere generale, è importante capire come l’accordo di governo è visto dai simpatizzanti del Movimento Cinquestelle, attraverso una “deep analysis” e non soltanto attraverso un sì o un no general-generici, che possono nascondere una varietà e intensità di argomentazioni molto differenti fra loro e che, senza la loro comprensione, la stessa interpretazione delle vicende politiche e dell’azione conseguente ne verrebbero svantaggiate.

La grande qualità dell’analisi semantica non è semplicemente quella di estrarre un giudizio (favorevole o contrario) rispetto a una singola decisione politica (in questo caso l’accordo M5S-PD visto dal lato M5S), ma di estrarre una mappa dettagliata dei sentimenti che sono correlati all’evento. I sentimenti in qualche modo e prima o dopo si costituiscono come opinione politica esplicita e coerente. Qui le vediamo allo stato nascente.

Per altro, l’opinione pubblica generale, data la velocità con cui sono svolti gli eventi, il cambiamento radicale che si è realizzato e il tempo speciale in cui si è realizzato (agosto) non hanno ancora formato opinioni stabili sugli eventi e lo si è visto attraverso la contraddittorietà degli esiti di alcuni sondaggi sulle preferenze elettorali. Le emozioni hanno bisogno di sedimentare prima di diventare opinioni politiche esplicite di cui si abbia un minimo di consapevolezza.

In prima battuta, cioè nel momento estremamente ravvicinato degli eventi, spesso la mera appartenenza a un partito guida gli orientamenti; poi le cose si fanno più mediate, non appena sono coinvolte anche le persone che seguono meno la politica, che rappresentano la grande maggioranza della popolazione. Veniamo perciò alle emozioni, che rappresentano l’elemento predittivo dei comportamenti e delle opinioni.

Il sentimento prevalente nell’universo degli elettori e dei simpatizzanti del Movimento Cinquestelle è la rabbia. Questo sentimento è rivolto verso Matteo Salvini, responsabile – ai loro occhi – di aver rotto il patto politico del governo precedente. La rabbia è il sentimento di maggioranza relativa all’interno del mondo Cinquestelle.

L’ampiezza del quadrato della mappa indica il suo peso specifico dell’insieme dei sentimenti. Si tratta di un numero percentuale molto preciso (il totale della mappa fa 100); ma, per evitare ambiguità, e misunderstanding, non lo si esplicita in tabella. Qui l’insieme di riferimento è il totale delle emozioni espresse, non il totale degli elettori: cioè analizziamo il totale dell’oggetto, non del soggetto. Per essere più chiari ancora: non è un sondaggio su tutti gli elettori dei Cinquestelle, con domande programmate e risposte conseguenti. Qui sono analizzate le voci, perciò le emozioni, le opinioni di quanti fanno riferimento alla pagina di Luigi Di Maio, che è il capo politico del Movimento, perciò, fatto 100 l’insieme delle emozioni espresse (l’insieme della mappa), la maggioranza relativa (il rettangolo più grande) è rappresentata dalla rabbia.

GLI ALTRI SENTIMENTI

Dopo la rabbia, emergono altri cinque sentimenti: la paura, la delusione, il successo (o cinismo), la fiducia e la vergogna. Vediamo di esplicitarli meglio e di descriverli. Siamo nella semantica e non nella matematica; siamo nella interpretazione dei sentimenti collettivi e non nel conteggio dei voti; perciò la nostra è l’interpretazione migliore, quella che ci pare più corretta e che ci viene dettata dai risultati dell’intelligenza artificiale applicata alla materia della classificazione dei sentimenti delle persone, non l’unica ovviamente.

LA PAURA

La paura ha tante componenti: “se votiamo, finiremo sconfitti” o altrimenti, “l’alleanza con il PD ci farà perdere”; o ancora, “abbiamo paura di perdere la nostra identità” o ancora, “che fine fanno i nostri provvedimenti” e così via. Paura rispetto all’identità, perduta o per il rischio di perderla, si direbbe. La delusione è in gran parte rivolta a sé stessi, nel senso di dire “siamo delusi di trovarci costretti ad allearci con il PD” o anche “siamo delusi dei nostri dirigenti” e, soprattutto, delusi dell’alleanza con la Lega. Il sentimento di delusione è abbastanza trasversale, nel senso che si trova sia tra chi condivide l’accordo con il PD, sia tra quelli che lo contrastano, seppure sia più presente in quest’ultima area che nella prima.

LE ALLEANZE

C’è una parte di sentimenti che è difficile raggruppare sotto un solo nome, anche se indubbiamente il filo che li lega è il medesimo. Si potrebbe dire che sia il sentimento di avere (o mantenere) il successo, ad esempio portare a compimento il programma, restare al governo, difendere le leggi approvate come quelle del reddito di cittadinanza. Può anche essere definito in qualche modo un sentimento “cinico”, quando per la primazia del programma si afferma l’indifferenza o l’equivalenza delle alleanze.

SENTIMENTO IN POSITIVO

Questo sentimento ha molte sfaccettature: dalla rivendicazione del programma come negazione della tradizionale opposizione sinistra/destra alla semplice arte di sopravvivere, di fronte a un esito elettorale che si teme negativo. Alla fine però, sia pure nella speciale considerazione della primazia del programma, questo è il sentimento (in positivo) che tiene banco, perché i primi due o hanno un carattere negativo (la rabbia verso Salvini) o di difesa (la paura che il Movimento si spacchi o scompaia).

FIDUCIA E VERGOGNA

Al quarto e al quinto posto ci sono due sentimenti molto ben distinti: la fiducia e la vergogna. Il primo è forse l’unico che in qualche modo mostra ottimismo e segnala una qualche felicità, perché si fonda sulla fiducia nel Movimento. Coloro che nutrono questo sentimento sembrano dire: ci fidiamo del Movimento e dei nostri dirigenti, se hanno pensato che l’alleanza con il PD può essere utile, allora lo sarà. Di tutti i sentimenti presenti è l’unico che guarda con speranza al futuro in maniera aperta e senza troppe contraddizioni o argomenti controversi. Di pari peso è un sentimento estremo, quella della vergogna, che si sostanzia essenzialmente nel “tradimento” dei propri valori conseguenti o dovuti all’alleanza con il PD. Questa parte sembra nutrire un rancore nettissimo verso il Movimento. Non è la parte maggioritaria, perché si colloca al quinto posto, ma ha il suo peso.

L’ARMA DEL PROGRAMMA

Abbiamo dedicato questa nota alla comprensione degli umori, dei sentimenti e delle ragioni della base del Movimento Cinquestelle focalizzando l’attenzione sul capo politico Luigi Di Maio. Questa nota analizza il flusso su facebook della pagina di Luigi Di Maio, capo politico del M5S, dal 22 agosto al 7 settembre I sentimenti sono l’anima della politica, quelli che muovono le persone, che le fanno intervenire, partecipare, votare. I sentimenti sono anche la novità della politica perché sono il fondamento della sua versione emozionale, quella che prevale in questo momento storico.

I sentimenti sono predittivi, perché compaiono come intuizione, fastidio o passione, e poi si trasformano in comportamenti politici molto ben distinti. Una volta che sono comportamenti politici è difficile spostarli.

Il flusso di emozioni collettive è quello che oggi alimenta la politica per come la conosciamo e che sono alla base anche della sua notevole fluidità; quando la politica rispecchiava le ideologie queste, per definizione, cambiavano molto lentamente, ma quando rispecchia le emozioni cambia velocemente, anche se non è facile cambiare una emozione. Però è un gioco più grande, più ampio, più coinvolgente di quello promesso dalla “razionalità politica”.

Come che sia, è fondamentale, per comprendere oggi la politica, immergersi nel flusso delle emozioni, trovarne le radici, avvertirne le conseguenze e capire ciò che li nutre. In questo caso la fotografia (ma sarebbe importante avere l’intero film) comprende i sentimenti e le emozioni dei simpatizzanti del Movimento Cinquestelle nei dieci giorni che hanno portato alla formazione del nuovo governo con il quale il Movimento è passato dall’alleanza con la Lega a quello con il PD.

La mappa delle emozioni presenta dei quadrati e a ciascuno di essi corrisponde l’intensità di un singolo sentimento: abbiamo quello consistente che si riferisce alla “fiducia” e uno più piccolo relativo alla “speranza”, mentre prevale il rettangolo della “rabbia”. Le ragioni sono dettate da una grande semplificazione: alla base delle emozioni non c’è la politica così come la conosciamo, con il suo linguaggio e i suoi punti di riferimento, ma la successione di emozioni che si delineano come blocchi emozionali che determinano i comportamenti politici. Il primo blocco ha per protagonista la rabbia di questo elettorato verso Salvini che ha “tradito” il patto di governo. Questo sentimento è pervasivo nella prima parte del periodo qui analizzato, poi si stempera, ma rimane comunque alla base del complessivo sentimento del popolo che fa riferimento ai Cinquestelle.

L’alleanza con il Pd non è vista esattamente e principalmente come un’alleanza, ma come uno stato di necessità, o per evitare un male maggiore (la possibilità che il movimento si frantumi o che le elezioni anticipate ne determini la scomparsa o la sua derubricazione a fenomeno effimero).

La narrazione vincente è quella di un Movimento fondato sul “programma”, che poi sono i 10 punti (diventati 20) “accettati” dal PD. L’idea che il Movimento esista non come soggetto politico, ma cose soggetto esecutore di un programma “popolare” si è rivelata vincente, perché ha permesso di motivare sia il cambio dell’alleanza sia l’opposizione a nuove elezioni, che naturalmente avrebbe interrotto l’opera di governo.

La narrazione perdente, sebbene maggioritaria all’inizio della crisi (e rimasta tale fino alla consultazione di Rousseau), ha un carattere eminentemente identitario: paura di perdere e paura di perdersi, alleandosi con il “nemico”. La narrazione che ha portato poi alla formazione del governo ha avuto la meglio quando ha giocato soprattutto sul principio (e l’obiettivo) della “continuità”, di cui la conferma di Conte alla Presidenza del Consiglio è l’elemento più evidente. Il combinato disposto dell’ideologia secondo cui il programma è più importante della “politica” e che la continuità è assicurata dalle presenze al 20 governo, ha permesso a questa narrazione di prevalere, prima di misura e poi più nettamente.

La discussione è comunque molto aperta e sarà interessante vederne gli sviluppi e capire l’esito della grande varietà di emozioni presente (anche contrapposte) che, proprio perché non sono ideologiche, hanno una congenita imprevedibilità; in questo quadro la cognizione dei sentimenti è il miglior elemento predittivo oggi disponibile.

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