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woody allen

Quel genio di Woody Allen

Il Bloc Notes di Michele Magno

Chi scrive Woody Allen se lo tiene stretto. La fortuna sembrava avergli voltato le spalle, è vero. Lo stesso New York Times, che poi ha denunciato l’ostracismo nei suoi confronti, in passato non era stato tenero con alcuni dei suoi film migliori, su cui pesava il sospetto di una equivoca moralità nella vita privata. È come dire che “Emile” non è uno straordinario trattato di pedagogia perché Jean-Jacques Rousseau mise i suoi figli in orfanotrofio. Ancora prima era entrato nel mirino del New Yorker, icona della cultura cosmopolita americana, perché sfasciafamiglie e tendenzialmente pedofilo. Eppure la stessa rivista aveva ospitato una memorabile gag sugli sviluppi della fisica moderna assai apprezzata dai suoi lettori.

In questo divertissement il grande regista si mostra sollevato dopo aver scoperto che la scienza ha una risposta per ogni domanda. Ora sa che il motivo per cui ci mette sempre di più a ritrovare le cose è l’espansione dell’universo. Come sa che se il tempo gli passa più velocemente in barca che a riva, soprattutto in compagnia di una bella donna, è a causa del rallentamento degli orologi in moto. O che, se l’ascensore va all’ultimo piano quando schiaccia il pulsante per il piano terra, è perché alto e basso sono concetti relativi.

Gli sculettamenti della sua nuova segretaria, inoltre, gli confermano che la materia ha una natura duale, di onda oltre che di particella. L’attrazione del suo campo gravitazionale gli fa immediatamente vibrare le stringhe, e i bosoni di lui vorrebbero scontrarsi con i gluoni di lei. Non gli dispiacerebbe un bell’effetto tunnel, o una caduta nel suo buco nero, ma il principio di indeterminazione gli impedisce di sapere esattamente dove si trova la signorina e qual è la sua velocità. Mentre lui le parla, lei si chiude in se stessa come uno spazio di Calabi-Yau, e il tentativo di baciarle i neutrini provoca una clamorosa rottura dello spazio-tempo, nell’imbarazzo generale.

 

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“La vita dovrebbe essere vissuta al contrario” (poesia in prosa)

“Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato.

Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno.

Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio.

Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono.

Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.

Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare.

Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè.

Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene.

Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni.

E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo”.

Insomma, quel genio di Woody Allen.

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