Donald Trump ha scelto l’uomo dei dazi, ossia il nuovo Segretario al Commercio, che sarà il presidente e Ceo della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald nonché gran sostenitore delle criptovalute, Howard Lutnick.
L’ANNUNCIO DI TRUMP SU LUTNICK
Ad annunciare la nomina è stato lo stesso Trump nella sua piattaforma Truth Social, dove ha scritto che Lutnick “guiderà la nostra agenda sui dazi e il commercio, con responsabilità aggiuntive per l’Ufficio del Rappresentante al Commercio”.
Il designato ha risposto subito dopo su X: “Grazie presidente Trump per la sua fiducia in me per aiutare a rendere l’America di nuovo grande”.
CHI E’ LUTNICK
Originario di Long Island, Lutnick è in Cantor Fitzgerald dal lontano 1983, diventandone ceo e presidente otto anni dopo, ed è un amico di vecchia data di Trump, tanto da, ricorda l’Associated Press, essere apparso una volta nel reality show del tycoon The Apprentice.
Lutnick gestisce anche l’agenzia di brokeraggio BGC Group ed è il presidente di Newmark Group, una società immobiliare, oltre che di FMX, una piattaforma gestita da alcune tra le più grandi banche e dai maggiori trader di Wall Street.
LE MIRE DI LUTNICK
Da copresidente del team per la transizione di Trump, Lutnick sperava in realtà di diventare Segretario al Tesoro e si era guadagnato il sostegno nientemeno che di Elon Musk.
Ma il tycoon – secondo indiscrezioni di Axios – non era soddisfatto né di Lutnick né del suo principale contendente, il manager Scott Bessent, che avevano ingaggiato una vera e propria lotta ai coltelli, come l’ha definita il New York Times, per aggiudicarsi il posto.
Malignamente, i reporter di Cnn Christen Holmes e Jake Tapper, in una trasmissione televisiva, hanno detto che la scelta di Lutnick come Segretario al Commercio è un “premio di consolazione”.
LA CARRIERA DI LUTNICK
La carriera di uomo d’affari di Lutnick conosce una svolta il giorno degli attentati dell’11 settembre 2001. Gli uffici di Cantor Fitzgerald si trovavano infatti nella Torre Nord del World Trade Center dove centinaia di impiegati, incluso il fratello di Lutnick, trovarono la morte.
Da allora ogni anno il presidente organizza un evento per la raccolta fondi per le famiglie dei sopravvissuti cui partecipano celebrità e atleti famosi.
Recentemente Lutnick ha spiegato al Wall Street Journal che quei lontani fatti lo rendono particolarmente adatto per un incarico all’interno della nuova amministrazione, essendo lui stato costretto a seguire una maxi campagna per la selezione di centinaia di nuovi impiegati in sostituzione di quelli deceduti l’11 settembre.
IL TRUMPISMO
Nonostante la tradizione di inondare di denaro le campagne elettorali di ambedue i partiti, inclusa una donazione a Kamala Harris quando questa si candidò al Senato, questa volta Lutnick si è schierato apertamente per Trump divenendo una delle voci più influenti della sua agenda economica, incluso il piano di introdurre nuovi dazi che molto preoccupano gli imprenditori americani.
DAZI OK MA…
Parlando con il New York Times, Lutnick sintetizzò così la sua filosofia: “Non tassiamo la nostra gente. Facciamo soldi invece. Mettiamo dazi alla Cina e incassiamo 400 miliardi di dollari”.
In un’intervista rilasciata a settembre disse che “i dazi sono uno strumento straordinario da usare per il presidente: abbiamo bisogno di proteggere i lavoratori americani”.
Eppure qualche settimana fa in un’intervista a Cnbc il neosegretario aveva riconosciuto gli effetti inflattivi dei dazi. In particolare aveva chiarito che i prezzi più alti sulle importazioni avrebbero spinto i consumatori a comprare alternative made in Usa, notando tuttavia che la strategia era destinata al fallimento per i beni che l’America non produce in casa.
“Se non produci quel particolare bene”, ha detto Lutnick a Cnbc, “il prezzo salirà”.