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Quanto gongola Mosca per la fine del governo Draghi?

L'intervento di Francesco Provinciali

 

Ci sono almeno tre evidenze che si impongono al di sopra di ogni ragionevole dubbio nella bieca, crudele e spietata resa dei conti andata in scena al Senato. Senza contare le lunghe tribolazioni dei giorni scorsi, uno spettacolo veramente indegno e indecoroso orchestrato in modo maldestro ma distruttivo da chi ha voluto – costi quel che costi – questa crisi di governo rovente di una torrida mezza estate.

La prima riguarda il merito.

Innanzitutto la pervicacia e l’alterigia degli aut-aut, chi più chi meno, i partiti hanno inscenato una indegna gazzarra su primazie, veti, preclusioni, anteponendo i propri interessi di una campagna elettorale iniziata con un colpo di mano, al bene del Paese. Fino a votare contro il Governo di cui facevano parte.

Da anni i partiti politici non sono il sale della democrazia ma gli esecutori di trame che farebbero impallidire Machiavelli e i Borgia, ponendosi senza remore etiche ai margini del rispetto delle istituzioni e del popolo italiano. Un tempo si poneva la questione morale, ora non fa più parte dell’agenda dei buoni comportamenti. In questo senso si annidano come una cancrena nelle istituzioni veri e propri traditori della Storia e della Patria: i politici dovrebbero avere una visione diacronica dello Stato, dal Risorgimento alla Resistenza, alla Costituzione. Molti di loro non si capacitano neppure del significato di queste parole.

La seconda si riconduce al metodo: una riedizione 4.0 dei torbidi che hanno sempre inquinato la storia dell’uomo laddove hanno prevalso gli interessi personali, le ambizioni smodate, la presunzione di essere l’ombelico dell’universo politico, in ogni contesto, trattativa, persino nel formulare drammatici ultimatum.

Mario Draghi è uomo di esperienza internazionale, possiede un curriculum senza eguali, ha dimostrato di governare la politica monetaria europea in modo magistrale, ha espresso doti di competenza tecnica e politica di prim’ordine, intuizioni vincenti, anche nella contingenza epocale della guerra in Ucraina ha saputo porsi come interlocutore non solo italiano ma del mondo libero e occidentale.

E’ paradossale che la dissoluzione per implosione del Movimento 5S lo abbia condizionato al punto da aprire una crisi deflagrante: ciò sta portando il “grillismo” alla dissoluzione ma il conto lo paga il Paese.

I toni ultimativi e minacciosi non si addicono a una compagine che ha nello stesso Governo che vuole affossare suoi rappresentanti. Che esprime anime sideralmente lontane tra loro. Che ci lascia errori e scelte sbagliate compiute proprio dai Governi a guida Conte, basti pensare al reddito di cittadinanza e al Memorandum della via della seta. Dovevano aprire il parlamento come una scatola di sardine, ne saranno espunti fino a lasciare un marginale ricordo del loro passaggio. In cauda venenum si aggiunge anche la Lega con le rivendicazioni dell’ultima ora.

La terza evidenza è intuitiva ma qualcuno – a cominciare dal Copasir – dovrebbe approfondirla. Si riferisce alle ingerenze e alla disinformazione pilotate dalla Russia in Europa e in Italia in particolare: siamo un Paese ad alto tasso di penetrazione, che subisce e metabolizza menzogne, distorsioni e pesanti giudizi indebiti.

Repubblica online – nella rendicontazione di una giornata caratterizzata dalla tensione altissima in Senato, dopo il discorso di Draghi che ha proposto un nuovo patto di lealtà alle forze politiche – ha tra l’altro riportato questo commento di Mosca rivolto all’Italia: “Cerchi la causa della crisi nei suoi errori”.

“I politici europei dovrebbero cercare le cause delle crisi interne nei loro “errori” e nella “mancanza di professionalità”. Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un commento – precisa l’agenzia di stampa Tass – riferito alle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Consigliamo ai politici europei di cercare le cause delle loro crisi interne nei loro errori e nella mancanza di professionalità, le cui conseguenze sociali ed economiche sono sempre più avvertite dai cittadini comuni dei Paesi dell’Ue”, ha sostenuto Zakharova. Secondo la portavoce, Di Maio continua a cercare le cause esterne dei problemi politici interni dell’Italia. “Noi stessi siamo sbalorditi dalla potenza della diplomazia russa, stando a quanto suggeriscono i media italiani. Si scopre che i nostri ambasciatori possono cambiare i governi con un paio di chiamate”, ha sottolineato. Non è necessario consultare i manuali di psicanalisi per capire che il messaggio contiene un avvertimento esplicito niente affatto garbato.

Come mai Mosca segue così da vicino le crisi che stanno attraversando i governi europei? Perché non nasconde la speranza che si realizzi un ribaltamento nella guida dei Paesi, come auspicato dal portavoce Peskov: “La crisi è un affare interno all’Italia… ma si auspica un governo non asservito agli USA”.

Il mondo ci scruta con stupore, abbiamo il miglior leader possibile e lo mettiamo in croce. Mi viene in mente un giudizio di Charles De Gaulle, pesante e irriverente ma spesso avvalorato dai fatti e dai comportamenti umani: “l’Italia non è un Paese povero ma un povero Paese”. A volte mi riesce difficile conservare l’orgoglio di essere italiano.

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